Un dramma contemporaneo per la Stagione Teatrale 2024-2025 “Molti Sguardi” organizzata da L’Effimero Meraviglioso con la direzione artistica di Maria Assunta Calvisi: debutta in prima regionale “Wet Floor” di Fabio Pisano, nuova produzione dei “padroni di casa” con Daniel Dwerryhouse e Federico Giaime Nonnis nei ruoli, rispettivamente, di un (sedicente) addetto alle pulizie e di un giornalista di successo, in cartellone venerdì 1 novembre alle 19 e sabato 2 novembre alle 20.30 al Teatro Civico di Sinnai per una riflessione sulle moderne derive del sistema dell’informazione nell’era dei social media e delle fake news.
Una pièce originale che affronta temi delicati e complessi come l’etica e la deontologia professionale a fronte della necessità di anticipare i colleghi e dare una notizia per primi ma anche gli effetti collaterali e le conseguenze che una comunicazione imprecisa o errata, come un’ipotesi azzardata o una pericolosa insinuazione, oppure una violazione della privacy possono avere sulla vita delle persone coinvolte loro malgrado in eventi delittuosi o di carattere scandalistico.
“Wet Floor” (letteralmente “pavimento bagnato”, la scritta che campeggia come avviso di pericolo durante i lavori di pulizia) racconta lo strano ma tutt’altro che casuale incontro tra un cronista d’assalto, cinico e spregiudicato come si conviene a chi aspira a fare carriera nello spietato mondo del “quarto potere”, dotato di quel “sesto senso” o intuito nel riconoscere ciò che può catturare l’attenzione dei lettori o comunque suscitare la loro curiosità e uno sconosciuto e anonimo uomo in tuta che si presenta con tanto di attrezzatura e si accinge a lavare per terra, per poi rivelarsi un sequestratore. Infatti la richiesta del presunto addetto alle pulizie di lasciar asciugare il pavimento, che costringe il giornalista a restare inchiodato alla sua scrivania, si rivela ben presto uno stratagemma per prendere tempo: esaurita la pazienza dell’inconsapevole “ostaggio”, Ruth Mahanamm (Daniel Dwerryhouse) estrae una pistola e svela all’esterrefatto Ben Hones (Federico Giaime Nonnis) il suo piano, ovvero punire simbolicamente attraverso di lui quella stampa divenuta inattendibile e inaffidabile, che ha tradito la propria missione di diffondere e difendere la verità.
«Oggi se non leggi i giornali sei disinformato, se invece li leggi sei informato male» – afferma Ruth Mahanamm, anticipando la celebre dichiarazione dell’attore americano Denzel Washington contro gli abusi della stampa e le fake news –. «Una delle conseguenze della troppa informazione è il bisogno di arrivare primi, non importa più dire la verità, quindi qual è la responsabilità di un giornalista? Dire la verità. Non solo arrivare per primi, ma dire la verità».
“Wet Floor”, opera del pluripremiato drammaturgo partenopeo Fabio Pisano (da un’idea di Antimo Casertano), nella mise en scène de L’Effimero Meraviglioso con la regia di Maria Assunta Calvisi, dopo la prima nazionale lo scorso 30 agosto al Festival di Todi, approda finalmente in Sardegna per un duplice appuntamento al Teatro Civico di Sinnai. Una sorta di thriller in cui il mistero che avvolge la scomparsa e l’ipotetico “rapimento” di alcuni colleghi, su cui peraltro intendeva realizzare un servizio, si rivela improvvisamente in tutta la sua drammaticità allo sfortunato Ben Hones, a sua volta vittima dello stesso sequestratore e trasformato quindi nel protagonista di uno scoop trasmesso in diretta davanti a milioni di followers.
