La transizione energetica, lo sviluppo sostenibile, il sostegno all’autoproduzione e le sfide del futuro sono stati alcuni degli argomenti che sono stati affrontati nella 20esima edizione nazionale della “Energy and Transition School” di Confartigianato Imprese Sostenibili, svoltasi a Chia in Sardegna.
Nella tre giorni, che ha visto oltre 300 partecipanti lavorare e ragionare sul tema, il confronto si è alternato nelle relazioni e negli interventi dei politici, dei tecnici, e degli esperti della materia e dei responsabili degli sportelli per l’energia di Confartigianato della Sardegna e del resto d’Italia.
Conclusa a Chia la 20esima edizione nazionale della “Energy and Transition School” di Confartigianato Imprese Sostenibili
L’evento è stato anche l’occasione per lanciare l’allarme sui danni economici causati da eventi meteorologici estremi. L’Italia, infatti, è al primo posto tra i 27 Paesi dell’Unione Europea: nel decennio 2013-2022 hanno raggiunto la cifra di 50 miliardi di euro, con una media annua di 5 miliardi di euro. Con un impatto di 284 euro per abitante nel 2022, il nostro Paese supera di gran lunga la media UE di 117 euro pro capite. Questo significa che ogni cittadino italiano sopporta un peso economico 2,4 volte maggiore rispetto alla media europea.
Poi il focus sul caro-energia che pesa sulla competitività delle imprese italiane. Lo scorso anno le nostre Pmi hanno pagato l’elettricità il 9,9% in più rispetto alla media Ue e, nel biennio 2022-2023, questo gap di prezzo si è tradotto in 11,8 miliardi di euro di maggiori costi rispetto ai competitor europei. Secondo il rapporto di Confartigianato, la bolletta elettrica delle aziende italiane è tra le più costose d’Europa. Con un prezzo netto medio di 28,44 centesimi/Euro per kWh, siamo al 5° posto tra i paesi dell’Unione Economica e Monetaria (UEM). Paghiamo il 10,1% in più rispetto alla Francia, il 13,4% in più della Germania e il 44,4% in più rispetto alla Spagna. In Sardegna tra il 2022 e il 2023 il extracosto per le PMI è cresciuto di 260milioni di euro.
Lo studio sulla carenza di personale specializzato ha poi dimostrato la frenata della transizione green delle aziende anche in Europa. Infatti il 38,9% delle Pmi dell’Ue indica che la scarsità di competenze green impedisce all’impresa di essere più sostenibile per l’ambiente, con un’accentuazione per Francia (44,9%) e Italia (42,9%) rispetto a Germania (39,4%) e Spagna (34,8%). E proprio in Italia, lo scorso anno i piccoli imprenditori non sono riusciti a trovare il 51,9% di 1.596.220 lavoratori esperti di risparmio energetico e di riduzione dell’impatto ambientale di cui prevedevano l’assunzione. In Sardegna su circa 60mila figure ricercate, 27mila sono difficili da reperire.
E per supportare le imprese e le famiglie in una corretta gestione dell’energia, da 20 anni sono attivi tre Consorzi Energia di Confartigianato – Caem, CenPi, Multienergia -operativi in tutta Italia. Nel 2023 hanno favorito l’acquisto di elettricità e gas al miglior prezzo sul mercato per 57.203 clienti, tra imprese e persone fisiche, distribuiti in 100.257 punti di fornitura (erano 11.801 nel 2012). Il totale dei consumi di energia elettrica ‘gestiti’ dai Consorzi nel 2023 ammonta a 836,5 milioni di kWh mentre per il gas metano si attesta a 67,4 milioni di metri cubi. Inoltre, nelle forniture di elettricità hanno garantito il risparmio di 89.768 tonnellate di Co2 grazie all’acquisto di “energia rinnovabile certificata in origine”. Clienti in costante crescita e consumi in evoluzione grazie ai servizi offerti dai Consorzi energia di Confartigianato che, oltre all’acquisto di energia al miglior prezzo per imprenditori e famiglie, prevedono attività di consulenza sulla scelta dei fornitori più adatti alle diverse esigenze dei clienti, consigli su risparmio ed efficientamento energetico, il controllo e la soluzione di problemi come il mancato rispetto dei diritti contrattuali, la correttezza della fatturazione, i tempi per il cambio di fornitore.
