Governo e Regioni, ignorando il parere negativo della maggior parte dei sindacati, delle associazioni, delle società scientifiche e della comunità internazionale, stanno portando avanti una soluzione precaria che rischia di aggravare ulteriormente la carenza di personale sanitario».
Chi ha sostenuto queste norme, parlando a nome degli infermieri, dovrà renderne conto, poiché la categoria, quella che ogni giorno lavora negli ospedali italiani, è in tumulto.
Sanità, Nursing Up e CNAI: «Caso Assistente Infermiere, si va verso l’approvazione definitiva!
ROMA, 3 OTT 2024 – «Sulla questione dell’Assistente Infermiere, prendiamo amaramente atto che le nostre fondate proteste, così come quelle di altre organizzazioni, non hanno avuto effetto. Le numerose evidenze e perplessità sollevate dai sindacati, dalle associazioni e dalle società scientifiche riguardo ai rischi di questa nuova figura non sono state sufficienti a fermare Governo e Regioni, che hanno deciso di proseguire senza considerare la qualità delle cure e la già fragile stabilità del sistema sanitario».
Nella seduta della Conferenza Stato-Regioni di questa mattina è infatti prevista l’approvazione definitiva del decreto che introdurrà ufficialmente l’Assistente Infermiere nel sistema sanitario italiano.
«Nonostante la raccolta firme promossa da CNAI e sostenuta da Nursing Up che ha raccolto in pochi giorni quasi 13 mila sottoscrizioni, e il parere fortemente critico espresso anche dalla comunità internazionale, che si è appellata alle nostre istituzioni per un cambio di rotta, la figura dell’Assistente Infermiere si sta concretizzando», dichiarano Antonio De Palma, Presidente di Nursing Up, e Walter De Caro, Presidente di CNAI.
«Governo e Regioni hanno ignorato i pareri negativi degli esperti nazionali ed internazionali tra cui quello Federazione Europea degli Infermieri (EFN). Proprio mentre diffondiamo questo comunicato, il decreto potrebbe essere approvato, segnando un momento cruciale per una riforma che, secondo noi, rischia di compromettere ulteriormente il già precario sistema sanitario».
«Continueremo a lottare – proseguono i due leader – per chiamare alle proprie responsabilità coloro che, parlando a nome degli infermieri, hanno sostenuto questa pericolosa realtà, nonostante la netta opposizione della maggior parte dei colleghi, preoccupati per la sicurezza dei pazienti e il futuro dell’infermieristica in Italia».
«In questo momento storico, l’introduzione della nuova figura senza una revisione complessiva del sistema, e senza un’adeguata valorizzazione economica e professionale di infermieri, ostetriche e altre professioni sanitarie (legge 43/2006), potrebbe essere grave e dannosa».
Non siamo nati ieri! Il decreto sull’Assistente Infermiere appare come una scorciatoia per evitare investimenti necessari, a lungo attesi e mai realizzati. «È preoccupante che la stessa FNOPI, che oggi sostiene l’introduzione dell’Assistente Infermiere, appoggi una figura ibrida e dalla formazione insufficiente, che farebbe regredire l’assistenza di anni ».
«Studi autorevoli, come RN4CAST ITALIA, dimostrano che la mortalità si riduce del 30% quando almeno il 60% del personale assistenziale ha una formazione specifica infermieristica.
Le principali criticità sollevate dalla comunità scientifica includono:
-La formazione degli Assistenti Infermieri potrebbe non essere sufficientemente rigorosa, compromettendo la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti.
-La mancanza di esperienza e competenze adeguate potrebbe aumentare il rischio di errori clinici.
L’esperienza internazionale e gli studi scientifici dimostrano inequivocabilmente che la qualità dell’assistenza e la riduzione della mortalità sono strettamente correlate alla presenza di infermieri laureati e con una solida formazione, non con l’introduzione di figure poco formate e a basso costo».
È evidente che l’introduzione di questa figura dovrebbe avvenire solo dopo:
-Aver consolidato il ruolo degli Operatori Socio Sanitari (OSS), nel rispetto della funzione infermieristica.
-Aver permesso al personale infermieristico di esprimere appieno il proprio potenziale, eliminando vincoli alla pratica libero-professionale e attuando la pratica infermieristica avanzata con prescrizione farmacologica.
– Aver migliorato la retribuzione di infermieri, ostetriche e altre professioni sanitarie.
– Aver investito nella formazione infermieristica, incentivando la partecipazione ai corsi con esonero dalle tasse e percorsi retribuiti di transizione università-lavoro.
– Aver coinvolto attivamente sindacati, associazioni infermieristiche e società scientifiche.
«Insomma, in Italia, ciò di cui abbiamo bisogno sono infermieri laureati. Questa non sembra essere una riforma orientata a migliorare il sistema, ma piuttosto un tentativo grossolano di coprire le falle create dalla carenza di personale, senza risolvere il problema alla radice.
L’introduzione di una figura ibrida con una formazione accelerata e competenze limitate rischia di non garantire la qualità dell’assistenza necessaria, e ci sorprende che Governo e Regioni non lo comprendano. Si rischiano contenziosi legali e un aumento degli errori clinici.
Comprendiamo l’urgenza di affrontare la carenza di personale, ma la proposta di introdurre l’Assistente Infermiere, oggi e nella sua attuale versione, potrebbe rivelarsi un rimedio peggiore del male», concludono De Palma e De Caro.
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