Il dialogo tra l’ostaggio, che si rende conto di aver assistito a tutti i preparativi, compresa l’installazione della telecamera, senza far caso alla presenza dell’anonimo operaio così come dell’addetto alle pulizie finché questi, rinunciando al travestimento, non ha svelato le sue vere intenzioni e il suo sequestratore alterna toni tragicomici e grotteschi a momenti di alta tensione, quando la situazione si fa più esplosiva. Si intuisce fin da subito che Mahanamm è o almeno si considera un fallito, un uomo che ha toccato il fondo e non ha ormai più nulla da perdere e quindi la sua azione dal forte valore simbolico rappresenterebbe un “sacrificio” per il bene comune; ma in effetti sussistono anche delle “ragioni personali”, nella scelta del bersaglio come nella decisione drastica di farsi giustizia da sé eliminando colui che, con una semplice frase, un’illazione, ha mandato a rotoli la sua intera esistenza. Il sottile equilibrio tra i due, carnefice e vittima, si presta anche a un ribaltamento di ruoli: chi è il vero colpevole in questa storia intrisa d’amarezza, l’uomo che ha perso il lavoro e ha visto fallire il suo matrimonio per un’accusa infondata, che ha subito la macchina del fango e la condanna mediatica o chi per ambizione ha azzardato un’ipotesi, che avrebbe potuto essere una nota di colore o poco più di una boutade (anche se passibile di un’accusa di diffamazione) in bilico tra l’indiscrezione e l’arroganza da sedicente esperto di casi criminali, e invece a sua insaputa ha provocato una catastrofe.
Il gioco della verità proposto da Fabio Pisano va oltre l’atto di accusa contro gli eccessi del “quarto potere” per toccare la sfera privata dei due uomini costringendo entrambi a fare un bilancio delle proprie esistenze, dalla solitudine dell’uomo in carriera, senza amici né relazioni durature, al tradimento e la perdita degli affetti del disoccupato, il cui fallimento rappresenta una colpa agli occhi dei suoi stessi familiari. Nel mirino del drammaturgo napoletano anche la folla degli spettatori che assistono al dramma e esprimono il loro parere senza censure, protetti dall’anonimato del web, come i tanti, troppi “leoni da tastiera” che lanciano invettive e incitano all’odio, e al riparo dietro lo schermo di uno smartphone o di un computer condannano senza pietà (spesso senza cognizione di causa) e stigmatizzano azioni e inclinazioni altrui. Un teatro della crudeltà che si consuma nel tempo della rappresentazione e offre molteplici spunti di riflessione sulla complessità del mondo contemporaneo, nell’era della globalizzazione e sullo smarrimento e la confusione causate da un ininterrotto flusso di informazioni, non sempre verificabili, in cui è sempre più difficile orientarsi e distinguere il vero dal falso.
Focus sul ruolo cruciale e sulle responsabilità dei giornalisti come custodi della verità: la provocazione di “Wet Floor” sta proprio nel ribadire nonostante tutto, l’importanza del “quarto potere” e il rigore e la serietà nel controllo delle fonti, per contrastare la disinformazione e tutelare i diritti dei lettori come quelli delle persone coinvolte dei fatti, perché sapere è potere e la conoscenza è fondamentale requisito nelle moderne democrazie per garantire giustizia e libertà.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
La Stagione Teatrale 2024-2025 “Molti Sguardi” organizzata da L’Effimero Meraviglioso al Teatro Civico di Sinnai prosegue fino al 12 aprile, alternando la leggerezza e l’ironia della commedia e il pathos del dramma, tra riletture di classici e testi contemporanei, con un omaggio a Sergio Atzeni.
Viaggio in Germania – venerdì 15 novembre alle 20.30 – con “Reise Nach Deutschland”, esilarante monologo di e con Mauro Salis, con la regia di Elena Musio (produzione Ilos Teatro) in cui il protagonista si interroga sulle differenze tra i popoli, tra paradossi e luoghi comuni, strane incomprensioni e divertenti “scoperte”. Un racconto avvincente e divertente su usi e costumi che mutano al di qua e al di là delle Alpi, lungo un itinerario che dall’Isola al centro del Mediterraneo conduce nel cuore della Mitteleuropa. Tra incertezze e paure, sorgono interrogativi cruciali come: «è possibile far ridere un tedesco senza parlargli per forza del nostro deficit?», accanto a visioni surreali: «sui tetti ripidi di Norimberga scivola la neve… ma pure i gatti»: “Reise Nach Deutschland” «si muove, tra il serio e il faceto, in un costante parallelismo, tra la realtà teutonica e quella sarda, trovando finalmente un punto di contatto nel considerevole consumo della tanto amata birra…».
