”Il pescatore’’ è la tua opera prima. Come è nata l’idea di questo lavoro?
Sì, il Pescatore è la mia opera prima. Sono tanti anni che faccio l’attore ma ci pensavo da tanto a fare un mio cortometraggio.
Ho scritto varie sceneggiature sia di corti ma anche di lunghi. Il Pescatore invece è nato all’improvviso, a seguito di una notizia sentita al telegiornale che mi ha impressionato e totalmente rapito.
Ho sentito l’esigenza di raccontare quella storia.
La notte stessa ho pensato al personaggio che avrebbe potuto testimoniare al meglio quella vicenda.
Di cosa parla?
La solitudine, la difficoltà, la disperazione.
Vincent, un pescatore che ha perso la speranza, la fiducia verso gli altri e verso la vita. In un mondo dove l’uomo viene raccontato come quello forte, che non cade mai, che nulla lo può sconfiggere, vediamo invece un uomo fragile, vulnerabile, arreso a sé stesso e agli altri.
Ha toccato il fondo e ne è consapevole.
Un uomo come tanti, un antieroe, un uomo che vive la sua quotidianità, segnata da un enorme vuoto, in cui trova rifugio e pace solo nell’alcol.
È tutto perduto? Esiste una luce in fondo al tunnel? Questa è la domanda per Vincent e che Vincent inconsciamente si pone.
E la risposta può arrivare quando uno meno se lo aspetta.
Sei il protagonista e sei anche il regista, è stato difficile?
Proprio così, ho fatto il regista ed ho interpretato Vincent, il protagonista.
È stata una bella sfida, faticosa ma allo stesso stimolante.
Riuscire a mantenere la concentrazione alta come attore durante le riprese e poi andare a rivedere la scena richiede molta attenzione.
Posso dire di aver potuto contare su un’ottima spalla come aiuto regia, Filippo Gattuso, grande amico ed anche bravissimo attore, mi ha aiutato moltissimo nella gestione delle due cose, recitazione e regia.
Al mio fianco anche una fantastica troupe con la quale si è creata subita una grande energia e sinergia, elemento fondamentale su un set.
Mi sono affidato inoltre ad una acting coach, anche lei grande amica ed attrice, Emiliana Gimelli, che mi ha seguito per tutta la durata delle riprese proprio per poter esprimere al meglio il mio personaggio.
Quindi sì, l’esperienza di attore/regista non posso che definirla positiva.
Ti piace di più recitare o dirigere?
Bella domanda, ma non credo riesca a darti una risposta.
Sono due universi simili quanto lontani. Amo poter fare entrambi, due vie d’espressione che si completano e dialogano insieme.
Amo recitare, entrare a pieno in un ruolo, studiarne il carattere con i suoi pregi e difetti. Farlo mio.
Allo stesso tempo mi piace creare e raccontare delle storie, dei personaggi, prendendo spunto dal mondo esterno, dalle persone, da ciò che mi piace e non mi piace. Storie di vita vera, di ciò che ci fa stare bene ma anche male.
Questo per me è il Cinema.
Il tuo lavoro, una denuncia?
Nel mio corto Il Pescatore ho voluto raccontare un essere umano, con le sue enormi difficoltà, perso e vulnerabile, come forse ce ne sono tanti.
Non è una denuncia, o forse sì, ma sicuramente è un riflessione su come una persona possa arrivare a soffrire oggi in totale solitudine, a causa di una infinità di motivi.
Forse dovremmo accorgerci un po’ di più degli altri, perchè forse, come al protagonista accade, la luce in fondo al tunnel ogni tanto arriva proprio quando uno meno se l’aspetta. Magari aiutato proprio da chi è in una situazione ancora peggiore.
Hai in progetto degli altri lavori come regista?
Si, diciamo che ci ho preso gusto.
Ora sto per iniziare a girare il mio nuovo cortometraggio, poi ovviamente vorrei arrivare al lungo, spero a breve anche quello.
Grazie Ugo!
Simonetta Columbu