Aodi, giornalista internazionale ed esperto di salute globale, e attento osservatore delle dinamiche sanitarie mondiali, offre, da sempre, con le sue associazioni, il suo pieno sostegno alle iniziative del Ministro della Salute Orazio Schillaci, evidenziando l’importanza di affrontare con urgenza la carenza di personale sanitario in Italia, ma contemporaneamente sottolineando la necessità di rispettare i confini professionali tra medici e infermieri e tutti i professionisti della sanità.
L’AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), fondata nel 2000, rappresenta tutti i professionisti sanitari di origine straniera, indipendentemente dalla loro professione, provenienza o cultura con 15 commissioni che trattano tutte le tematiche e rappresentano tutte le professioni.
L’associazione collabora con 60 organizzazioni ed associazioni e comunità di origine straniera nell’ambito della sanità e della cooperazione internazionale, promuovendo l’integrazione dei professionisti della sanità e opponendosi a ogni forma di pregiudizio o discriminazione
Aodi, a nome delle associazioni che presiede, esprime, quindi, il suo totale appoggio al progetto di Schillaci di portare infermieri indiani e stranieri in Italia per far fronte alla crescente carenza di personale sanitario. Dal suo punto di vista, questa è una soluzione pragmatica e indispensabile per risolvere una delle emergenze più gravi che affliggono il sistema sanitario italiano.
«Da anni, con lo zelante lavoro delle nostre associazioni e movimenti, denunciamo la carenza di professionisti sanitari,” dichiara Aodi, “e il problema non è stato ancora risolto. È tempo di agire».
Le associazioni che Aodi rappresenta, come AMSI e UMEM, da sempre sostengono l’integrazione dei professionisti stranieri, vedendoli come una risorsa e non certo come un ostacolo.
«Apprezziamo l’operato del Ministro Schillaci, che sta lavorando per risolvere le criticità del sistema, ascoltando anche le nostre preoccupazioni», afferma Aodi, ribadendo che l’arrivo di infermieri stranieri non è un “tappabuchi” come sostengono alcuni sindacati, ma una soluzione efficace alla carenza di personale.
Schillaci, da tempo, è vicino alla nostra causa e sta ascoltando le nostre preoccupazioni relative a questioni cruciali come l’ottenimento della depenalizzazione dell’atto medico, la necessità di sgravi fiscali, la lotta contro le aggressioni, la battaglia contro medicina difensiva e l’aumento dei salari. Queste misure potranno contrastare efficacemente la fuga dei professionisti all’estero, un fenomeno che, da nostre statistiche Amsi, ha portato a un aumento del 42% di operatori sanitari che dal 1° gennaio 2023 hanno lasciato ufficialmente il nostro Paese. Non dimentichiamo che oltre ai numeri dell’esodo appena citati, dobbiamo fare i conti con un aumento del 35% delle richieste che arrivano da tutte le regioni italiane, sia dal pubblico che dal privato, relative al fabbisogno di professionisti della sanità negli ultimi 2 anni anni. Infine c’è un aumento del 16% relativo ai nuovi arrivi di professionisti stranieri in Italia», continua Aodi.
«Gli infermieri e tutti gli altri professionisti stranieri, se formati adeguatamente, possono contribuire in modo significativo alla sanità italiana. È chiaramente fondamentale che imparino la nostra lingua, conoscano la nostra cultura sanitaria e si mettano in regola, ma questo non deve essere usato come pretesto per discriminare», avverte Aodi.
«Con il decreto Cura Italia, articolo 13, spiega Aodi, nella speranza che venga prorogato oltre il 31 dicembre 2025, ci auguriamo che vengano risolti i problemi legati all’iscrizione agli albi professionali, alle assicurazioni e alla formazione continua, dal momenti che molti professionisti stranieri lamentano l’impossibilità di partecipare ai concorsi regionali, a causa della mancata di iscrizione agli albi.
Inoltre, Aodi mette in guardia contro il rischio che tali soluzioni vengano strumentalizzate per aumentare i dissidi presenti.
