I giornali non potranno più riportare testualmente le ordinanze di arresto e quelle non custodiali
Legge bavaglio approvata dal Consiglio di Ministri: gli organi di informazione non potranno più divulgare il testo integrale delle ordinanze giudiziarie – non solo quelle di arresto, ma anche quelle meno gravi, quelle “non custodiali” – fino al termine delle indagini preliminari.Mi approprierò, per una volta, del termine “fascismo degli antifascisti” coniato dal fu Pasolini per indicare non l’obsolescenza del vecchio sistema fascista e le nuove forme di normalizzazione dell’individuo che plasmano gli incoscienti al pari di come lo facevano i totalitarismi; ne utilizzerò un’accezione molto più popolare, usata con calorosità da ogni conservatore che si rispetti (mica tanto…).
Il “fascismo degli antifascisti” è quella odiosa retorica tramite la quale si accusano gli altri di fascismo; e la stessa accusa si trasforma in un atto di violenza, impedendo la libertà di espressione. Questo non è, fortunatamente, uno spazio cui invocare la mobilitazione delle masse nei confronti del “governo fascista”, evidente spauracchio che si deve evitare di temere per cercare di rimanere a contatto con la realtà.
Appurato questo, che una democrazia liberale d’Occidente debba accettare, mesta, l’avvenire di nuove misure atte a render disfunzionale la natura di organi portatrici della libertà… questo no. Perché le molteplicità delle contraddizioni dei governi occidentali (imperialismo, sfruttamento della manodopera, “idiotizzazione” delle classi abbienti) sono – tristemente – accettate in cambio del favore che il benessere, la medicina, la libertà di parola, portano.
Ebbene, con la legge bavaglio i giornali si vedono vietato il loro diritto di esporre tra virgolette o nel testo le ordinanze di arresto e non: potranno pubblicarne il contenuto sotto forma paragrafetti che permettono indirettamente alle persone di credere che quelle, in fondo, siano falsità.
Ogni provvedimento non potrà essere esplicitato nella stessa forma quale è stato formulato; eppure la verità del provvedimento sta nelle sue precise parole, e non nella reinterpretazione dei giornalisti, che dovranno giocoforza enunciare ogni testo in maniera differente per poterlo pubblicare e rendere di pubblico dominio.
Simone Soro
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