SETI INAF: a Cagliari il gotha mondiale della ricerca di vita extraterrestre
In Sardegna si parla di vita aliena, però seriamente. Il 10 e 11 Ottobre Cagliari ospiterà infatti il SETI INAF-Italy Workshop 2024, ovvero gli stati generali della ricerca di vita extraterrestre a trazione italiana grazie alla partecipazione dei radiotelescopi dell’Inaf al programma SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence). L’evento sarà di eccezionale importanza sia per la presenza dei più alti vertici dell’Inaf che di quelli dei principali istituti mondiali che si occupano di SETI. Il meeting di Cagliari precede di pochi giorni il Congresso Internazionale di Astronautica di Milano durante il quale – il 15 ottobre – verrà lanciato un importante annuncio scientifico.
Dal momento stesso in cui l’umanità ha cominciato a guardare il cielo, la domanda delle domande è sempre stata se ci fosse “qualcuno là fuori”, ma per migliaia di anni si son potute fare solo congetture di tipo logico e filosofico, puntualmente approdate alla quasi matematica certezza di non essere soli nell’Universo. Tuttavia, servono prove. La ricerca di intelligenza extraterrestre (Search for Extra Terrestrial Intelligence) venne sviluppata in modo strutturato a partire dagli anni ’60 grazie all’intuizione di Frank Drake e Carl Sagan, due visionari astrofisici statunitensi che fondarono, nel 1984, un istituto di ricerca dedicato a questo scopo e chiamato, appunto, SETI Institute, con sede a Mountain View, in California.
Dopo trent’anni di tentativi, appartentemente infruttuosi per la ricerca di vita intelligente al di fuori della Terra, sembrava che queste ricerche fossero in declino e invece SETI ha saputo rinnovarsi, ricreando interesse in tutta la comunità scientifica proprio grazie ai grandi progressi tecnologici che ha contribuito a sviluppare e ai finanziamenti che è riuscito ad attrarre.
A dimostrazione del rinnovato interesse verso la ricerca di quelle che in gergo vengono chiamate “tecnofirme“, è in arrivo il SETI INAF-Italy Workshop 2024, il terzo congresso italiano organizzato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) dedicato all’intelligenza extraterrestre che si svolgerà il 10 ed 11 ottobre 2024 al Teatro Doglio di Cagliari. I primi due incontri del SETI italiano si erano svolti a Roma nel 2017 e nel 2019 sotto l’egida della presidenza di Nichi D’Amico (cui verrà tributato un affettuoso ricordo), l’edizione 2024 ha un’impronta più marcatamente internazionale ed è stata ancor più fortemente supportata dalla Direzione Scientifica dell’Inaf.
Saranno infatti presenti, fra i tanti, Bill Diamond, presidente ed amministratore del SETI Institute, Michael Garrett, direttore del Jodrell Bank Centre for Astrophysics di Manchester, Andrew Siemion, direttore del Berkeley SETI Research Center di cui fanno parte anche Steve Croft e Vishal Gajjar. Lato Italia interverranno sul tema tanti ricercatori e ricercatrici dell’Inaf oltre al Presidente Roberto Ragazzoni e al Direttore Scientifico Filippo Zerbi. Citare tutti sarebbe impossibile, meglio consultare il programma sul sito dedicato. L’aspetto umanistico e l’impatto sul nostro immaginario verrà affrontato anche dalla poliedrica artista Daniela De Paulis, autrice di “A sign in space”, un progetto artistico e comunicativo che ad oggi, dopo oltre un anno dal lancio, continua a far discutere in ogni angolo del mondo.
Attraverso le diverse sessioni, verranno discusse le condizioni fisiche e chimiche idonee per la nascita e lo sviluppo della vita che possono portare a una società intelligente e tecnologica in grado di rilasciare firme elettromagnetiche nello spazio come fa oggi l’umanità. Le tecniche di osservazione SETI saranno ovviamente affrontate tenendo in considerazione lo stato dell’arte della tecnologia disponibile. Saranno presenti, per spiegare come realmente vengono prima realizzate e poi analizzate le osservazioni in ambito SETI, molti degli studenti che negli ultimi anni si sono avvicendati nei mesi estivi all’Inaf – Osservatorio Astronomico di Cagliari per mettere a punto algoritmi e tecniche osservative.
