Partiamo dal principio: perché portare un neonato dall’osteopata?
È credenza comune che i neonati non debbano avere stress o tensioni nel loro giovane corpo, ma non è così.
L’obiettivo principale dell’osteopata quando valuta un neonato è quello di individuare le zone di alterata fisiologia o irritazione, riconoscendone le cause come per esempio malposizionamenti instaurati nei mesi in cui si trovava nell’utero o una posizione assunta nei primi giorni/mesi di vita o ancora le compressioni che la testa può subire nel parto.
La visita osteopatica serve proprio per riequilibrare e liberare tutte quelle compressioni e tensioni che potrebbero determinare l’insorgenza di plagiocefalie, torcicollo miogeno, irritazioni dei fasci nervosi, problematiche legate alla suzione, reflusso, coliche e problematiche legate al sonno.
PREVENIRE (li dove si può) è sempre meglio che CURARE, mi capita spesso di vedere piccoli a 6/8 mesi, che se solo li avessi potuti visitare da appena nati magari alcune problematiche si sarebbero potute evitare o risolvere con molta più facilità e meno trattamenti.
Al livello pediatrico anche problemi legati alla postura, otiti ricorrenti e sinusiti, malocclusioni, disturbi respiratori e cefalee possono trovare spesso una soluzione con il trattamento osteopatico.
Quando portarlo?
Non c’è una regola uguale per tutti, dipende da caso a caso, personalmente tendo a seguire il piccolo in alcune tappe principali:
il primo appuntamento entro i primi 20 giorni di vita/1 mese ; intorno ai sei mesi per il secondo ; circa due mesi dopo che ha iniziato a camminare da solo per il terzo.
Ovviamente questo vale se non ci sono indicazioni o problematiche particolari altrimenti generalmente si segue il neonato, fino a che non si è risolto il problema.
Gli esercizi che un genitore può far fare al suo piccolo.
Con i giusti consigli ai genitori è assolutamente possibile prevenire ed evitare una plagiocefalia posizionale, per esempio. (Una deformazione del cranio dovuta alla posizione che assume il piccolo nei primi mesi di vita, conosciuta come “testa piatta”).
Consiglio di fare cambi posturali frequenti durante il giorno: pancia in su, pancia in giù, fianco destro e fianco sinistro (sotto la supervisione del genitore).
Alternare spesso la rotazione della testa sia a destra che a sinistra quando il neonato è supino.
Importante anche il “TUMMY TIME”, momento di gioco nel quale il piccolo esegue esercizi a pancia in giù su un tappeto.
Quando e dove si può iniziare a fare il tummy time?
Già dai primi giorni di vita, posizionando il neonato a pancia in sotto sul petto del genitore sdraiato, il desiderio di vedere la mamma o il papà lo spingerà ad alzare la testolina.
Per poi proseguire sul fasciatoio o sulla palla fitball, quella che si utilizza per lo yoga.
Dal secondo/terzo mese consiglio di mettere i bimbi in tummy time su un tappetone per terra.
Sconsiglio di farlo sul letto, perché morbido e perché il piccolo potrebbe improvvisamente imparare a girarsi con il rischio di cadere dal letto.
Come farlo?
Semplicemente mettendo il bimbo a pancia in sotto con le manine in avanti, se fa tanta difficoltà a tirare in su la testa all’inizio, si può mettere un piccolo cuscino o un asciugamano arrotolato in orizzontale sotto lo sterno e le braccia.
Per attirare la loro attenzione e intrattenerli potete utilizzare un libro ad alto contrasto, uno specchio, giochi sensoriali e sonori.
Quanti minuti?
Premettendo che è una posizione molto faticosa, il peso della testa di un bimbo fino ai 15 mesi è di circa 1/3 del suo peso totale, non tutti i bambini amano questa posizione.
Nell’arco dei primi due mesi di vita consiglio di fare complessivamente un quarto d’ora , magari 5 minuti la mattina poi 10 la sera o viceversa. Se 15 minuti sono troppi potete iniziare in modo graduale con qualche minuto e aumentare giorno dopo giorno. Dal 3 mese anche 30 minuti complessivi.
E se soffre di reflusso?
Il tummy time si può fare anche con il reflusso ma con delle piccole accortezze:
dopo ogni poppata cercate di tenere in posizione verticale il piccolo per almeno una mezz’ora; fate il tummy time a distanza dalla poppata ; l’utilizzo di un cuscino sotto lo sterno può essere utile per tenerlo un po’ più rialzato.
Al contrario di quello che si pensa il tummy time può avere degli effetti positivi sul reflusso perché andando a tirare in su la testa il piccolo andrà ad allungare tutta la loggia anteriore del collo migliorando la vascolarizzazione di tutta la zona.
Inoltre il tummy time va a stimolare la formazione della base del cranio, della cervicale e dei muscoli della dorsale, tutte zone importanti per l’innervazione dello stomaco.
Come aiutare il neonato a stare seduto?
È molto importante NON imporre al piccolo una posizione che non sia in grado di raggiungere da solo o cambiare autonomamente; si tratterebbe di anticipare le tappe.
Intorno al 4/5 mese, sono molti i genitori che iniziano ad usare il seggiolone oppure a mettere il bambino in posizione seduta o semi seduta sorretto da cuscini, pensando di allenare la sua colonna.
Il mio consiglio è di EVITARE la posizione seduta fino ai 5/6 mesi, favorire la posizione prona e sul fianco di ¾ da entrambi i lati finché non sarà in grado di rotolare; con queste posizioni il bambino rafforzerà colonna, braccia e gambe per poi mettersi seduto in autonomia quando sarà davvero pronto per farlo.
Quando si inizia lo svezzamento ovviamente il bimbo va messo seduto nel seggiolone, ma solo per il tempo della pappa.
Mettere un bimbo seduto prima del tempo sovraccarica la sua schiena, che non è pronta né a livello muscolare né articolare a sostenere il peso. Il bambino sarà così obbligato a curvarsi in avanti rendendo più faticosa anche la digestione.
Gattonamento: come stimolarlo?
Un bimbo impara a gattonare quando i suoi muscoli e il suo cervello sono abbastanza sviluppati per iniziare questa nuova avventura.
I bimbi imparano ogni nuovo movimento in totale autonomia, tappa dopo tappa, quando si sentono pronti, alimentando la convinzione di essere sempre più competenti.
L’adulto non deve insegnare al bambino a stare a pancia in sotto, a rotolare, a strisciare, a gattonare, ad alzarsi o a camminare, ma ha il compito fondamentale di seguirlo in questo percorso, stimolandolo, incoraggiandolo e organizzando lo spazio e l’ambiente che lo circonda per metterlo nella condizione tale di poter svolgere tutte le tappe in totale autonomia.
È importante che il bimbo venga lasciato libero di esplorare l’ambiente, molto meglio tenerlo su un tappeto piuttosto che su una sdraietta immobile.
Il tummy time, il rotolo e lo striscio preparano e allenano i muscoli del bambino al suo sviluppo e alla sua futura coordinazione motoria, oltre allo sviluppo corretto delle curve fisiologiche della colonna vertebrale, tutto fondamentale per avviare il gattonamento e in seguito la posizione eretta.
Le scarpine, perché non usarle?
È importante non mettere le scarpine ad un bimbo prima che inizi a camminare, né calze troppo strette che comprimerebbero le numerose ossa che si trovano nel piede che sono ancora in formazione. Lasciare il piede scalzo e libero il più possibile è sempre la migliore delle soluzioni.
Grazie Dottoressa per queste importanti spiegazioni!
Simonetta Columbu