Perso l’8,6% in 6 mesi, -9,2% rispetto al 2023. Meloni e Serra (Confartigianato Sardegna): “Effetti sulle vendite e sugli approvvigionamenti di materie prime e semilavorati”.
Il conflitto nei Paesi arabi frena le esportazioni sarde nei Paesi arabi
L’instabilità politica che agita il Medio Oriente, da qualche mese sta rallentando la vendita dei prodotti sardi verso un’ampia area di Paesi arabi o confinanti in quella zona. Dalla Sardegna partono beni e servizi per oltre 1miliardo e mezzo di euro, equivalenti all’1,39% del valore aggiunto regionale prodotto, verso gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, Israele, Qatar, Kuwait oltre ad altri 12 nazioni. Oltre ai prodotti della raffinazione, ci sono alimentari e bevande, moda e design, lapidei e arredamento, sistemi informatici e digitali, macchinari e impianti i prodotti più venduti molto richiesti per la loro qualità e originalità.
Sono questi i dati rilasciati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna che ha analizzato l’export isolano nel mercato del Medio Oriente nel 2023 e 2024, su fonte Istat.
La Sardegna si colloca al settimo posto della classifica nazionale per quanto riguarda l’esposizione dell’export alla crisi. In testa ci sono la Toscana le cui esportazioni di made in Italy in Medio Oriente rappresentano il 2,95% del valore aggiunto regionale ed ammontano a 3,1 miliardi di euro, pari al 12,6% delle vendite italiane nell’area. Superano inoltre l’esposizione media nazionale, il Piemonte con il 2,09% (2,6 miliardi di vendite, pari al 10,4%), l’Emilia-Romagna con il 2,07% (3,1 miliardi di vendite, pari al 12,5% del totale vendite italiane nell’area), il Veneto con il 2,02% (3,0 miliardi di vendite, pari al 12,2%), la Lombardia con l’1,91% (prima regione esportatrice nell’area con 7,1 miliardi di vendite e una quota di 28,5%) ed il Friuli-Venezia Giulia con l’1,77% (645 milioni di euro di vendite, pari al 2,6%).
“Le notizie che arrivano dal Medio Oriente, dalla sponda sud del Mediterraneo ci preoccupano come uomini e come imprenditori e ci auguriamo che la diplomazia, anche economica, stia intervenendo per risolvere queste situazioni – commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Sardegna – in ogni caso questa crisi sta penalizzando sia i sistemi del made in Sardegna e made in Italy, sia l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura, aggravando la frenata del commercio”. “Gli effetti di tale situazione, evidenti anche sul nostro territorio, rischiano di provocare pesanti conseguenze sulla crescita economica – sottolinea Meloni – per questo l’appello che abbiamo già lanciato a livello nazionale è quello che è indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare dall’attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell’occupazione”.
“La recente crisi in Medio Oriente sta avendo un impatto significativo sulle esportazioni dalla Sardegna verso i Paesi Arabi, mettendo a rischio una crescita che fino a poco tempo fa sembrava inarrestabile. Le tensioni geopolitiche e i conflitti in corso nella regione stanno generando incertezze economiche e logistiche che potrebbero compromettere la regolarità dei flussi commerciali. Le sanzioni imposte a determinati paesi, insieme alla crescente instabilità politica, rendono difficili le operazioni di esportazione, poiché i mercati locali sono colpiti da fluttuazioni valutarie e aumenti dei costi operativi. A livello di trasporti, la chiusura di rotte marittime e aeree, oltre alla crescente insicurezza nelle principali vie commerciali, potrebbe portare a ritardi nelle consegne e a un aumento dei costi logistici. Questo scenario è particolarmente problematico per le imprese sarde, che hanno investito negli ultimi anni per affermarsi nei mercati arabi, soprattutto nei settori agroalimentare, tessile e minerario. Se la situazione non si stabilizza rapidamente, c’è il rischio concreto che le esportazioni subiscano un rallentamento, con ripercussioni non solo sulle imprese esportatrici, ma anche sull’economia regionale nel suo complesso. In questo contesto, è fondamentale che le istituzioni locali e nazionali intervengano, adottando misure a sostegno delle imprese, per mantenere aperti i canali commerciali e mitigare i potenziali effetti negativi”.