Grazie, infatti, allo sviluppo di telescopi all’avanguardia con nuove ottiche e nuovi ricevitori, supercomputer, algoritmi di apprendimento automatico, filtri anti-interferenze e una lunga serie di migliorie tecnologiche, oggi possiamo contare su strumenti davvero raffinati per la ricerca di vita extraterrestre. Siamo infatti in grado di scoprire con sempre maggiore frequenza una quantità considerevole di pianeti extrasolari – o esopianeti – adatti ad ospitare acqua liquida e dunque, potenzialmente, la vita.
Attenzione però, perché il programma SETI non è alla ricerca di traccianti, molecole organiche e “mattoni della vita”: quella che interessa finanziatori e studiosi è l’intelligenza evoluta, sia di tipo non intenzionale che (auspicabilmente) quella legata alla volontà di comunicare, perché – se la scoperta di batteri incastonati in qualche roccia marziana o sotto un oceano ghiacciato di Titano sarebbe di per sé una notizia storica – la scoperta di altre civiltà evolute e capaci di utilizzare le onde elettromagnetiche per comunicare rappresenterebbe, come ricordò in più di un’occasione anche Nichi d’Amico, un salto enormemente più profondo per l’umanità. Le implicazioni della scoperta di un’altra intelligenza sarebbero, e sono tuttora, inimmaginabili. Captare un segnale intelligente ci porterebbe molte più domande che certezze ma la sola evidenza dell’esistenza di un’altra civiltà cambierebbe per sempre tutte le nostre convinzioni sulla centralità non tanto della Terra quanto, soprattutto, della nostra intelligenza e moralità nell’ordine cosmico.
L’evoluzione della ricerca in questo campo è stata bruciante, basti pensare che il primo degli oltre settemila esopianeti registrati finora è stato scoperto e confermato solo nel 1995 ed è valso il premio Nobel a Michel Mayor e Didier Queloz. Oggi possiamo quindi puntare i nostri più potenti strumenti verso sorgenti sicure, come stelle vicine, per cui i tempi, le risorse e – si spera – i risultati nei prossimi anni saranno estremamente ottimizzati.
Grazie a questi progressi, il programma SETI è oggi considerato un campo di ricerca in forte crescita in astronomia e, in questo contesto, l’Italia gioca un ruolo da protagonista grazie alla sua rete di ben quattro grandi radiotelescopi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) sparsi tra Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna. Le antenne di Medicina e Croce del Nord (Bologna), il radiotelescopio di Noto (Siracusa) e il Sardinia Radio Telescope di San Basilio (Cagliari) sono infatti in grado di lavorare sia individualmente che in coordinamento alla ricerca di segnali alieni. Pochi paesi al mondo possono vantare un simile potenziale.
In particolare, il Sardinia Radio Telescope (SRT) è entrato da qualche anno a pieno titolo nel progetto Breakthrough Listen, che dal 2015 ha dedicato 100 milioni di dollari ad osservazioni SETI con i migliori telescopi in circolazione: Green Bank Telescope e Lick Observatory negli Stati Uniti, Parkes in Australia, il nuovissimo MeerKAT in Sudafrica, a cui si è aggiunta, nel 2021, la parabola sarda. Proprio gli studi effettuati dal Sardinia Radio Telescope saranno oggetto di una press release internazionale prevista per il 15 ottobre 2024 che verrà presentata in concomitanza con l’avvio dei lavori del Congresso Internazionale di Astronautica di Milano.
Grazie a questa collaborazione – nata dall’ostinazione e dalla visione dell’ingegnere elettronico dell’Inaf di Cagliari Andrea Melis – l’Italia si è ritagliata uno spazio importante in questo settore dell’astrofisica di frontiera e questo prestigioso appuntamento in Sardegna ne è la dimostrazione. D’altra parte, come hanno affermato Cocconi e Morrison nel 1959: “La probabilità di successo è difficile da stimare, ma se non cerchiamo mai la possibilità di successo sarà zero”.