Il loro ritratto è affidato alle parole dello studente Andrea Cacozza, classe IV sez. C, del liceo scientifico Filolao di Crotone:
“Il 22 settembre 1946, nelle campagne di Alia, due uomini, Girolamo Scaccia e Giovanni Castiglione, persero la vita in un attentato mafioso. Quel giorno, a casa del segretario della Camera del Lavoro, si teneva un importante riunione per discutere sull’assegnazione dei feudi “Raciura” e “Vacco” alle cooperative contadine, in linea con i decreti Gullo che promettevano un futuro diverso per i cittadini. Il loro impegno rappresentava una lotta senza tregua contro l’oppressione, contro un sistema feudale che, anche dopo la fine della guerra, resisteva nelle sue forme più brutali. I “gabelloti” avevano costruito un sistema in cui il potere era detenuto da pochi e la sottomissione da molti. La riforma agraria del dopoguerra cercava di rompere le catene dell’asservimento, ma ogni progresso veniva fermato con la violenza da chi voleva mantenere lo stagnante immobilismo sociale. Quella sera, la mafia lanciò un violento attacco: bombe a mano vennero gettate nella stanza della riunione. Scaccia e Castiglione morirono sul colpo mentre le altre persone presenti rimasero ferite. In quel momento, la forza cieca della violenza cercava di piegare il coraggio e la determinazione di chi lottava per un cambiamento sociale tanto atteso. Il ricordo di Girolamo Scaccia e Giovanni Castiglione non può sbiadire, né può essere relegato a una pagina ingiallita della storia. Il loro sacrificio è un grido che attraversa il tempo. Non sono semplici vittime, hanno versato il loro sangue per un sogno di giustizia, affinché la terra appartenesse a chi la coltivava, affinché la miseria e la sottomissione fossero spezzate una volta per tutte. Scaccia e Castiglione non sono morti invano, sono diventati il simbolo di una battaglia che ci coinvolge tutti. A loro dobbiamo la nostra gratitudine, ma soprattutto dobbiamo la promessa di non dimenticare mai il prezzo pagato per la libertà. E nel loro nome e di tutti quelle persone che si sono sacrificate lottando contro l’oppressione, dobbiamo continuare a lottare con lo stesso cuore. Il loro sacrificio deve essere il nostro impegno per un futuro migliore e la loro memoria è divenuta la nostra eredità da tramandare, con lo stesso impegno in difesa della legalità, per le generazioni future.”
La strage di Alia anticipò di qualche mese quella avvenuta alla Portella della Ginestra, il 1° maggio 1947. Attraverso tali tragiche vicende è possibile comprendere tanti aspetti storici e sociali della nostra realtà. Legalità significa anche parlare del nostro passato facendo rivivere gli eventi attraverso le parole degli studenti.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.