La Sardegna però crolla nella “dinamica” delle esportazioni; il confronto tra il consolidato del primo semestre 2024 rispetto al 31 dicembre 2023, dice di un -8.6%. Ancora più pesante il raffronto tra il primo semestre 2024 e l’analogo periodo del 2023 che segna un -9,2%. A livello nazionale, a fronte di crescita pari al 4,3% nel primo semestre del 2024 (migliore del +6,6% dello stesso periodo del 2023), crescono tra le regioni più esposte: la Toscana con il +20,4% (meglio rispetto al +17,7% di un anno prima), la Lombardia con il +11,3% (peggio rispetto al precedente +12,9%) e l’Emilia-Romagna con il +9,0% (meglio rispetto al corrispondente +8,7%). All’opposto si rilevano cali, oltretutto in controtendenza rispetto al I semestre 2023, per il Friuli-Venezia Giulia che segna un pesante -60,5% (era +0,3%), seguito dal Veneto con -8,8% (era +3,4%) e dal Piemonte con il -7,6% (era al +2,2%).
A livello provinciale risultano esposte più il doppio della media: Arezzo (11,79%), Siracusa (5,30%), Vercelli (4,99%), Massa-Carrara (4,89%), Vicenza (3,96%), Cagliari (3,93%), Trieste (3,50%), Firenze (3,46%), Piacenza (3,32%) e Belluno (3,08%). Seguono con esposizione superiore alla media: Modena (2,96%), Varese (2,87%), Bergamo (2,72%), Lecco (2,64%), Monza e Brianza (2,46%), Siena (2,40%), Torino (2,39%), Bologna (2,35%), Cuneo (1,96%), Treviso (1,96%), Padova (1,94%), Reggio Emilia (1,87%), Milano (1,78%), Macerata (1,74%), Lucca (1,72%), Lodi (1,72%), Pordenone (1,70%), Alessandria (1,66%), Brescia (1,64%), Ascoli Piceno (1,61%), Parma (1,60%) e Forlì-Cesena (1,54%).
A livello nazionale il settore di esportazione più rilevante è quello dei macchinari e impianti con il 25,3% dell’export verso il Medio Oriente, seguito da altre manifatture – che comprendono i mobili, la gioielleria e l’occhialeria – con il 12,5%, moda con il 9,2%, mezzi trasporto con l’8,8%, metallurgia e metalli con il 7,7%, alimentare e bevande con il 7,2% e apparecchiature elettriche con il 7,0%.
L’analisi per Paese evidenzia che il primo mercato del Medio Oriente è quello degli Emirati Arabi Uniti con il 26,8% dell’export del 2023 nell’area, seguiti da Arabia Saudita con 19,4%, Israele con 13,4%, Qatar con 10,7%, Kuwait con 9,0%. Seguono Libano (4,5%), Iraq (3,6%), Giordania (2,5%), Repubblica islamica dell’Iran (2,4%), Oman (1,7%), Azerbaigian (1,5%), Georgia (1,5%), Armenia (1,3%), Bahrein (1,1%), Yemen (0,3%), Siria (0,2%) e Territorio palestinese occupato con 45 milioni (0,2%).
In chiave dinamica, tra i maggiori mercati del Medio Oriente si registra una crescita dell’export verso Arabia Saudita (+23,5%) ed Emirati Arabi Uniti (+21,8% nei primi sei mesi del 2024), mentre sono in flessione le vendite del made in Italy in Qatar (-41,6%), Kuwait (-17,7%) e Israele (-10,0%).
“Il sommarsi delle varie crisi aggravano la frenata del commercio internazionale – aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna – gli effetti dell’aggravarsi di tale situazione si aggiunge al caro tassi e alla ripresa del costo dell’energia, una combinazione che potrebbe avere conseguenze sulla crescita, riducendo la fiducia e la propensione ad investire delle imprese”.
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