Salute, Ceccarelli (Coina): «Sanità al collasso, una vera e propria barca alla deriva. E la politica che fa? Si volta nuovamente dall’altra parte!»
«Il settore sanitario sta affondando, non è affatto una esagerazione. Siamo al punto di non ritorno! La fotografia che emerge dal rapporto tra Enpam-Eurispes è davvero drammatica e rappresenta una realtà che noi del Coina denunciamo da anni: i professionisti sanitari sono stanchi, malpagati e costantemente sotto pressione. Il fenomeno del burnout che colpisce il 45% degli infermieri è la conseguenza diretta di una carenza cronica di personale, aggravata da contratti precari e stipendi che, purtroppo, continuano a essere ben al di sotto della media europea».ROMA 17 DIC 2024 – La fotografia che emerge dal recente rapporto Enpam-Eurispes è di una drammaticità impietosa. Siamo di fronte ad una Italia in cui il sistema sanitario è ormai al limite del collasso, con professionisti sanitari stanchi, malpagati e costantemente sotto pressione. La situazione è devastante, e il Coina, sindacato delle professioni sanitarie, lancia l’ennesimo grido d’allarme che non può e non deve rimanere un urlo strozzato in gola.
«La sanità di casa nostra sta affondando, ma la politica è troppo impegnata a voltarsi dall’altra parte», denuncia Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina.
Il settore sanitario italiano sta vivendo un momento di profonda crisi, mai così all’acme negli ultimi 20 anni, quelli dell’austerity e dei tagli indiscriminati tanto per intenderci. Mentre la sanità dovrebbe essere una delle priorità assolute di un governo di un paese civile, le condizioni del personale sanitario sono ormai insostenibili. La Corte Costituzionale ha ribadito più volte che le spese sanitarie devono essere tutelate, ma il governo sembra ignorare la gravità della situazione. La stessa Corte ha recentemente sottolineato che, prima di operare tagli alla sanità, bisogna ridurre altre spese non essenziali, ma l’esecutivo preferisce voltarsi dall’altra parte, dimenticando chi quotidianamente lavora in prima linea per garantire la salute pubblica.
In un contesto del genere, il Coina lancia un monito forte: “La sanità sta colando a picco, ma il governo non agisce, resta impassibile.”
La situazione attuale: personale stanco e logorato
Infermieri, medici e tutti gli altri operatori sanitari sono ormai esausti. Più della metà del personale sanitario è ormai colpita da un burnout devastante. Le statistiche parlano chiaro: il 45% degli infermieri soffrono di questa condizione, che ne mina la capacità di svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Stipendi bassi, condizioni di lavoro difficili, carenze di personale: questi sono solo alcuni dei problemi che minano la sanità pubblica. L’Italia, infatti, spende il 22% in meno rispetto ad altri Paesi OCSE per quanto riguarda le retribuzioni del personale sanitario, e non solo. A fronte di un costante incremento delle richieste di assistenza sanitaria, il numero di infermieri e medici non cresce proporzionalmente, creando una situazione di estrema difficoltà.
Il caso degli stipendi dei ministri: un problema di priorità
Mentre il personale sanitario lotta con retribuzioni insufficienti e turni massacranti, laddove in alcune città del Nord, con il costo della vita più elevato, per professioni come quella infermieristica siamo di fronte al rischio incombente di un vero e proprio status di povertà, il Governo ha recentemente deciso di aumentare gli stipendi dei Ministri non parlamentari.
È questo l’ennesimo pugno in pieno viso da parte di una politica che non ascolta le necessità reali del Paese. Se da un lato si aumentano i compensi di chi già beneficia di enormi privilegi, dall’altro si lascia morire un intero settore pubblico che si occupa della salute di milioni di cittadini.
Il Coina lancia una provocazione: è inaccettabile che i ministri vedano aumentare i loro stipendi mentre gli infermieri e i professionisti della salute vengono ignorati.
Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina, commenta: «È ora di dire basta. La sanità sta crollando sotto il peso di una politica che, al di là del colore politico, in questi anni ha sempre mostrato una palese inefficienza. Come si può continuare ad aumentare i salari di chi già guadagna tanto, mentre chi cura le persone non riceve il minimo che merita? La nostra gente, i professionisti sanitari, è stanca e sta lottando per tenere in piedi il sistema sanitario. È il momento di investire nelle risorse umane.»
Il Decreto Flussi: una scorciatoia per non risolvere i problemi
Un altro punto critico riguarda il Decreto Flussi, che proroga le deroghe per il riconoscimento dei titoli stranieri fino al 2027. Questa scelta, che sembra l’ennesima scorciatoia temporanea, potrebbe risolvere i problemi di carenza di personale, ma non affronta alla radice la questione. Il governo sembra ignorare le risorse già presenti in Italia, scegliendo di puntare su una soluzione a breve termine, anziché investire nelle risorse locali.
Le proposte del Coina: una priorità per la salute
Il Coina non si limita a denunciare la situazione, ma propone anche soluzioni concrete per risolvere la crisi del settore sanitario. È necessario aumentare gli stipendi per il personale sanitario, investire nella formazione e garantire migliori condizioni di lavoro. Inoltre, occorre fare un investimento serio sulle strutture e sulla tecnologia sanitaria per garantire ai cittadini il diritto a una salute di qualità. La priorità non è il mantenimento dello status quo, ma il miglioramento delle condizioni di chi lavora per il bene della salute pubblica. E poi riguardo al CCNL Sanità 2022-2024, le cui trattative sembrano ristagnare in un pericoloso immobilismo, il Coina chiede da tempo un contratto dedicato solo ai professionisti sanitari, invocando che infermieri, ostetriche e gli altri professionisti ex legge 43/2006 escano fuori dal comparto.
Il diritto alla salute non può essere messo in discussione
Il diritto alla salute è un principio fondamentale garantito dalla Costituzione. Eppure, il governo sembra continuare a ignorare tutto questo, concentrandosi su altri settori senza considerare le necessità reali della popolazione. La sanità italiana è al punto di non ritorno, ma non è troppo tardi per invertire la rotta. È necessario mettere al centro le persone e il loro benessere, investendo non solo nelle strutture, ma anche in quei soggetti che con enormi competenze, professionali e umane, ogni giorno combattono per garantire la tutela della qualità della salute per tutti.
«Il Coina non smetterà di lottare per un sistema sanitario pubblico che funzioni per tutti, in cui chi lavora nel settore della salute possa farlo con dignità, con stipendi adeguati e in condizioni di lavoro più giuste, per il bene della collettività. Il cambiamento deve partire ora, e non può più essere rinviato. Si rischia davvero, in caso contrario, di precipitare in un buio tunnel senza uscita», conclude Ceccarelli.
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