Salute, Ceccarelli (Coina): «La spesa sanitaria triplicherà entro il 2050 a causa dell’invecchiamento della popolazione, aumentando il fabbisogno di professionisti assistenziali. È tempo di rafforzare le cure e prepararci alle nuove sfide»
Basta con scorciatoie e scelte tappabuchi che non sono affatto destinate a creare soluzioni a lungo termine. E’ il momento di politiche sanitarie lungimiranti. Gli infermieri indiani e sudamericano non risolveranno le necessità di una popolazione sempre più fragile. Occorre prima di tutto investire nelle nostre risorse umane!ROMA 5 NOV 2024 – Marco Ceccarelli, segretario nazionale del COINA, Sindacato delle Professioni Sanitarie, esprime la sua profonda preoccupazione per quelle che sono e soprattutto saranno le scelte strategiche adottate nella gestione dell’assistenza agli anziani e ai soggetti fragili, nonché ai malati cronici, in Italia, alla luce dell’attuale modus operandi della nostra politica sanitaria, nazionale e regionale.
Con l’allarmante previsione che la spesa per l’assistenza a lungo termine (LTC) possa aumentare di 2,5 volte entro il 2050, con una popolazione che nel nostro Paese invecchia più rapidamente che negli altri, la sanità di casa nostra si troverà inevitabilmente a fronteggiare una delle sfide più impegnative della sua storia recente.
Nel 2021, oltre 242 milioni di persone nei paesi OCSE avevano 65 anni o più, e si prevede che la quota di over 80 aumenterà dal 4,8% al 9,8%. L’Italia, insieme a Corea e Grecia, si colloca tra i paesi che subiranno i maggiori incrementi di persone anziane bisognose di assistenza, con un aumento previsto di 1,9 punti percentuali entro il 2050. Questo scenario rappresenta una chiara chiamata all’azione, ma le misure attuate finora sono lontane dall’essere adeguate.
«Ci troviamo in una situazione a dir poco paradossale, afferma Ceccarelli, inutile nasconderci. In un contesto in cui la domanda di assistenza è destinata a crescere esponenzialmente, le scelte politiche attuali sembrano drammaticamente ignorare le nostre risorse interne.
Invece di investire nel potenziamento delle forze professionali già presenti, ci si affida a professionisti stranieri, come gli infermieri indiani e sudamericani.
Questa soluzione, con tutto il rispetto, non solo è una scorciatoia, ma rischia di compromettere irrimediabilmente la qualità dei servizi assistenziali che i cittadini italiani meritano, alla luce della necessità che avremo, improrogabile, di rafforzare gli organici, di adeguare gli stipendi gli altri Paesi Ue, di sanare la disorganizzazione, di rilanciare la sanità territoriale, non solo investendo maggiori risorse sulle forze che abbiamo a disposizione, ma nel contempo ridonando appeal alle professioni sanitarie e riavvicinando i giovani alle professioni, creando un indispensabile ricambio generazionale.
Chiederci dove stiamo andando, continua Ceccarelli, è doveroso. Il timore reale, viste le scelte attuali, è quello di finire in un pericoloso vicolo cieco!».
L’analisi del COINA sottolinea, sui parametri europei e mondiali, che l’invecchiamento della popolazione comporterà nei cittadini un deterioramento della salute fisica e mentale, aumentando la necessità di servizi assistenziali efficienti numericamente e qualitativamente.
In quest’ottica i professionisti dell’assistenza, chiamati a occuparsi delle nelle long care, rivestiranno un ruolo sempre più cruciale.
«Non abbiamo scelta. Dobbiamo riorganizzare il nostro sistema sanitario, rinforzando gli organici e rilanciando la sanità territoriale», continua Ceccarelli.
«È fondamentale anche ridare appeal alla professione infermieristica, affinché attragga nuove generazioni di professionisti. Solo in questo modo potremo affrontare le sfide che ci attendono. Inoltre, è indispensabile creare le condizioni per riportare a casa almeno il 30% dei 48.000 infermieri italiani attualmente all’estero. Da sondaggi autorevoli risulta che molti di loro sarebbero disposti a tornare, se venissero garantite migliori condizioni di lavoro e incentivi adeguati».
Le recenti richieste di assunzione di professionisti stranieri, che si stanno diffondendo da regioni come Emilia-Romagna e Piemonte fino a Campania, Trentino e Lombardia, non solo rischiano di compromettere l’efficacia e l’autenticità dell’assistenza, ma creano anche una dipendenza da risorse esterne che non è sostenibile nel lungo termine.
«È incredibile, aggiunge Ceccarelli, considerare che, mentre ci si prepara ad affrontare l’invecchiamento della popolazione, si scelgono soluzioni temporanee, ignorando l’importanza cruciale di valorizzare e formare il nostro personale assistenziale. Le professioni sanitarie devono essere al centro delle politiche sanitarie, non un ripiego».
Il segretario nazionale del COINA conclude lanciando un appello alle istituzioni: «Chiediamo un cambio di rotta radicale.
L’assistenza agli anziani, alla luce dell’invecchiamento della popolazione, deve essere affrontata con investimenti seri e un rinnovato impegno verso le nostre risorse interne. Non possiamo permetterci di indebolire il nostro sistema sanitario con scelte che mirano solo a risolvere problemi immediati, trascurando l’importanza di costruire un futuro sostenibile per l’assistenza e la salute dei nostri cittadini.
È giunto il momento di prendere decisioni che riflettano la realtà della nostra popolazione e le sfide che ci attendono», conclude Ceccarelli.