Giovedì 5 settembre, dalle 9.30, nella Sala conferenze dell’Hotel Mistral 2, volontari e operatori del sistema penitenziario si confronteranno sui temi della trasparenza, dei diritti, delle condizioni di vita, degli stili di prossimità e partecipazione sociale al percorso trattamentale e al reinserimento.
La giornata si articolerà in due sessioni. La prima, dalle 9.30 alle 12.30, sarà dedicata alla formazione alla testimonianza, sarà animata dai contributi di Padre Gabriele Iiriti (cappellano del Carcere di Cagliari-Uta) e di Carla Chiappini (giornalista, esperta di metodologia autobiografica e caporedattrice di Ristretti orizzonti per il carcere di Parma). La seconda, dalle 15.30 alle 10, metterà di fronte i rappresentanti delle istituzioni per un’analisi del problema e una riflessione sulle prospettive: dopo i saluti del Sindaco di Oristano Massimiliano Sanna e degli altri rappresentanti istituzionali, interverranno Monsignor Giuseppe Baturi (Segretario generale della CEI), Mario Galati (Provveditore per la Sardegna del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria), Maria Cristina Elisabetta Ornano (Presidente del Tribunale di sorveglianza di Cagliari), Desirè Manca (Assessore regionale al Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale), gli avvocati Irma Conti e Mario Serio (Collegio del Garante nazionale delle persone private della libertà personale) e Maria Francesca Cortesi (docente di diritto processuale penale dell’Università di Cagliari). Interverrà il Senatore Andrea Ostellari (Sottosegretario di Stato alla Giustizia). I lavori saranno moderati dalla giornalista Carla Chiappini.
“L’idea di un “carcere con mura di vetro” rappresenta una metafora potente e controversa per riflettere sul rapporto tra trasparenza, riabilitazione e giustizia sociale nel contesto penale – osserva il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Oristano, Paolo Mocci, presentando il convegno -. Esplorando questo concetto, si possono trarre spunti interessanti per un ripensamento del sistema carcerario. Un carcere con mura di vetro implica trasparenza, non solo nel senso fisico ma anche in quello etico e morale. La trasparenza può contribuire a una maggiore responsabilità da parte delle istituzioni penitenziarie e della società nel suo complesso. Le mura di vetro simboleggiano anche un sistema che non nasconde i detenuti ma li rende parte integrante della società, favorendo la loro riabilitazione. La società dovrebbe vedere e comprendere le condizioni dei detenuti, promuovendo un approccio più umano e riabilitativo”.
“In una società giusta, il carcere dovrebbe essere uno strumento per la riabilitazione e il reinserimento, non solo per la punizione – sottolinea Mocci -. Questo richiede un approccio che riconosca la dignità intrinseca di ogni persona e l’opportunità di redenzione e crescita personale. Le mura di vetro possono simboleggiare la possibilità di redenzione e perdono, mostrando che i detenuti non sono esclusi definitivamente dalla società ma hanno l’opportunità di cambiare e migliorare. Un sistema penale trasparente, inoltre, dovrebbe offrire opportunità concrete di riabilitazione e reinserimento”.