Tra echi beckettiani – sabato 23 novembre alle 20.30 – con “Vuoti”, uno spettacolo scritto e diretto da Claudio Massimo Paternòe interpretato da Ilaria Pigliautile e Francesco Rinaldi (produzione MTTM / Micro Teatro Terra Marique) che rappresenta «un’allegoria della condizione contemporanea dei 30enni: inattivi, inoccupati, disoccupati, alla ricerca di una propria identità, senza punti di riferimento, schiacciati dalla società… in cerca di qualcosa li riempia di contenuti effimeri e li svuoti dalle proprie ansie». In scena due personaggi, ispirati a Vladimiro ed Estragone di “Aspettando Godot”, per la storia di un’amicizia… o meglio il racconto di due solitudini, dato che i due sono concentrati su se stessi e sul groviglio dei propri pensieri e si limitano a sopportarsi a vicenda… In un’atmosfera surreale, «tra l’aulico e l’effimero, tra il serio e il faceto, tra il filosofico e il grossolano» lo spettacolo si interroga sul significato dell’esistenza, tra «logica e senso» e sulla solidarietà umana.
Una rivoluzione culturale nel Meridione d’Italia – venerdì 6 dicembre alle 20.30 – con “La ricetta di Danilo”, scritto e interpretato da Totò Galati con la consulenza drammaturgica e la regia di Claudio Zappalà (produzione Barbe à Papa Teatro e Teatro della Città) sulla lotta non violenta contro le mafie e contro la disoccupazione, l’analfabetismo e la fame endemica portate avanti da Danilo Dolci in Sicilia. In una cucina, un attore «durante tutta la preparazione delle “polpette alla Danilo” racconta dei primi anni vissuti a Trappeto da Danilo Dolci e della sua ricetta di comunità, dall’arrivo in questo paesino fangoso privo di ogni servizio, fino allo sciopero della fame del 1956». Il ritratto del sociologo e poeta attivista in difesa dei diritti umani contro le ingiustizie, rappresenta un esempio positivo e uno stimolo verso il cambiamento in un momento «in cui rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori devono andare di pari passo, per non lasciare nessuno indietro».
Vite in transito – domenica 8 dicembre alle 19 – con “Il Coro di Babele”, una pièce originale scritta e diretta da Claudio Zappalà, con Chiara Buzzone, Federica D’Amore, Totò Galati, Roberta Giordano e Pierre Jacquemin (produzione Barbe à Papa Teatro) sul tema delle moderne migrazioni, con le storie di «tanti giovani italiani che lasciano i propri paesi per raggiungere le grandi città, mete ormai note nel nostro immaginario». Cinque racconti emblematici, sulle vicende più o meno travagliate ma anche sulle aspirazioni di donne e uomini che «viaggiano sui voli low cost: è la storia di chi vive a Babele, di chi lascia una casa per cercarne un’altra»: i protagonisti ripensano alle scelte compiute alle speranze, ai compromessi. “Il Coro di Babele” narra l’incessante «migrare di corpi e di anime» in una civiltà in movimento, dove «le storie si intrecciano e si confondono, come le lingue, gli amori, i drammi, le gioie, la malinconia, la voglia di conoscere, il desiderio di tornare».
Ironia in scena – sabato 14 dicembre alle 20.30 – con “Una coppia quasi perfetta” di e con Rocco Ciarmoli e Laura De Marchi, una moderna commedia sull’amore, per una riflessione sulla vita a due, di fronte alla prospettiva di una serena vecchiaia. I due protagonisti, Luciana e Ubaldo stanno insieme da quarant’anni e «tra alti e bassi hanno condiviso tutte le stagioni della vita», ed ora, da tempo in pensione, non dovrebbero far altro che gioire di ogni attimo e essere felici e in armonia. «Un giorno però, la possibilità di ordinare un premio con i punti della Farmacia, li mette davanti ad un’amara verità: a più di settant’anni non hanno bisogno di niente se non.. .di un bambino che non hanno mai avuto!». La rivelazione inattesa mette in crisi la coppia, che si scopre “quasi” perfetta, costretta a rimettersi in gioco e riflettere sul passato e sul futuro: una vicenda estrema e stravagante, in cui una “mancanza” costringe i due buffi e stralunati personaggi a ripensare la propria vita.
