Sebbene queste misure possano sembrare un passo avanti per il miglioramento del sistema sanitario, stanno sollevando serie preoccupazioni tra gli infermieri di base, anche perché vanno ad integrarsi con la tanto discussa introduzione dell’assistente infermiere, come se fosse un piano già stabilito.
Marco Ceccarelli, segretario nazionale del COINA, Sindacato delle Professioni Sanitarie, mette in guardia riguardo al rischio di una frattura tra le nuove figure specializzate e gli infermieri già in servizio.
«Si sta tracciando un percorso che potrebbe portare alla scomparsa degli infermieri generalisti, la spina dorsale del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Le nuove specializzazioni potrebbero rivelarsi un’arma a doppio taglio, privando di valore e riconoscimento i 300mila infermieri con laurea triennale» ha affermato.
Inoltre, «la recente introduzione dell’assistente infermiere non fa che creare ancora di più confusione nei ruoli».
Ceccarelli esprime preoccupazione per il futuro dell’assistenza di base, chiedendosi chi si occuperà delle strutture territoriali e degli ospedali già in difficoltà.
«Mentre ci si concentra su queste nuove figure, chi gestirà il caos nei reparti di emergenza? Non saranno certo gli specialisti a occuparsene, né gli attuali infermieri, se non si riconosce loro un adeguato avanzamento professionale. Saranno forse i professionisti sanitari stranieri, fortemente voluti dal Ministro, oppure ancora i nuovi Assistenti Infermieri? Ci auguriamo sinceramente che non sia così, in questo caso sarebbe fortemente in pericolo la qualità stessa dell’assistenza».
Le critiche si concentrano anche sulla FNOPI, accusata di non proteggere gli infermieri di base a favore di una riforma che appare più come una concessione politica.
«La FNOPI sembra più interessata a creare nuove figure ‘d’élite che a salvaguardare la carriera degli infermieri di base, già sovraccaricati e sottopagati», ha denunciato Ceccarelli.
Una delle preoccupazioni principali riguarda la creazione di un sistema polarizzato, in cui poche figure specialistiche beneficiano, forse, di avanzamenti di carriera e contratti migliori, lasciando indietro la maggior parte degli infermieri.
Le nuove specializzazioni rischiano di aumentare solo il divario tra chi ha accesso a percorsi formativi avanzati, rispetto a chi, nonostante anni di esperienza, potrebbe finire con l’essere drammaticamente ignorato», ha sottolineato il Segretario Nazionale.
Inoltre, l’assenza di un piano chiaro per l’inquadramento contrattuale delle nuove figure potrebbe aggravare ulteriormente la situazione.
«Se queste lauree non verranno incluse nel contratto della dirigenza medica, si rischia di sovraccaricare il contratto dei professionisti del comparto. Il COINA, in tal senso, ha chiesto da tempo, per i professionisti dell’area non medica con laurea triennale un contratto separato delle Professioni sanitarie».
Inoltre, prosegue Ceccarelli, «tutti i professionisti che hanno conseguito, a seguito della Legge n. 43 del 2006, master specialistici che fine faranno? Sarà cartastraccia come di fatto lo è adesso»?
Il COINA lancia un appello alla politica affinché consideri le implicazioni di questa riforma.
«Se non si trova una soluzione per garantire una progressione di carriera agli infermieri attuali, il sistema sanitario rischia di implodere», ha avvertito Ceccarelli.
«L’inserimento di infermieri stranieri, come previsto dal Governo, potrebbe solo complicare ulteriormente la gestione delle cure».
In sintesi, il COINA, insieme ad altre voci del settore, si mostra profondamente scettico riguardo alla capacità delle nuove specializzazioni di risolvere i problemi della sanità italiana. Al contrario, si teme che questa riforma possa svuotare il ruolo delle professioni di base, compromettendo la qualità dell’assistenza per milioni di cittadini.
È urgente un confronto trasparente con tutti le parti in causa del settore per evitare divisioni insanabili e garantire un futuro dignitoso per gli infermieri di base», ha concluso Ceccarelli.