“Io temo” risposi “di non capire più nulla, anche la cosa più semplice mi si confonde. Sono io che tendo l’arco, o è l’arco che mi trae alla massima tensione? Sono io che colpisco il bersaglio o è il bersaglio che colpisce me? Quel ‘Sì’ è spirituale agli occhi del corpo e corporeo agli occhi dello spirito – è ambedue le cose o nessuna delle due? Tutto questo, arco, freccia, bersaglio e Io si intrecciano tra loro in modo che non so più separarli. E persino il bisogno di separarli è scomparso. Perché non appena tendo l’arco e tiro, tutto diventa così chiaro e naturale e così ridicolmente semplice…” “Proprio ora” mi interruppe il Maestro “la corda dell’arco l’ha trapassata da parte a parte”. Restare vuoti per accogliere, questo ci è stato insegnato dal celebre libro ‘’Lo zen e il tiro con l’arco” di Herrigel.
Il libro racconta la storia di un uomo Eugen Herrigel, che vuole avvicinarsi allo Zen. Gli viene consigliato dal suo maestro Orientale di studiare un’antica disciplina: il tiro con l’arco. Inizia così il suo allenamento. Il protagonista scoprirà, tra sconcerto e delusione, quanto le nostre intenzioni siano spesso sbagliate e si rivelino incapaci di farci raggiungere l’obiettivo. Scoprirà il valore e il rapporto tra corpo e mente, due entità che troppo spesso dividiamo. Scoprirà che è nello spazio che intercorre tra noi e l’obiettivo, la vera vittoria. Quello spazio che si configura come un non luogo fatto di attesa, scoperta, abbandono, concentrazione.
Il protagonista scoprirà il valore delle intenzioni che se sbagliate interferiscono con la riuscita, metterà a fuoco la distinzione tra mezzo e fine, capirà l’importanza e la difficoltà di imparare a restare vuoti. Vuoto è la premessa per Pieno. E qui, nel nostro tempo, in questa giostra maniacale in cui siamo ormai privati dello spazio del pensiero, della riflessione, privati del tempo del lutto e dell’amore, dovremmo rileggere questo piccolo libro. Siamo la generazione del ‘’2x’’. I messaggi che ci scambiamo son ormai vocali, quelli scritti ci farebbero perdere tempo… Ma, attenzione, anche i vocali li ascoltiamo accelerati. Perché noi, andiamo di fretta, non abbiamo ‘’tempo da perdere’’. E quel 2x si risolve nella privazione non solo nei confronti del prossimo ma anche per sé.. Pensare, è ormai un privilegio. E allora che fare? Penso al libro di Herrigel. Ripenso a quello spazio tra la premessa e l’azione. Tra il desiderio e l’attuazione. E allora provo a respirare. 1x.
Simonetta Columbu