Omaggio a Sergio Atzeni – sabato 18 gennaio alle 20.30 – con “Il quinto passo è l’addio”, liberamente ispirato alle opere dello scrittore e poeta, nell’interpretazione di Giovanni Carroni, che firma drammaturgia e regia dello spettacolo (produzione Bocheteatro) per un affresco del capoluogo tra amarezza e rabbia, nostalgia e disincanto. La pièce trae spunto dal romanzo «più autobiografico e denso di emozioni» dell’autore di “Passavamo sulla terra leggeri” e “Bellas Mariposas”, «si nutre delle vicende che si dipanano dentro una Cagliari degradata, tra personaggi anch’essi degradati e reietti, perdenti, emarginati, ma sempre pronti alla beffa e al sarcasmo più truce». Il protagonista, Ruggero Gunale, alter ego dello scrittore, «ci accompagna alla riscoperta della città bianca, «informe e magmatica»,in un alternarsi di campidanese e logudorese: i luoghi e i personaggi assurgono a miti con forza poetica rara, rabbia, passione, tenerezza e amore».
Viaggio nell’universo femminile – domenica 2 febbraio alle 19 – con “I monologhi della vagina” di Eve Ensler nella traduzione di Monica Capuani, con Maria Teresa Giachetta e Francesca Giacardi (produzione Cattivi Maestri): un’antologia di storie per un racconto a più voci, dove donne di età e cultura, estrazione sociale diverse si mettono a nudo raccontando il proprio rapporto intimo e sofferto con la sessualità. La riscoperta del corpo, e del piacere femminile sono la chiave attraverso cui la drammaturga statunitense racconta un processo di autocoscienza e emancipazione, in un’opera che appare ancora oggi trasgressiva e provocatoria, per la capacità di superare pregiudizi e paure e rivendicare dignità e libertà per le donne in nome della parità. I monologhi svelano «storie normali o straordinarie, piccole o grandi, storie d’amore, di dolore, di piacere, di lotta, ora divertenti e ora tragiche… in cui le donne possono riconoscersi e su cui gli uomini debbono riflettere».
Il tema dell’ipocrisia – sabato 15 febbraio alle 20.30 – ne “Il Tartufo” di Molière, con Andrea Avanzi, Valentina Donatti, Carlotta Chizzoni, Fabrizio Croci, Matteo Baschieri, Marco Santachiara, Chiara Baccarini per la regia di Domenico Ammendola (produzione NoveTeatro): la celere commedia racconta le imprese di un astuto impostore che, fingendosi un uomo pio dedito a Dio e al prossimo, cerca di raggirare il ricco Orgone per sposarne la figlia Marianna e impossessarsi dei suoi beni. «Irriverente e beffardo, il testo di Molière non solo rappresenta un irresistibile atto d’accusa contro il perbenismo e la falsità che permeava la società e le corti del suo tempo, ma costituisce ancora oggi un’irraggiungibile satira dell’ipocrisia umana, tanto è vero che da questa commedia deriva il sostantivo tartufismo, ovvero un comportamento da ipocrita». Una trama intricata, non priva di pathos che in un susseguirsi di gags mette l’accento sulle umane passioni, per concludersi con l’atteso lieto fine.
