Cagliari 6 novembre 2024 Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia con 217mila decessi all’anno, di cui circa 5.000 in Sardegna e di questi 500 dovuti a infarto1. Con 1 paziente su 5 a rischio di un secondo evento cardiovascolare entro il primo anno dopo un infarto2, il colesterolo LDL (C-LDL) rappresenta un fattore modificabile fondamentale per prevenire nuovi eventi. Tuttavia, l’80% dei pazienti non raggiunge i livelli raccomandati, esponendosi a possibili recidive3.
“Il numero di decessi ogni anno per malattie cardiovascolari nel nostro paese è preoccupante, e la Sardegna non fa eccezione. Nel 2021, infatti, sono stati registrati 500 vittime di infarto sull’isola, un dato che sottolinea quanto sia cruciale promuovere la prevenzione secondaria. – Afferma la Prof.ssa Roberta Montisci Direttore S.C. Cardiologia-Utic Policlinico Duilio Casula Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica Università di Cagliari – Il colesterolo LDL, fattore modificabile essenziale, deve essere tenuto sotto controllo. Agire tempestivamente per diminuire i livelli di LDL non è solo una necessità clinica, ma un imperativo per allontanare il rischio di nuovi eventi.”
La buona notizia emerge dalle evidenze dello studio italiano AT TARGET-IT coordinato dal Prof. Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università “Federico II” di Napoli, Presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia) che ha coinvolto l’UOC di Cardiologia Clinica ed Interventistica dell’Ospedale Santissima Annunziata di Sassari diretta dal Prof. Gavino Casu.
I dati dello studio che ha coinvolto 771 pazienti post-infarto trattati in 22 centri italiani, sono stati recentemente pubblicati sull’European Journal of Preventive Cardiology e dimostrano l’efficacia dell’approccio “colpisci presto, colpisci forte”: intervenire subito dopo l’infarto, in modo intensivo con anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9, abbassa i livelli di colesterolo LDL fino al 70%. Il 68% dei pazienti ha raggiunto l’obiettivo raccomandato di C-LDL (55 mg/dL) già al primo controllo4 offrendo così una protezione efficace e sicura nella delicata fase post-infarto.
“I pazienti che hanno avuto un infarto sono considerati ad altissimo rischio. Le linee guida europee raccomandano di raggiungere livelli di colesterolo LDL inferiori a 55 mg/dL, e addirittura sotto i 40 mg/dL per chi ha avuto multipli eventi cardiovascolari.” Afferma il Prof. Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università “Federico II” di Napoli e Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC). “Tutti i pazienti dopo l’infarto dovrebbero fare un controllo dopo 4 settimane di terapia anti-lipidica per verificare l’efficacia del trattamento e se i livelli di LDL non sono ancora ottimali, è necessario modificare e ottimizzare la terapia”
Il registro italiano AT TARGET-IT dimostra per la prima volta nella pratica clinica una chiara correlazione: più basso è il livello di C-LDL, minore è il rischio di nuovi eventi cardiovascolari, con benefici evidenti già dopo 11 mesi. Infatti, i pazienti che hanno raggiunto l’obiettivo di LDL 55 mg/dL hanno visto una significativa diminuzione del rischio rispetto a quelli che non l’hanno raggiunto e che hanno livelli superiori.
Il beneficio si è dimostrato ancora superiore per chi ha livelli di colesterolo LDL sotto i 43 mg/dL e massimo per chi scende sotto i 23 mg/dL. Questi risultati confermano che abbassare il colesterolo LDL in modo intensivo subito dopo un infarto è sicuro ed efficace con significativi benefici per ridurre il rischio di recidive4.
I dati dello studio a livello nazionale segnano dei traguardi importanti e trovano conferma dalla rilevazione a livello locale.
“Le evidenze scientifiche confermano che abbattere immediatamente i valori di colesterolo LDL nei pazienti che hanno avuto un infarto sia un grande valore aggiunto nella riduzione del rischio di nuovi eventi cardiovascolari.” Afferma il Prof. Gavino Casu, Direttore dell’UOC di Cardiologia Clinica ed Interventistica dell’Ospedale Santissima Annunziata di Sassari. “L’esperienza dello studio AT-TARGET IT ha dimostrato che gli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 sono molto efficaci nel portare il livello di C-LDL ai valori raccomandati di 55mg/dL e in alcuni casi anche inferiore a 40mg/dL.”
L’efficacia dell’approccio “colpisci presto e colpisci forte” dipende in modo significativo anche dall’aderenza alla terapia. Secondo la letteratura scientifica, solo circa 5 pazienti su 10 (45,9%) a rischio molto alto e 3 su 10 (30,2%) a rischio medio seguono regolarmente una terapia ipolipemizzante tradizionale5.
“Un altro risultato rilevante dello studio AT TARGET- IT è l’aderenza agli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 che ha raggiunto una percentuale molto alta di oltre il 90%.” Prosegue il Prof. Casu “Il trattamento con questi farmaci è sicuramente considerato più semplice e sicura, con rari effetti collaterali e questo incide in modo determinante sull’adesione da parte dei pazienti. Da non dimenticare il ruolo che gioca, l’accesso a queste terapie, oggi non ancora capillare sul nostro territorio, ma che in alcune province, come ad esempio Sassari, è favorito da un lavoro virtuoso tra i cardiologi che possono segnalare i pazienti idonei ad essere presi in carico dai centri prescrittori.”
Oltre a mantenere una costante aderenza ai trattamenti, i pazienti possono giocare un ruolo attivo nella loro prevenzione secondaria. Per i pazienti post infarto, è fondamentale che, se i livelli di colesterolo LDL non raggiungono gli obiettivi raccomandati, si consultino con il proprio specialista. Questo permette di ottimizzare la strategia terapeutica e garantire la massima protezione contro futuri eventi cardiovascolari.