Bologna, 30 ottobre 2024 – I cagliaritani sono preoccupati dalla crisi in cui versa la sanità pubblica, con la maggioranza di essi che non la ritiene più in grado di rispondere, da sola, a tutti i loro bisogni in fatto di salute. A rilevarlo è l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità[1] di UniSalute, che ha sondato l’opinione degli abitanti di Cagliari sullo stato del Servizio sanitario nazionale.
Dalla rilevazione è emerso come quasi due cagliaritani su tre (64%) pensino che il SSN – allo stato attuale – non sia più sufficiente per i loro bisogni sanitari e di cura. Il 44% afferma che la sua opinione della sanità pubblica è peggiorata rispetto a 5 anni fa, e meno di uno su due (48%) si dice soddisfatto delle cure ricevute nel pubblico.
Nonostante ciò, i cittadini di Cagliari sono consapevoli del ruolo centrale del SSN nel sistema di welfare del Paese, con il 43% che dice di avere comunque ancora fiducia nella sanità pubblica, e più di uno su tre (36%) che continua a ritenerla una delle migliori al mondo. Rispetto al periodo pre-pandemia Covid-19, un intervistato su quattro (25%) nota un maggior ricorso nel pubblico ai servizi di telemedicina e teleconsulto: un sostegno da parte della tecnologia che viene visto con favore, tanto che il 67% vorrebbe un maggior uso di soluzioni tecnologiche per l’assistenza a distanza.
I tempi di erogazione delle prestazioni restano il problema principale riscontrato dagli intervistati, con il 69% che li considera eccessivi. Più di quattro su cinque (84%), inoltre, ritengono che rispetto a 5 anni fa i tempi di attesa si siano allungati, e di conseguenza puntare a ridurli è considerato l’aspetto più importante su cui intervenire per migliorare il SSN (69%), insieme ad aumentare le tipologie di prestazioni coperte (47%).
Ovviamente, queste criticità sono collegate anche alla carenza di personale sanitario, con medici e infermieri sempre più spesso costretti a sopportare carichi di lavoro estenuanti. Un problema che non sfugge ai cagliaritani: tre su quattro (75%), infatti, sostengono che il numero di medici e infermieri in forze al Servizio sanitario nazionale sia inadeguato rispetto alle esigenze dei cittadini