La tre giorni è stata aperta dalla relazione del Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Giacomo Meloni. “E’ sempre più importante ragionare su una tematica, quella dell’energia, che sta incidendo in maniera importante sulla vita e sul futuro delle imprese, dei cittadini del nostro Paese – ha affermato il Presidente nel suo intervento – come imprenditori dobbiamo sempre più guardare al futuro quando parliamo di tematiche energetiche. Occorre uno sforzo comune e un impegno costante per immaginare il modello di transizione che vogliamo e quello su cui vogliamo metterci in gioco quotidianamente”. “Stiamo vivendo una terza rivoluzione industriale, in cui il progresso tecnologico si unisce con al rispetto per l’ambiente, e dove la valorizzazione delle risorse umane è la chiave per costruire una società più equa, prospera e sostenibile – ha proseguito Meloni – gli artigiani e tutte le altre imprese sono impegnati in azioni per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività operando in modo etico e responsabile verso le comunità di appartenenza e nel rispetto del territorio. Per questo non solo vediamo nel cambiamento climatico una sfida da affrontare, ma una straordinaria occasione per ripensare i modelli di business, per innovare, e per generare nuovo valore economico”. “Sempre più, sarà necessario coniugare lo sviluppo economico con il risparmio energetico – ha sottolineato – il nostro ruolo è stato, e sempre sarà, propositivo e costruttivo, e, in questa Legislatura europea appena iniziata, vogliamo essere coinvolti nelle decisioni, vogliamo governare il nostro futuro, vogliamo essere partecipi e protagonisti di questa transizione che, lo sottolineiamo, non è una cosa negativa, tutt’altro: è una opportunità. “Però è necessario – ha concluso Meloni – “mettere a terra” un sistema efficiente di iniziative che realmente e tangibilmente favoriscano l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia e l’efficienza energetica degli impianti produttivi. Le aziende che abbracciano questa visione non solo prosperano sul mercato, ma diventano veri e propri incubatori di innovazione, dove le risorse umane sono messe nelle condizioni di dare il meglio di sé, contribuendo attivamente al successo dell’impresa e alla costruzione di un futuro più verde e sostenibile”.
“Il peso della bolletta elettrica per le aziende italiane è assai gravoso – ha sottolineato il Presidente di Confartigianato Marco Granelli nel proseguimento del forum – c’è l’urgenza di interventi di politica energetica su più fronti: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sostegno convinto delle rinnovabili e delle azioni per l’efficientamento e la riqualificazione energetici degli edifici”. “Confidiamo che gli impegni del Governo per la decarbonizzazione del sistema energetico contenuti nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) – ha proseguito Granelli – trovino presto attuazione anche per incentivare lo sviluppo dell’idrogeno come vettore energetico strategico. Senza trascurare la ricerca sul ‘nucleare pulito’, puntando sulle opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche introdotte con i reattori di nuova generazione”. “Anche la partita dell’efficientamento energetico è importante da perseguire, soprattutto per il nostro Paese, non solo per l’abbattimento dei consumi energetici, ma anche per gli effetti indotti di ricaduta positiva sulle filiere coinvolte nella riqualificazione energetica degli edifici – ha concluso – non vorremmo che le controverse vicende legate al “superbonus” spegnessero completamente e per sempre ogni stimolo a perseguire questa strada, da molti “certificata” come virtuosa per il nostro bilancio energetico Nell’Unione europea il 40% del consumo finale di energia deriva dagli edifici”.