Tra realtà e invenzione – sabato 22 febbraio alle 20.30 – con “Spartacu Strit Viù – Viaggio sulla SS 106” di Francesco Gallelli, anche protagonista sulla scena e Luca Maria Michienzi, che firma la regia (produzione Teatro del Carro/MigraMenti) racconta di una delle tante “strade della morte” disseminate nel Balpaese. Una linea d’asfalto che evoca tante, troppe tragedie: «la SS 106 Jonica, che collega Reggio Calabria a Taranto diventa il pretesto per parlare di schiavitù, di sogni, di incontri umani, di paesaggi, di incidenti, di Beautiful, di mar Jonio, di lotta e di politica». La strada che Spartacu, moderna incarnazione dell’antico lottatore/schiavo trace, simbolo di ribellione, percorre ogni giorno per «guadagnare quei pochi denari che gli occorrono per sperare di costruirsi un futuro e una famiglia». La sua storia s’intreccia con quella di Franco Nisticò, politico calabrese, battutosi per l’ammodernamento della 106, dove finì per perdere la vita al termine dell’ultimo comizio nel 2009.
Tra mito e attualità – sabato 8 marzo alle 20.30 – con “LidOdissea”, il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, in scena con Ludovico D’Agostino e Silvia Zaru, con la collaborazione di César Brie (produzione Compagnia Berardi/Casolari). La pièce racconta di «una famiglia in vacanza in uno stabilimento balneare, che tra flashback e flashforward rivive le avventure del viaggio mitologico, trasformandolo in un viaggio interiore alla scoperta dei limiti, delle difficoltà e dei paradossi della società». Ulisse, Penelope e Telemaco insieme a un aedo non vedente si ritrovano in un mondo «dove l’errore umano è sempre una colpa e i numeri contano più delle parole, dove ogni azione deve essere performante, mirata al raggiungimento di un obiettivo e l’altra faccia della medaglia è sempre e solo il fallimento». Una moderna epopea dove tra episodi esilaranti e tragici, situazioni paradossali e grottesche, i personaggi rivelano la loro inadeguatezza nella realtà contemporanea.
Una storia surreale e divertente tra cronaca e fantasia – domenica 30 marzo alle 19 – con “Cosa potrebbe andare storto?”, una commedia scritta e diretta da Giorgio Latini, ance protagonista sulla scena con Ottavia Bianchi, Patrizia Ciabatta e Roberto Fedele (produzione Altrove Teatro Studio): due improbabili e inesperti malviventi tentano di rapinare una banca ma il piano fallisce e si vedono costretti a barricarsi all’interno dell’edificio con due ostaggi. La vicenda assume toni paradossali, in un susseguirsi di situazioni esilaranti e grottesche: durante le trattative con la polizia, il direttore riesce a liberarsi e assale i ladri a tradimento, si confondono i piani e il confronto tra rapinatori e vittime mette l’accento su differenti visioni del mondo: soldi contro amore, potere contro libertà. «Il lieto fine potrebbe ancora verificarsi, ma solo se tutti gli ingranaggi del piano si incastrassero alla perfezione. In fondo… cosa potrebbe andare storto?».
Finale con brio – sabato 12 aprile alle 20.30 – con “Buoni o cattivi? Punti di vista” di Riccardo Bàrbera, con Gino Auriuso, Miriam Mesturino e Franco Oppini, per la regia di Gino Auriuso (produzione ArtenovA) per una riflessione sull’eterno scontro tra il bene e il male. Una galleria di personaggi tra poche luci e molte ombre, tratti dai capolavori della storia della letteratura e del teatro, per indagare le ragioni di comportamenti insensati e crudeli, parole e azioni che feriscono, se non veri e propri delitti, innescando spirali di sangue, fino a provocare guerre e catastrofi. A partire dalla Bibbia, con la storia di Caino e Abele, per approdare alle commedie e ai drammi di William Shakespeare e Luigi Pirandello, senza dimenticare le novelle di Giovanni Boccaccio, ma ance i films di Woody Allen con interpretazioni inedite dei moventi e delle cause, per un raffinato e coinvolgente divertissement dove «il ritmo è incalzante, l’ironia è imperante, ma lascia spazio a momenti di pura e intensa teatralità».
La Stagione Teatrale 2024-2025 / “Molti Sguardi” al Teatro Civico di Sinnai è organizzata da L’Effimero Meraviglioso con la direzione artistica di Maria Assunta Calvisi, con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sinnai e dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna.