In tante, troppe regioni, addirittura sono stati stanziati fondi per finanziare progetti, quali le farmacie dei servizi, su cui non esiste una normativa chiara a livello nazionale. Intanto a Roma, al Brancaccio, il prossimo 25 settembre, saremo oltre 1500 a chiedere al Governo di rimettere a posto i pezzi del mosaico.
ROMA 18 SETT. 2024 – «Una vittoria che ci conforta, che corrobora il senso profondo del nostro impegno e delle nostre battaglie per il rispetto delle regole e della legalità.
Un successo che testimonia come la giustizia sia dalla nostra parte, che poi è quella dei professionisti sanitari, dei cittadini, la cui tutela della salute deve tornare ad essere il traguardo a cui, indistintamente, dobbiamo puntare tutti, ognuno nel rispetto del proprio ruolo, in quanto “attori della sanità”.
Non possiamo quindi che gioire, come Direttivo Aisi, come già hanno fatto i vertici dell’Uap, Unione Nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospitalità privata, di cui facciamo parte e alla cui nascita, ricordiamolo, abbiamo contribuito, in merito alla recente sentenza, avvenuta in Sicilia, che si è espressa contrariamente all’ampliamento delle cosiddette farmacie dei servizi».
Esordiscono così, nella propria disamina, Karin Saccomanno e Giovanni Onesti, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti.
«La decisione del Tar Sicilia ci conforta, anche se non ci permette affatto di cullarci sugli allori, dal momento che siamo consci che la battaglia sarà lunga e complessa, ed è per questo che il 25 settembre saremo tra le tante voci che, al Teatro Brancaccio di Roma, dove si annunciano oltre 1500 presenze, “urleranno forte”, al Governo, la propria richiesta del rispetto delle regole, ricordando all’esecutivo che una farmacia non è non sarà mai un ambulatorio, così come un farmacista non è e non sarà mai un medico, un infermiere o un biologo.
E se nel primo caso si volesse aprire la strada al cambiamento, occorre un rispetto di determinati parametri e un rigoroso percorso che non possono essere per nulla bypassati, nel rispetto delle competenze dei professionisti sanitari e nel nome della qualità delle prestazioni sanitarie offerte ai cittadini, da cui non si può prescindere, continuano la Saccomanno e Onesti.
Il monito ai Governi Regionali, emerso dalla sentenza siciliana, ci appare, quindi, inequivocabile.
La decisione del Tar Sicilia, accogliendo le istanze formulate dalle associazioni di categoria, ha chiaramente stabilito che, in assenza di una idonea base normativa, le amministrazioni regionali non possono emanare provvedimenti che consentano alle farmacie di erogare nuovi servizi e prestazioni aggiuntive, in locali separati da quelli dove è ubicata la farmacia stessa.
Ci aspettiamo medesime sentenze anche in altri territori, dove sono stati avviati gli stessi ricorsi, contro le frettolose azioni delle Regioni, che hanno addirittura stanziato contributi per un progetto, quale la farmacia dei servizi, in merito al quale, non esiste, ricordiamolo, ancora una normativa nazionale.
Sono anni che le Regioni si trincerano dietro la scusa che non ci sono fondi per elevare il livello della sanità locale, e poi hanno “regalato” qualcosa come 165 milioni di euro alle farmacie per degli screening inutili, che non hanno, secondo noi, nessun valore, perché sono di fatto privi di requisiti, privi di personale attendibile, privi di firma e soprattutto sono e saranno sempre prerogativa dei professionisti sanitari e delle 95mila strutture sanitarie private, accreditate e pure, dislocate sul territorio nazionale.
Ci auguriamo che il Governo, come emerso dalle recenti dichiarazioni del Ministro Schillaci, persegua, finalmente, la strada dell’equilibrio, mentre ci penseranno i giudici, come accaduto in Sicilia, a rimettere a posto i pezzi del mosaico», concludono la Saccomanno e Onesti.