Le onorificenze sono state attribuite in particolare alla memoria dei militari Salvatore Meloni e Sisinnio Spanu di Oristano, e Arcangelo Pepe di Abbasanta, detenuti durante la Seconda Guerra Mondiale e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra tedesca. A questi uomini, a cui venne negato lo status di prigionieri di guerra, è stata riservata una cerimonia speciale, in segno di riconoscimento e gratitudine per il loro sacrificio; le medaglie sono state consegnate ai loro familiari.
La giornata è iniziata alle 10:30 con una messa solenne nella Cattedrale di Oristano, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Successivamente, la commemorazione è proseguita alle 12:00 in Piazza Eleonora, dove si è svolta la cerimonia dell’alzabandiera e un omaggio ai caduti.
La medaglia d’Onore dell’Oristanese Sisinnio Spanu, detenuto dal 08/09/1943 al 06/03/1945 è stata consegnata al figlio Carlo Spanu dal Prefetto di Oristano Salvatore Angeri, unitamente al Sindaco di Oristano Massimiliano Sanna.
Carlo Spanu mi ha gentilmente fornito preziose informazioni sull’odissea vissuta da suo padre, Sisinnio Spanu, con l’intento di mantenere viva la memoria di quanto accaduto. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Spanu, assegnato alla Legione di Cagliari, viene coinvolto nei convulsi eventi della Resistenza romana. Le truppe tedesche occupano la città e, nonostante l’ordine di abbandonare la divisa, Spanu sceglie di restare al suo posto, finendo così per essere catturato il 6 ottobre insieme a molti altri italiani. Da lì ha inizio il suo viaggio verso un incubo: il campo di concentramento K.3670 a Mosburg, in Germania.
Le condizioni di prigionia sono disumane. Spanu è costretto a lavorare come operaio in una fabbrica pesante, la Krauss-Maffei di Monaco-Allach, un colosso della produzione bellica che costruisce locomotive e carri armati per l’esercito tedesco. Il lavoro è massacrante, le razioni di cibo scarse, e la malnutrizione riduce gli uomini a cercare nei rifiuti pur di sopravvivere. A rendere il tutto ancor più degradante è l’umiliazione subita dagli italiani, derisi come “traditori” dai civili e costretti a vivere sotto il costante rischio di bombardamenti aerei. In queste condizioni, la salute di Spanu peggiora rapidamente; il suo fisico, una volta giovane e forte, viene devastato dalla fame e dalla fatica.
Durante una delle marce forzate, Spanu riesce a scappare con altri quattro compagni. L’impresa è pericolosa, con continui spostamenti per sfuggire ai rastrellamenti. Per settimane si nascondono e camminano, rischiando la vita ad ogni passo. Tragicamente, uno dei compagni perde la vita in un incidente durante la fuga. Alla fine, Spanu riesce a tornare in Italia, ma la sua salute è compromessa in modo irreversibile: pesa solo 38 chili, è esausto e non riesce neanche a mangiare un uovo.
Il rientro a Oristano è segnato da una dolorosa sorpresa: la sua primogenita, Antonietta, che aveva solo cinque anni quando lui è partito, fatica a riconoscerlo. Gli anni di prigionia hanno trasformato Spanu in un uomo anziano a soli trentanove anni. La sua storia è emblematica del costo umano della guerra, non solo sul campo di battaglia ma anche per coloro che, sopravvissuti agli orrori dei campi, devono affrontare il difficile cammino di ritorno alla normalità.
Durante l’evento sono stati letti i messaggi ufficiali del Presidente della Repubblica e del Ministro della Difesa, che hanno sottolineato l’importanza del ricordo e della gratitudine verso coloro che, con il proprio sacrificio, hanno contribuito a garantire la libertà e la pace del Paese.
La manifestazione ha rappresentato un momento solenne e toccante per la comunità di Oristano, che si è riunita per onorare la memoria dei suoi figli e per ribadire il valore dell’unità e della pace, specialmente in un momento storico in cui tali valori sono più che mai necessari.
M.V.