Di Umberto Zedda
Cagliari, bloccato il corteo antifascista per l’arrivo del Generale Vannacci
Una fuga rocambolesca si è svolta oggi da Piazza dei Centomila fino ai parcheggi della fiera in occasione dell’arrivo del generale Vannacci a Cagliari. Alle ore 15:00 era previsto un corteo di fronte alla basilica di Bonaria, dove si sono radunati una decina di manifestanti.La piazza, gremita di agenti delle forze dell’ordine, lasciava presagire che non sarebbe stato facile per il corteo raggiungere il padiglione della fiera, dove di lì a breve si sarebbe svolto l’intervento del molto discusso generale Vannacci e del “camerata” Filomeni.
Indecisi sul da farsi, intorno alle 16:00 i manifestanti hanno dato vita a una rocambolesca avanzata verso la fiera. Con striscioni in mano e cori di protesta, circa 50 partecipanti hanno virato verso il molo Su Siccu, percorrendo tutta la marina di Bonaria, con gli agenti e le volanti alle calcagna, fino ad arrivare al Parco Nervi.
La marcia è poi continuata, giungendo intorno alle 17:00 ai parcheggi dello stadio Sant’Elia, ma la polizia e i carabinieri, già in tenuta antisommossa, avevano bloccato tutte le vie d’accesso che avrebbero condotto i manifestanti all’esterno della fiera interrompendo così la valorosa avanzata. I manifestanti mezz’ora dopo sono comunque riusciti ad arrivare ai cancelli della fiera dove sono stati allontanati dalle forze dell’ordine.
È interessante riflettere sul fatto che per una manifestazione di questo calibro, a cui hanno partecipato circa cinquanta persone, siano state impiegate forze di sicurezza così consistenti: quattro cellulari tra Polizia e Carabinieri, alcune volanti e una decina di agenti in borghese per gestire le contestazioni verso un individuo già di per sé molto controverso come il generale Vannacci, autore del romanzo Best seller “Il mondo al contrario” e ora eurodeputato per la Lega.
Questo episodio evidenzia una crescente difficoltà nel manifestare pacificamente il proprio dissenso verso le istituzioni da cui ci si sente sempre meno rappresentati. In un clima di crescente repressione, anche le voci di dissenso più pacifiche possano trovarsi imprigionate in una silenziosa battaglia per la libertà di espressione.
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