Cura Italia, articolo 13, ha purtroppo, non volendo, contribuito ad un aumento del 37% delle discriminazioni contro i professionisti stranieri, denuncia Aodi, spesso accusati di non conoscere la lingua o la cultura sanitaria italiana. Aodi evidenzia l’ipocrisia di queste accuse, chiedendo: «Come fanno tanti professionisti europei e italiani a lavorare nei Paesi del Golfo dopo soli tre mesi dall’inizio delle loro pratiche? Anche lì esistono problemi di lingua e di inserimento, eppure si trovano soluzioni. Bisogna essere cauti con le dichiarazioni che proteggono solo gli interessi della categoria. Cauti e tolleranti!».
«L’errore di fondo è anche quello della nostra politica, che ricorre agli infermieri stranieri solo nei momenti più difficili, facendo credere alla collettività di voler adottare “scorciatoie tappabuchi” finalizzate ad evitare di investire sui professionisti che abbiamo in casa. Sono le istituzioni che hanno il compito di far capire alla collettività che il modus operandi non è questo. Occorre maggiore dialogo e comprensione con i sindacati, con l’associazionismo, con le società scientifiche, con i media, affinché arrivano ai cittadini gli intenti positivi di questo piano legato all’arrivo di professionisti stranieri, evitando che si continui a scatenare il dissenso, in particolar modo di sindacati, che, da parte loro, fanno a “una guerra senza senso” a medici e infermieri extracomunitari. Il fatto che arrivino questi professionisti per supportare i nostri organici, non preclude affatto che vadano esclusi investimenti sui medici e gli infermieri di casa nostra, fattore che abbiamo sempre sostenuto ed evidenziato anche con il nostro Manifesto “Uniti per i Medici”.
«Il nostro appello, sin dalla nascita delle nostre associazioni nell’anno 2000, e in particolare da 15 anni, da quando è esplosa a livello nazionale la piaga della carenza di organici, è sempre quello di creare un unico baluardo a difesa della salute dei cittadini, con professionisti sanitari italiani e professionisti di origine straniera messi sullo stesso piano, non fomentare divisioni interne, coinvolgendo tutti, alla pari, nell’evoluzione del sistema sanitario, con investimenti mirati, valorizzazione economica e contrattuale, lotte alla discriminazioni e alle violenze, battaglia contro la medicina difensiva, per arginare dimissioni volontarie e fughe all’estero», dice ancora Aodi.
Difesa del medico ruolo: no alle prescrizioni infermieristiche
Sul secondo punto cruciale, Aodi si schiera fermamente al fianco della FNOMCeO e del suo Presidente Filippo Anelli, opponendosi alla proposta di permettere agli infermieri il compito di prescrivere , avanzata dal Ministro Schillaci e dalla FNOPI.
«Rispettiamo ogni professione, ma ognuno deve svolgere il proprio ruolo», sottolinea Aodi.
«La diagnosi e la cura spettano ai medici, e non possiamo permettere che la carenza di personale sanitario o le lunghe liste d’attesa diventino una scusa per oltrepassare questi confini professionali».
La preoccupazione di Aodi è che, in nome dell’efficienza, si rischia di invadere i campi altrui, creando ulteriore confusione in un sistema sanitario già in difficoltà. «Non vogliamo guerre civili tra i professionisti della sanità», afferma con forza. «La sanità italiana sta già soffrendo, e non possiamo permetterci conflitti interni. Chiediamo al Ministro Schillaci di rispettare i ruoli professionali e di promuovere una collaborazione costruttiva tra medici e infermieri ed i farmacisti senza minare la figura del medico».
Conclusioni: per una sanità inclusiva e rispettosa delle competenze
Il messaggio di Foad Aodi è chiaro: «L’Italia ha bisogno di soluzioni per la carenza di personale sanitario, e l’integrazione degli infermieri stranieri rappresenta un’opportunità da cogliere, purché venga gestita nel rispetto delle regole e senza discriminazioni. Allo stesso tempo, è fondamentale difendere il ruolo centrale dei medici e professionisti della sanità italiani, evitando di confondere le competenze tra professionisti.
Aodi conclude con un appello: «Lavoriamo insieme per una sanità più inclusiva e forte, rispettando le competenze di ciascuno e garantendo un futuro migliore ai pazienti e ai professionisti che ogni giorno si dedicano alla loro cura».