Carbonia Film Festival: identità, libertà, diritti, lavoro ed evoluzione del territorio
Attraverso la condivisione di film accuratamente selezionati il festival vuole offrire agli spettatori numerosi spunti di riflessione su una realtà plurale e complessa, concentrandosi in particolare sulla ricerca dell’identità di ciascuno di noi. Il lavoro soffocante ed alienante, le migrazioni e le oppressioni, storie di donne e di violenza ma anche di emancipazione e sorellanza, il profondo senso di territorialità e lo scorrere dei paesaggi in evoluzione costruiranno la narrazione di questa edizione del festival. La cultura cinematografica diffonde potenti e intensi messaggi: condivisione e incontri incoraggiano la riflessione sul difficile mondo che ci circonda senza mai dimenticare la bellezza e la speranza che l’umanità cerca disperatamente di non perdere mai.
Storie di donne: violenza, emancipazione e ricerca della propria identità
“Familia”, film di Francesco Costabile acclamato all’ultimo festival del cinema di Venezia, porta in scena una storia di violenza domestica tratta dall’autobiografia di Luigi Celeste “Non sarà sempre così”. Una famiglia profondamente unita ma lacerata dalle violenze di Franco, un padre e un compagno feroce e brutale che, con la sua malvagità ed efferatezza, porterà il figlio Luigi a cercare rifugio in un gruppo di estrema destra.
Altro film applaudito alla mostra del cinema di Venezia è “Taxi Mon Amour” di Ciro De Caro, un film che racconta la forte amicizia tra due donne, Anna e Cristi: un’amicizia nata da un incontro inaspettato che regala un profondo senso di libertà ad entrambe le protagoniste.
In “Si dice di me” della regista Isabella Mari, ambientato nel cuore pulsante di Napoli, il laboratorio teatrale organizzato da Marina Rippa diventa luogo di libertà ed emancipazione per donne di tutte le età che riescono a trovare nel teatro l’emancipazione e la sorellanza che la società escludente non consente loro.
Migrazione, lavoro, oppressione e resistenza
Lavoro e migrazione rappresentano il fulcro del racconto di Milad Tangshir, “Anywhere, Anytime”, film che narra la storia di Issa, immigrato clandestino che lavora a Torino come rider. La situazione per Issa si fa davvero difficile quando, durante una consegna, gli viene rubata la bicicletta, l’unico mezzo che gli consente di svolgere il lavoro così duramente conquistato.
Jabaly Mohamed ci porta, invece, nel cuore della difficile situazione palestinese con “Life is Beautiful”, un racconto intimo e personale della difficile situazione vissuta dal regista, ritrovatosi nel 2014 bloccato in Norvegia senza possibilità di ritornare a Gaza dalla sua famiglia e dai suoi affetti più cari. Jabaly Mohamed porta avanti la difesa dei diritti civili lontano dalla sua terra con forza e determinazione ma anche con profonda sofferenza, la sofferenza di un intero popolo che ancora lotta contro l’oppressione.
Altra storia che unisce individualità e collettività è “Nato in Iran”, la graphic novel di Majid Bita che racconta l’oppressione feroce attuata dal regime iraniano e la resistenza delle nuove generazioni che cercano e trovano libertà anche nella proibizione: libri, film, e persino poster banditi dal regime rappresentano la fuga da un paese che vorrebbe solo vivere nella democrazia.
La mostra fotografica “Sguardi plurali sull’Italia Plurale”, curata da Deka Mohamed Osman e Mounir Derbal, mostra l’Italia attraverso lo sguardo inclusivo e attento di giovani fotografi migrati o cresciuti nel nostro paese.
Territorialità e paesaggi in evoluzione
Il concetto di territorialità in “Pasqua Pomeriggio”, corto di Stefano Cau, è raccontato con profonda malinconia tramite l’evoluzione del paesaggio sardo attraverso i cambiamenti che avanzano inesorabili. Silvia Luzi e Luca Bellino con “Luce” intrecciano, invece, storie di famiglia e lavoro in un sud Italia freddo e rigido che pone la protagonista di fronte a una difficile scelta.
Al Festival verrà presentato anche il Teaser di “Sulcis” di Gabriele Pappalardo e Mario D’Acunto, una storia che pone il forte contrasto tra la memoria del passato, rappresentata da Sergio, e la forte voglia di futuro, impersonata da Alessia.
Racconta di territorialità anche “Sembrava non finire mai”, il film esito del lavoro in residenza del Carbonia Cinema Giovani Filming Lab 2023, coordinato dal regista Daniele Gaglianone e realizzato dai giovani filmmaker Erica De Lisio, Francesco Dubini, Maria Elena Franceschini, Marco Mulana, Veronica Orrù e Chiara Stravato.
Un Festival necessario che sancisce l’importanza della valorizzazione del territorio attraverso la condivisione di luoghi considerati periferici dando prova della loro forte potenzialità e rivolgendo l’attenzione ad una cultura alta e popolare.
Elena Elisa Campanella
QUI il programma completo del Carbonia Film Festival