(Adnkronos) –
Sondaggisti e analisti politici non hanno dubbi: sarà la Pennsylvania, più di ogni altro stato chiave, a consegnare le chiavi della Casa Bianca a Donald Trump o Kamala Harris. Parlando in numeri, una recente analisi di The Hill, il candidato, o la candidata, che il prossimo 5 novembre si aggiudicherà il Keystone State avrà l'85% di possibilità di diventare presidente. E Nate Silver, il guru dei sondaggisti americani, addirittura parla del 90% delle possibilità. La Pennsylvania infatti appare cruciale nel 'cammino' sia di Harris che di Trump verso il traguardo del numero magico, i 270 voti elettorali necessari per l'elezione a presidente nel collegio elettorale. In ogni duello per la Casa Bianca, un candidato si costruisce un 'cammino' verso la Casa Bianca, attraverso le vittorie in stati in cui il suo partito ha un tradizionale vantaggio e puntando ad un numero di vittorie negli stati contesi sufficiente ad arrivare a 270 voti elettorali. Secondo gli analisti, sia Harris che Trump potrebbero in effetti avere cammini alternativi in caso di sconfitta in Pennsylvania, ma questi gli imporrebbero di vincere in stati in cui non sono tradizionalmente favoriti. "Non prevediamo che nessuno dei due candidati possa raggiungere i 270 voti elettorali senza vincere la Pennsylvania, dove al momento sono alla pari", si legge ancora nell'analisi realizzata dal Decision Desk HQ di The Hill il cui direttore, Scott Tranter, che dà comunque ad Harris una percentuale leggermente più alta, il 52%, di vittoria.
Sono diversi i fattori che rendono la Pennsylvania così decisiva, a cominciare dal fatto che dal punto di vista demografico, economico e politico appare come un microcosmo degli interi Stati Uniti. Con un passato di forte industria manufatturiera, ora lo stato ha nuovi tipi di industrie, ma anche un ampio settore energetico, con grandi depositi di shale oil. La popolazione è in maggioranza bianca, ma con comunità di minoranze in crescita, con città industriali come Allentown che sono ora a maggioranza ispanica. La percentuale degli afroamericani è del 12%, vicina al 13% nazionale. Infine, secondo un modello ormai classico non solo negli Usa, ci sono grandi aeree urbane, come Philadelphia e Pittsburgh, che votano democratico, con le vaste aree rurali invece conservatrici. In mezzo i sobborghi del ceto medio, un tempo repubblicani ed ora che guardano a sinistra. Insomma uno stato che appare spaccato tra repubblicani e democratici, come dimostra il fatto che nel 2016 Trump ha sconfitto Hillary Clinton per 44mila e quattro anni dopo è stato sconfitto da Joe Biden per 82mila. Inoltre la Pennsylvania, quinto stato più popoloso d'America, è fra i sette stati chiave quello con il bottino di voti elettorali, 19, più ricco. Senza dimenticare che dal 1972, il Keystone State ha votato sempre per il vincitore delle presidenziali, tranne in due casi: nel 2000 quando fu Al Gore a vincere in Pennsylvania e nel 2004 quando fu vinta da John Kerry, mentre entrambe le elezioni furono vinte da George Bush. Secondo degli esempi di cammino verso la Casa Bianca della Bbc, se Harris vince Pennsylvania, Wisconsin e Michigan – negli ultimi 50 anni i tre stati della Rust Belt hanno sempre votato nello stesso modo, tranne che in due elezioni – e il distretto congressuale del Nebraska, unico stato insieme al Maine che assegna grandi elettori con il proporzionale, la democratica sarà la prossima presidente. Se invece sarà Trump a vincere in Pennsylvania, anche senza Michigan e Wisconsin ma con North Carolina e Georgia, allora sarà lui a tornare alla Casa Bianca. Se non vincesse in Pennsylvania, Trump non avrebbe alcuna possibilità di vittoria senza conquistare almeno tre stati conquistati da Biden nel 2020. Mentre per Harris una sconfitta in Pennsylvania, significherebbe dover vincere per forza o in North Carolina, che ha 16 voti elettorali ed è andata a Trump sia nel 2016 che nel 2020, o in Georgia, che ha sempre 16 voti elettorali ed è stata persa da Trump quattro anni fa per appena 11mila voti. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Sondaggisti e analisti politici non hanno dubbi: sarà la Pennsylvania, più di ogni altro stato chiave, a consegnare le chiavi della Casa Bianca a Donald Trump o Kamala Harris. Parlando in numeri, una recente analisi di The Hill, il candidato, o la candidata, che il prossimo 5 novembre si aggiudicherà il Keystone State avrà l'85% di possibilità di diventare presidente. E Nate Silver, il guru dei sondaggisti americani, addirittura parla del 90% delle possibilità. La Pennsylvania infatti appare cruciale nel 'cammino' sia di Harris che di Trump verso il traguardo del numero magico, i 270 voti elettorali necessari per l'elezione a presidente nel collegio elettorale. In ogni duello per la Casa Bianca, un candidato si costruisce un 'cammino' verso la Casa Bianca, attraverso le vittorie in stati in cui il suo partito ha un tradizionale vantaggio e puntando ad un numero di vittorie negli stati contesi sufficiente ad arrivare a 270 voti elettorali. Secondo gli analisti, sia Harris che Trump potrebbero in effetti avere cammini alternativi in caso di sconfitta in Pennsylvania, ma questi gli imporrebbero di vincere in stati in cui non sono tradizionalmente favoriti. "Non prevediamo che nessuno dei due candidati possa raggiungere i 270 voti elettorali senza vincere la Pennsylvania, dove al momento sono alla pari", si legge ancora nell'analisi realizzata dal Decision Desk HQ di The Hill il cui direttore, Scott Tranter, che dà comunque ad Harris una percentuale leggermente più alta, il 52%, di vittoria.
Sono diversi i fattori che rendono la Pennsylvania così decisiva, a cominciare dal fatto che dal punto di vista demografico, economico e politico appare come un microcosmo degli interi Stati Uniti. Con un passato di forte industria manufatturiera, ora lo stato ha nuovi tipi di industrie, ma anche un ampio settore energetico, con grandi depositi di shale oil. La popolazione è in maggioranza bianca, ma con comunità di minoranze in crescita, con città industriali come Allentown che sono ora a maggioranza ispanica. La percentuale degli afroamericani è del 12%, vicina al 13% nazionale. Infine, secondo un modello ormai classico non solo negli Usa, ci sono grandi aeree urbane, come Philadelphia e Pittsburgh, che votano democratico, con le vaste aree rurali invece conservatrici. In mezzo i sobborghi del ceto medio, un tempo repubblicani ed ora che guardano a sinistra. Insomma uno stato che appare spaccato tra repubblicani e democratici, come dimostra il fatto che nel 2016 Trump ha sconfitto Hillary Clinton per 44mila e quattro anni dopo è stato sconfitto da Joe Biden per 82mila. Inoltre la Pennsylvania, quinto stato più popoloso d'America, è fra i sette stati chiave quello con il bottino di voti elettorali, 19, più ricco. Senza dimenticare che dal 1972, il Keystone State ha votato sempre per il vincitore delle presidenziali, tranne in due casi: nel 2000 quando fu Al Gore a vincere in Pennsylvania e nel 2004 quando fu vinta da John Kerry, mentre entrambe le elezioni furono vinte da George Bush. Secondo degli esempi di cammino verso la Casa Bianca della Bbc, se Harris vince Pennsylvania, Wisconsin e Michigan – negli ultimi 50 anni i tre stati della Rust Belt hanno sempre votato nello stesso modo, tranne che in due elezioni – e il distretto congressuale del Nebraska, unico stato insieme al Maine che assegna grandi elettori con il proporzionale, la democratica sarà la prossima presidente. Se invece sarà Trump a vincere in Pennsylvania, anche senza Michigan e Wisconsin ma con North Carolina e Georgia, allora sarà lui a tornare alla Casa Bianca. Se non vincesse in Pennsylvania, Trump non avrebbe alcuna possibilità di vittoria senza conquistare almeno tre stati conquistati da Biden nel 2020. Mentre per Harris una sconfitta in Pennsylvania, significherebbe dover vincere per forza o in North Carolina, che ha 16 voti elettorali ed è andata a Trump sia nel 2016 che nel 2020, o in Georgia, che ha sempre 16 voti elettorali ed è stata persa da Trump quattro anni fa per appena 11mila voti. —internazionale/[email protected] (Web Info)