Per la ViceMinistro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava “è bene parlare delle sfide che abbiamo e che ci siamo dati a livello internazionale, come quella della decarbonizzazione”, ma questa “non può essere una sfida ideologizzata, perché non possiamo porci obiettivi troppo ambiziosi e poi parte delle aziende non ci viene dietro”. Parlando ai piccoli imprenditori e tecnici di Confartigianato delle azioni messe in campo del Governo, la Viceministra ha sottolineato che si sta “facendo molto sui biocarburanti, dove il nostro Paese è già all’avanguardia, ma anche rispetto all’idrogeno”. “Adesso – ha aggiunto – c’è un progetto ambizioso, uno dei più importanti, del sito di cattura e stoccaggio della Co2, che è fondamentale. Stiamo semplificando tutta la parte “permitting” per le fonti rinnovabili, che dobbiamo tornare a sostenere, come l’eolico e il fotovoltaico, anche se non pensiamo di far andare il Paese solo con le rinnovabili. Ci deve essere un paniere ben ampio e non possiamo rimanere indietro anche rispetto ad energia di fissione o fusione”.
Nel suo intervento, la Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde ha sottolineato come l’Isola vuole essere protagonista della propria transizione. “La legge che abbiamo proposto è una legge equilibrata perchè noi vogliamo fare la transizione energetica, la vogliamo fare pienamente consapevoli di quanto sia importante il tema del cambiamento climatico, ma non accettiamo che qualcuno ci dica dove farla. Abbiamo accettato quelli che sono gli obiettivi ma decideremo noi come farli, in che territori e in quale modo”. Il deposito delle scorie non sarà in Sardegna e noi non permetteremo che sia in Sardegna, che ha già pagato dal punto di vista ambientale. La Sardegna non è la discarica d’Italia. Qua sarà molto complicato per il ministro dell’Ambiente poterlo anche solo proporre. Sul tema dello sviluppo e della fonte energetica vedremo, voglio distinguere le cose. Quand’ero al ministero, per esempio, ho finanziato un progetto sulla fissione, quindi non c’è una preclusione ideologica. Noi vogliamo capire bene quelli che sono i temi reali, industriali di questa tecnologia, perché se ne fa tanto parlare ma i reattori di quarta generazione in questo momento non sono ancora industriali e i mini-reattori non sono ancora disponibili”. Secondo la Governatrice, “se in questo momento l’alternativa sono i reattori di terza generazione che abbiamo già visto in Francia e in Germania e che la Germania sta dismettendo, sicuramente non è la strada che noi vorremmo percorrere. Detto questo la tecnologia va avanti, noi non abbiamo appunto preclusioni ideologiche, ma abbiamo una grande attenzione a come vengono gestiti gli scarti e a come vengono gestite le scorie”.
“Rispetto agli incentivi del piano Transizione 5.0 sta già arrivando qualche decina di domande, alcune le abbiamo già vagliate e hanno già avuto riscontro positivo, per altre c’è in corso una interlocuzione – ha affermato Paolo Arrigoni, Presidente del Gse, che gestisce il portale di accesso al piano – la Transizione 5.0 è un’importante misura di sviluppo industriale che consente alle imprese di perseguire la transizione digitale ed energetica, anche coniugata alla formazione. Ci sono 6,3 miliardi – ha aggiunto -, sono tanti e occorre fare la spesa da parte delle imprese che possono essere piccole, medie e grandi, di tutti i settori, entro la fine del 2025”. Poi Arrigoni ha affrontato il discorso del fotovoltaico. “Tra gennaio e agosto di quest’anno in Italia sono stati installati ulteriori 5 gigawatt di capacità provenienti da impianti fotovoltaici, tecnologia che si conferma trainante sul fronte delle rinnovabili. A fine 2023, infatti, su complessivi 67 gigawatt di capacità installata, 30,3 provenivano dal fotovoltaico, 23 dall’idroelettrico e 12 dall’eolico. Venticinque anni fa gli impianti fotovoltaici erano 15.000, oggi sono oltre 1.800.000, questo fa capire la complessità nella gestione della rete di distribuzione e di alta tensione e la necessità di installare tanti sistemi di accumulo – ha concluso Arrigoni – ad agosto 2024 siamo dunque a 72 gigawatt complessivi di capacità installata, ne mancano 59/60 per arrivare all’obiettivo di 131 posto dal Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) entro il 2030. Bisogna essere ottimisti il trend dell’installazione è positivo se verifichiamo gli ultimi 4 anni, ma soprattutto ci sono tanti strumenti, alcuni messi a terra recentemente e altri che verranno varati dal governo nei prossimi mesi, tutti i gestiti dal Gse, che hanno dei contingenti che assommati vanno ben oltre l’obiettivo 2030”.
