Centinaia di persone si sono riunite ieri in Piazza Garibaldi a Cagliari alle 17:00 per protestare contro il DDL Sicurezza e per esprimere, ancora una volta, sostegno al popolo palestinese. La manifestazione, organizzata da “Retza de is istudiantes”, neonata associazione studentesca, ha visto l’adesione e la partecipazione di A Foras, Unigcom, Assemblea Palestina Sassari, Usb e Unica per la Palestina. Massiccia, fin da subito, la presenza delle forze dell’ordine.
Nel comunicato della rete degli studenti si legge: “Il disegno legge 1660 è liberticida, da stato di polizia. decreto agevolato da un’opposizione parlamentare silente, che negli anni precedenti ha dato il via libera a queste nuove norme, che seguono la scia dei decreti Minniti e Salvini, e superano il fascismo del decreto Rocco. Come antifascisti riteniamo che tale decreto colpisca la genesi della lotta nella sua totalità andando a ledere il diritto di protesta, in particolare le manifestazioni contro la guerra (a cominciare da quelle contro il genocidio a Gaza), e quelle contro la costruzione di nuove basi militari, i picchetti operai, le proteste contro le grandi opere, le manifestazioni e i presidi contro la speculazione energetica e per il diritto all’abitare”.
Queste le motivazioni che hanno, dunque, portato i manifestanti in piazza per la difesa dei diritti e della libertà alla protesta non violenta.
La norma “anti Ghandi”
Gli organizzatori della manifestazione hanno posto particolare attenzione soprattutto all’articolo 14 del DDL 1660, la cosiddetta norma “anti Ghandi”.
Una norma estremamente repressiva che prevede fino ad un anno di carcere per chi, da solo, blocca una strada o una ferrovia e da sei mesi a due anni se il reato è commesso da più persone riunite. I blocchi stradali o ferroviari saranno, quindi, puniti come illeciti penali e non più come illeciti amministrativi. Un DDL che, in generale, criminalizza le proteste pacifiche, le proteste nei CPR e nelle carceri colpendo, ancora una volta, le fasce più deboli della popolazione.
Un disegno di legge che strumentalizza il concetto di sicurezza che dovrebbe, invece, essere inteso come sicurezza dei diritti, come garanzia da arbitrarie interferenze della pubblica autorità nelle libertà dell’individuo; un diritto garantito dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, precisamente all’art. 2, tra i diritti naturali e inalienabili dell’uomo.
Corteo vietato dalla Questura di Cagliari
Il corteo, che prevedeva una marcia pacifica verso Largo Carlo Felice, è stato poi vietato dalla Questura di Cagliari ed è stata autorizzata la sola manifestazione in Piazza Garibaldi con le seguenti motivazioni:
“Non potendosi escludere che l’iniziativa preavvisata possa essere in qualche modo strumentalizzata da parte di movimenti che sostengono anche la causa palestinese, così come per altro pubblicizzato sui social network e fonti aperte, e non potendosi escludere che tali tentativi possano ripercuotersi negativamente sulla gestione dell’ordine e sulla sicurezza pubblica, si prescrive che la manifestazione dovrà svolgersi in forma statica”.
I manifestanti si sono diretti verso la vicina via Garibaldi per procedere ad una camminata pacifica e da quel momento sono iniziate le tensioni con le Forze dell’Ordine.
Polizia e Carabinieri, in tenuta antisommossa, hanno iniziato a spintonare i partecipanti con scudi e manganelli per poi bloccare, con diverse camionette, via Garibaldi. Il corteo è poi proseguito nelle vie del capoluogo ma non senza difficoltà. Una palese dimostrazione di come il disegno di legge sia già realtà.
È corretto, dunque, tendere ad un orientamento di politica criminale repressivo e guidato dal consenso che nasce e si alimenta attraverso i sentimenti sociali di paura, rabbia, indignazione e che richiede interventi e risposte immediate per i cittadini? Quali erano i pericoli concreti nella marcia pacifica nelle vie del centro cittadino?
Il rischio di un populismo penale è evidente e concreto: ogni evento, anche pacifico, perde la propria specificità perché viene decontestualizzato e si pone come caso emblematico su cui riversare le istanze punitive. La risposta penale viene considerata come risolutoria per ogni tipo di problema e viene sempre posta in termini emergenziali; il diritto penale viene considerato il campo privilegiato per dare risposte ad ogni genere di pressione, che sia del governo o dell’opinione pubblica.
Elena Elisa Campanella