(Adnkronos) –
Ivan Juric è al suo esordio in Europa. L'allenatore della Roma contro l'Athletic Bilbao farà in panchina quello che ha fatto da quando è sbarcato a Trigoria, nel contesto peggiore possibile: pensare a vincere, come ha detto lui stesso senza aggiungere parole di troppo. Come un'ossessione, come una necessità, come l'unica strada che ha per conquistare una città che è stata privata prima di un condottiero, Josè Mourinho, e poi di un allenatore bandiera come Daniele De Rossi. E' stato annunciato con un comunicato copia e incolla da Wikipedia, non è stato presentato, è stato lasciato solo nella prima conferenza stampa, con le macerie ancora calde dopo il crollo improvviso del progetto De Rossi. Dan e Ryan Friedkin, i proprietari della Roma che fino a prova contraria lo hanno scelto, non l'hanno nominato neanche nel comunicato riparatore con cui si sono rivolti ai tifosi. L'allenatore, l'uomo, al quale hanno affidato i risultati della Roma, deve fare tutto da solo. E, finora, Ivan Juric non ha sbagliato nulla. Ha lasciato parlare il campo, che ha già detto qualcosa a suo favore nella prima con l'Udinese all'Olimpico, uno stadio pieno di una contestazione mai tanto legittima. Ha fatto delle scelte chiare anche sul piano della comunicazione. Essenziale, chirurgica, rispettosa della storia in cui è appena entrato. La riconoscenza e l'onestà per il lavoro fatto da De Rossi, la trasparenza e il rispetto per i giocatori, la feroce dedizione per le cose concrete sono il modo migliore per portare dalla sua parte anche i tifosi, che non hanno bisogno di affabulatori e ruffiani. Ivan Juric si è seduto su una panchina scomoda che può meritare solo dimostrando che una scelta avventata, sbagliata e irrispettosa, ha premiato alla fine l'uomo giusto. La strada è lunga ma può provare a percorrerla solo in un modo: pensare solo a vincere. (Di Fabio Insenga) —[email protected] (Web Info)
Ivan Juric è al suo esordio in Europa. L'allenatore della Roma contro l'Athletic Bilbao farà in panchina quello che ha fatto da quando è sbarcato a Trigoria, nel contesto peggiore possibile: pensare a vincere, come ha detto lui stesso senza aggiungere parole di troppo. Come un'ossessione, come una necessità, come l'unica strada che ha per conquistare una città che è stata privata prima di un condottiero, Josè Mourinho, e poi di un allenatore bandiera come Daniele De Rossi. E' stato annunciato con un comunicato copia e incolla da Wikipedia, non è stato presentato, è stato lasciato solo nella prima conferenza stampa, con le macerie ancora calde dopo il crollo improvviso del progetto De Rossi. Dan e Ryan Friedkin, i proprietari della Roma che fino a prova contraria lo hanno scelto, non l'hanno nominato neanche nel comunicato riparatore con cui si sono rivolti ai tifosi. L'allenatore, l'uomo, al quale hanno affidato i risultati della Roma, deve fare tutto da solo. E, finora, Ivan Juric non ha sbagliato nulla. Ha lasciato parlare il campo, che ha già detto qualcosa a suo favore nella prima con l'Udinese all'Olimpico, uno stadio pieno di una contestazione mai tanto legittima. Ha fatto delle scelte chiare anche sul piano della comunicazione. Essenziale, chirurgica, rispettosa della storia in cui è appena entrato. La riconoscenza e l'onestà per il lavoro fatto da De Rossi, la trasparenza e il rispetto per i giocatori, la feroce dedizione per le cose concrete sono il modo migliore per portare dalla sua parte anche i tifosi, che non hanno bisogno di affabulatori e ruffiani. Ivan Juric si è seduto su una panchina scomoda che può meritare solo dimostrando che una scelta avventata, sbagliata e irrispettosa, ha premiato alla fine l'uomo giusto. La strada è lunga ma può provare a percorrerla solo in un modo: pensare solo a vincere. (Di Fabio Insenga) —[email protected] (Web Info)