Ciao Lorenzo. Essere regista in Italia. Cosa implica?
Implica avere tanta pazienza e determinazione. Il regista ha come unico obiettivo riuscire a fare il suo film e non demorde finché non ci riesce. Cercando produzione, distribuzione, finanziamenti. Non posso fare un confronto sul fare il regista in Italia e fare il regista in altri paesi perché al momento ho lavorato solo in questo paese. Però sicuramente negli Stati Uniti ci sono più possibilità perchè si producono molti più film. Il cinema statunitense rappresenta il mercato e la fonte di produzione principale a livello globale.
Hai vinto numerosi premi. Come avverti il mondo dei festival? Chiuso ad una piccola cerchia o aperto e meritocratico?
Andare ai festival è sempre importante per un regista. Ho vinto tanti premi è vero, una cinquantina su per giù. Ma più che per i premi, i festival servono a creare connessioni con produttori, distributori, sceneggiatori, colleghi registi e compositori. Sono luoghi dove incontri tanti addetti ai lavori e si possono creare nuove sinergie lavorative. Sulla meritocrazia io credo di sì, poi l’arte è altamente soggettiva; magari quello che piace a me non piace ad altri e viceversa.
Ora il cinema sta attraversando un momento buio.
In Italia sì. La situazione del cinema italiano nel 2024 è stata tragica. C’è stato un brusco arresto della produzione cinematografica e audiovisiva dovuto all’incertezza e al protrarsi del ritardo nell’attuazione delle misure di sostegno pubblico al settore, con molte produzioni rinviate o cancellate. E chi ne ha fatto maggiormente le spese è stato il cinema indipendente. Spero tanto che nel 2025 si possa cambiare rotta.
Importante il tuo lavoro di cortometraggio ‘’La regina si addormenta dove vuole’’. Opera che affronta il drammatico tema degli abusi e delle violenze subite e vissute dagli anziani all’interno delle case di riposo. Il tutto raccontato attraverso gli occhi di una bambina. Come è nata l’idea di questo lavoro? Come mai una bambina? Il nostro sguardo è ormai miope nel vedere e cogliere la drammaticità che ci circonda?
Perché lo sguardo dei bambini è uno sguardo puro, che non ha ancora conosciuto il male che ci circonda. Almeno così dovrebbe essere. Tuttavia ci sono tanti bambini che vivono in zone di guerra e vengono bombardati, queste immagini determinano in me una profonda indignazione. Ho scelto di fare un cortometraggio su questa tematica per raccontare un qualcosa che non veniva raccontato. Ho visto delle immagini sul web di una violenza inaudita da parte di personale delle RSA nei confronti di persone anziane inermi. E ho pensato che fosse giusto mettere in luce questa problematica, anche perché di denunce e di situazioni di questo tipo ce ne sono state parecchie; non erano casi isolati.
È responsabilità del regista occuparsi di temi importanti, esplorare il sociale?
Secondo me sì, noi abbiamo un privilegio enorme, quello di poter arrivare a tanta gente. Ed è giusto mettere in luce problematiche comuni affinché si svegli qualche coscienza.
Stai lavorando a dei nuovi film?
Sì spero di girare nel 2025. Ma non posso dire altro incrociamo le dita.
Grazie Lorenzo.
Simonetta Columbu
Per altre notizie simili clicca qui