Le storie di Marino e di Calviello ci forniscono un ulteriore spaccato di quanto il sistema criminale si atroce e spietato nelle dinamiche di affermazione della propria supremazia.
Ilaria Galea e Beatrice Monachella, studentesse del Liceo scientifico “Filolao di Crotone, ricordano gli eventi attraverso una descrizione rigorosa dei fatti dell’epoca ponendo interrogativi importanti.
“Girolamo Marino era un chirurgo dell’ospedale di Locri, un medico che, anche se diventato primario da poco tempo, era amato e considerato un bravo professionista. Il 21 ottobre Caterina Giampaolo, figlia del boss di’ Ndrangheta Antonio Giampaolo, fu portata in ospedale per un’appendicite e il chirurgo che l’operò fu Girolamo Marino. Girolamo fece un lavoro impeccabile e durante l’intervento non ci furono complicazioni. I problemi si verificarono dopo l’intervento, la bambina entrò in coma e sfortunatamente non ce la fece. La famiglia di Caterina cercò vendetta e il 22 ottobre, mentre Girolamo tornava a casa da lavoro, incontrò la morte, fu ucciso con quattro colpi sparati in testa. Nonostante Girolamo avesse compiuto il suo dovere gli spettò soltanto la morte per aver provato a salvare una piccola vita. Questo non fu il primo caso di questo genere all’ospedale di Locri. Questi sono i principi che ha la mafia, questo è il suo modo di agire, cerca di farsi la Sua Giustizia con la vendetta, con crudeltà e violenza portando dolore e paura alle famiglie delle vittime e alla comunità tutta. Ancora una volta la mafia si dimostra per quello che è: spietata, terrificante e sanguinaria, e talvolta mi stupisco per l’indifferenza collettiva rispetto a tanta efferatezza e continui il suo corso senza indignarsi davanti a crimini, ad estorsioni e ricatti che in silenzio, senza alzare troppa polvere, continuano ad essere perpetrati, finché un’altra vita viene spazzata via come foglie dal vento.” (Ilaria Galea)
“Voglio ricordare il giovanissimo Domenico Calviello di soli 14 anni, che fu la 22 esima vittima della criminalità dall’inizio dell’anno 1989 il 20 ottobre.
Infatti per Domenico era una giornata come le altre, verso le 21 si recò presso la macelleria gestita dal padre; proprio da un muretto che si trovava lì vicino partirono vari colpi mortali per il giovane. Il fratello Antonio che si trovava anche lui vicino la macelleria, appena sentì gli spari cominciò a correre, fino a quando non si rese conto che il fratello era sparito, così, tornato alla macelleria, vide il padre, Pietro, che stava soccorrendo il fratello minore. Domenico fu trasportato d’urgenza all’ospedale ma non ci fu niente da fare. Nonostante siano passati 35 anni ancora le cause della sua morte sono incerte, ma molti pensano che ci sia stato uno scambio di persona e che il vero bersaglio fosse il fratello Antonio. Non è giusto morire così giovani, ma soprattutto non è giusto morire per colpa della criminalità; purtroppo ancora oggi tutto questo accade ma vi invito a riflettere ogni tanto sul dolore affrontato dai suoi familiari, e vi pongo una domanda: se Domenico invece fosse stato un vostro familiare?
Purtroppo Domenico non ha avuto mai giustizia poiché i suoi killer ancora oggi sono sconosciuti. Domenico Calviello era ricordato da tutti come un ragazzo solare e sempre pronto ad aiutare il prossimo; prendiamo esempio da questo ragazzino di soli 14 anni, perché molto spesso ci dimentichiamo che il mondo è pieno di persone come Domenico che hanno perso la vita ingiustamente.”
Il CNDDU auspica, così come proposto dalle giovanissime studentesse una maggiore attenzione e sensibilità nei confronti di chi cade senza a causa della violenza altrui.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.