Ceccarelli (Coina): «Nuove lauree magistrali infermieristiche»
Prima di pensare a nuove figure professionali, più che mai in questo momento storico occorre impegnarsi tutti per salvare una professione al collasso
ROMA 4 DIC 2024 – Mentre la sanità italiana si trova nel mezzo del fiume in piena di una crisi mai così profonda, l’annuncio del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, con il pieno supporto e l’avallo della nostra Federazione, risalente a qualche settimana fa, sull’istituzione di tre nuove lauree magistrali per infermieri, – in Cure Primarie e Sanità Pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali, e Cure Intensive ed Emergenze – solleva interrogativi pressanti e non priva di perplessità.
Il COINA – Sindacato delle Professioni Sanitarie, per voce del suo Segretario Nazionale, Marco Ceccarelli, non esita a definire il provvedimento “un pericoloso salto nel vuoto”, laddove il terreno su cui si dovrebbe costruire questa riforma appare tremendamente fragile e instabile.
“Nuove lauree, ma chi sorregge il sistema sta scomparendo”
“Non possiamo nascondere il nostro scetticismo: parlare di nuove lauree magistrali mentre la professione infermieristica di base è in agonia rischia di essere una mossa fuori tempo e controproducente,” dichiara Ceccarelli.
L’Italia, infatti, si colloca tra i Paesi europei con il più basso numero di laureati in infermieristica. Nel 2022, infatti, ci sono stati soltanto 16,4 laureati per 100 mila abitanti rispetto ai 37, 5 dell’Ue. Gli esperti sollevano altresì preoccupazioni riguardo alla capacità dell’Italia di colmare le future posizioni infermieristiche, considerando l’importante emigrazione di laureati per trovare all’estero retribuzioni migliori...
A questa drammatica realtà si aggiungono i problemi quotidiani di una professione che fatica a trovare riconoscimento, con carenze strutturali che lasciano gli infermieri schiacciati da turni massacranti e stipendi non competitivi.
“Invece di valorizzare chi già regge da tempo il peso di un sistema sanitario al limite del collasso, si promuovono nuove figure altamente specializzate, ma senza preparare il terreno per il loro inserimento. Il rischio? Una spaccatura ancora più evidente nella professione, con un’élite iper-specializzata da un lato e un esercito di infermieri base lasciati soli ad affrontare il peso dell’assistenza quotidiana dall’altro,” sottolinea Ceccarelli.
Il paradosso della politica sanitaria italiana: tra “super infermieri” e soluzioni di ripiego
Mentre si annunciano lauree magistrali che proiettano la professione verso un futuro di specializzazione, dall’altra parte si abbassa il livello della qualità assistenziale introducendo figure surrogate, come l’assistente infermiere, o reclutando infermieri stranieri con una formazione accelerata e corsi di italiano di poche settimane.
“Stiamo creando un sistema dove l’eccellenza si trova in vetta, ma la base rischia di sgretolarsi. L’infermieristica italiana ha bisogno di fondamenta solide, e questo significa valorizzare gli infermieri triennali, riconoscerne il ruolo e offrire loro percorsi di carriera chiari e sostenibili. Senza di loro, qualsiasi nave, anche quella con i migliori comandanti, rischia di affondare,” aggiunge Ceccarelli.
Le nuove sfide della sanità richiedono un sistema solido, non solo nuove figure
Il COINA riconosce l’importanza di creare nuove figure professionali per affrontare le sfide di una sanità in continua evoluzione. Tuttavia, queste devono essere inserite in un sistema che le accolga e le valorizzi, e non lasciate a combattere le stesse battaglie degli infermieri già presenti nel sistema.
“Oggi, chi scommette sul futuro della professione infermieristica lo fa rischiando di vedere i propri sforzi vanificati. Già oggi, molti nostri infermieri scelgono di emigrare verso Paesi che riconoscono il loro valore con proposte economiche e professionali migliori. Se non affrontiamo con urgenza il tema del riconoscimento e della valorizzazione della professione, anche le nuove figure specializzate finiranno per fare la valigia,” avverte Ceccarelli.
La legge 43 del 2006: una promessa mai mantenuta
Nel suo intervento, Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del COINA, ha posto l’accento su un aspetto cruciale e spesso dimenticato del percorso professionale degli infermieri: il fallimento nell’applicazione della legge 43 del 2006, che avrebbe dovuto rivoluzionare il riconoscimento delle competenze specialistiche attraverso i master.
“La legge 43 del 2006 prometteva di riconoscere i master e creare figure specialistiche ben definite: il professionista specialista e il professionista esperto. Eppure, dopo quasi vent’anni, è rimasta lettera morta,” sottolinea Ceccarelli. “A parte il coordinatore, che grazie al master ha visto formalizzato un ruolo, per il resto siamo di fronte a colleghi che hanno accumulato più master – tre, quattro, addirittura sei – senza ottenere alcun riconoscimento concreto, né economico né professionale.”
Il risultato, secondo Ceccarelli, è un sistema che ha finito per sfruttare gli infermieri: “I master sono diventati un beneficio esclusivo per le aziende sanitarie, che si sono trovate professionisti sanitari plurispecializzati a costo zero. Infermieri che, con anni di studio e migliaia di euro spesi di tasca propria, hanno visto il proprio investimento vanificato. Oggi si propone un nuovo percorso magistrale di due anni: ma che ne sarà di chi ha già dato tanto per la professione? Cosa succederà a quei colleghi con sei o sette master? Sono domande a cui FNOPI e Ministero devono rispondere.”
Per il COINA, il tema è chiaro: non si può procedere con nuove riforme senza fare i conti con il passato. “La legge 43 non è stata applicata, i master non hanno mai prodotto i benefici promessi, e ora si rischia di ripetere lo stesso errore,” afferma Ceccarelli.
L’invito è quello di avviare un confronto serio e approfondito per valorizzare le competenze esistenti, senza lasciare indietro chi ha già investito nella propria formazione. “Serve un piano di valorizzazione immediato, non solo per il futuro ma anche per il passato. Se non si restituisce dignità a chi ha già fatto tanto, sarà difficile credere nelle promesse delle nuove riforme,” conclude.
Un accorato appello per una riforma organica e condivisa
Per il COINA, il problema non è l’istituzione delle nuove lauree in sé, ma il contesto in cui vengono inserite. Una riforma di questa portata deve essere accompagnata da:
- Un piano strategico che garantisca il riconoscimento contrattuale e professionale degli infermieri di base.
- Investimenti concreti per migliorare le condizioni di lavoro e arginare la fuga di professionisti all’estero.
- Un dialogo aperto con le rappresentanze sindacali e professionali, che fino a oggi è mancato.
“Il nostro appello al Ministro e alla FNOPI è chiaro: prima di costruire nuovi piani di studio e nuove carriere, dobbiamo mettere ordine e solidità al sistema esistente. Solo così potremo garantire un futuro sostenibile per tutta la professione e per la sanità italiana,” conclude Marco Ceccarelli (Coina)