Il messaggio che Stefano Besseghini, Presidente di ARERA-Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha lanciato alle imprese è quello di non esitare ad investire in autoconsumo, in generazione, in aggregazioni che permettono di coprire e prevedere la propria spesa. “Anche perché paradossalmente la sovrapproduzione cinese ci porta in un periodo in cui i costi di investimenti sono relativamente bassi. La grandissima lezione che abbiamo avuto nella fase della crisi energetica è che il dialogo con le Associazione Categoria, con le imprese, è stato fondamentale per orientare le soluzioni. Credo che oggi è ancora di più questo dialogo sia importante perché la competitività diventa il faro principale”. Parlando dei consorzi energetici, Besseghini ha sottolineato infine la loro importanza “per le coperture finanziarie fisiche per le PMI, di autoconsumo, per l’approvvigionamento di energia. La distribuzione della generazione ci richiede di distribuire anche gli strumenti con cui copriamo il nostro fabbisogno”. E ancora “Siamo in un periodo in cui i prezzi dell’energia non mordono più come in precedenza, ma ciò che preoccupa in questo momento sono i differenziali che si sono aperti con gli altri Paesi, soprattutto con i principali competitor europei, più per una forte discesa dei loro prezzi che non tanto per una crescita dei nostri. Questa è una cosa che ci deve far interrogare, perché alla fine richiama alla riemersione di problemi strutturali, quelli di mix energetico e della natura della generazione che sosteniamo”. Secondo il Presidente ARERA “le prospettive sono da affrontare in un’ottica di breve, di medio e di lungo termine. Nel breve termine gli strumenti sono quelli di supporto alle aziende, che hanno il costo dell’energia che incide in maniera importante, possibilmente in un quadro di armonizzazione con gli incentivi che anche nel resto d’Europa si danno alle aziende. Nel medio termine l’unica strada percorribile è la penetrazione delle rinnovabili e la configurazione di un mix a costo ottimale. Nel lungo termine, invece, possiamo certamente aprirci a tecnologie nuove e diverse, sempre naturalmente nell’ottica di un’attenzione ai costi, perché la bolletta del consumatore finale non è una fisarmonica che si può estendere a piacimento” E sul costo dell’energia ha dichiarato: “Nell’ultimo trimestre dell’anno (ottobre-dicembre 2024) l’andamento del costo dell’energia per i clienti vulnerabili, rispetto al trimestre precedente, subirà una crescita, ma questa non dovrebbe superare la doppia cifra. Il trend non sarà dunque “negativo” perché l’andamento dei prezzi all’ingrosso l’abbiamo visto tutti”. Besseghini ha, infine, ricordato “che i clienti vulnerabili che si trovano sul mercato libero possono tranquillamente chiedere sempre di rientrare nel servizio di vulnerabilità. Quanto al mercato libero c’è un problema naturalmente di competitività e di chiarezza nelle offerte su cui bisogna lavorare. Darei una sufficienza a tutto il processo di passaggio al mercato libero perché i problemi ci sono sempre, ma abbiamo mosso milioni di consumatori in un nuovo assetto e, almeno per ora, con effetti non negativi”.