Per il terzo anno consecutivo oltre 300 eventi estremi: a pesare l’aumento dei danni da siccità prolungata (+54,5% rispetto al 2023), da esondazioni fluviali (+24%) e allagamenti (+12%)
Emilia-Romagna regione più martoriata dalla crisi climatica, seguita da Lombardia, Sicilia, Veneto e Piemonte. Tra le province, quelle di Bologna, Ravenna e Roma.
Tra le grandi città, la Capitale è la più colpita, a seguire Genova e Milano
La crisi climatica ha sempre più impatti anche sui trasporti: 22 gli eventi meteo estremi con danni e sospensioni a treni e trasporto pubblico locale
Preoccupa l’emergenza cronica della siccità con i danni maggiori al Sud 2024 anno più caldo.
FOCUS SARDEGNA
Il rapporto disegna una Sardegna particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici con temperature in costante aumento negli ultimi anni e gravi impatti sull’agricoltura e sulla produzione di miele.
Legambiente: “Italia impreparata nell’affrontare la crisi climatica. Il Governo Meloni non ha messo in campo strategie di prevenzione, né reso operativo il PNACC. Tre le priorità per il 2025: stanziare le risorse economiche per attuare le azioni prioritarie del PNACC; approvare una legge contro il consumo di suolo; varare il DPR sul riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura”
Video commento Presidente Legambiente
L’Italia è sempre più sotto scacco della crisi climatica. Nel 2024, e per il terzo anno consecutivo, sono stati oltre 300 gli eventi meteo estremi che hanno colpito la Penisola, arrivando quest’anno a quota 351. Un numero in costante crescita negli ultimi dieci anni: nel 2024 ha visto un aumento degli eventi meteo estremi di quasi 6 volte, +485% rispetto al 2015 (quando ne furono registrati 60). A fare la parte da leone in questo 2024 l’aumento dei danni da siccità prolungata (+54,5% rispetto al 2023), da esondazioni fluviali (+ 24%) e da allagamenti dovuti alle piogge intense (+12%), con un’Italia divisa in due tra poca e troppa acqua.
A scattare questa fotografia di fine anno è l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol, che mette in fila i numeri della crisi climatica in Italia nel 2024, sottolineando come la Penisola ancora una volta si sia fatta trovare impreparata anche in questi ultimi giorni di fine anno contrassegnati da piogge, mareggiate e venti forti. Male il Governo Meloni per l’inerzia dimostrata. In particolare, l’Esecutivo non ha messo in campo strategie di prevenzione e non ha stanziato le risorse economiche necessarie per attuare le azioni prioritarie del PNACC, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, che ad oggi risulta essere una scatola purtroppo vuota. Inoltre, non è stato ancora emanato il decreto per l’insediamento dell’Osservatorio Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
I DATI – Il 2024 è stato segnato da 134 casi di allagamenti da piogge intense, 62 casi di danni da vento, 46 esondazioni fluviali che hanno causato danni, 34 eventi con danni da siccità prolungata, 30 danni da grandinate, 19 casi di frane causate da piogge intense, 9 danni alle infrastrutture, 8 da mareggiate, 2 al patrimonio storico e 1 caso di temperature record. Il Nord Italia risulta il più colpito con 198 eventi meteo estremi, seguito dal Sud 92 e dal Centro 61. A livello regionale, quest’anno l’Emilia-Romagna con 52 eventi, è la regione più martoriata dalla crisi climatica, seguita da Lombardia (49), Sicilia (43), Veneto (41) e Piemonte (22). Tra le province svetta al primo posto Bologna con 17 eventi meteo estremi, seguita da Ravenna e Roma entrambe a quota 13, Torino con 12 e Palermo con 11. Tra le grandi città, la Capitale è quella più colpita con 8 eventi meteo estremi, seguita da Genova (7) e Milano (6). Preoccupano anche i danni che gli eventi meteo estremi stanno causando in generale sui trasporti: 22 quelli che nel 2024 hanno provocato danni e ritardi a treni e trasporto pubblico locale nella Penisola. In quota, gli effetti del riscaldamento globale sono sempre più tangibili, con impatti sui ghiacciai, sempre più sottili e in arretramento, ecosistemi e biodiversità. Nel 2024, in Piemonte, lo zero termico in quota è arrivato a 5.206 metri, sfiorando il record di 9 anni fa, quando era salito fino a 5.296 metri.
“Nel 2024 l’Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è stata travolta da una nuova ondata di eventi meteo estremi e ancora una volta si è fatta trovare impreparata. Il Governo Meloni, in oltre due anni di attività, non ha messo in campo nessuna strategia di prevenzione con interventi mirati, che permetterebbero di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni post emergenza, e non ha stanziato i finanziamenti necessari per le azioni prioritarie del PNACC, fondi non previsti neanche nella legge di bilancio appena approvata. Auspichiamo che nel 2025 da parte dell’Esecutivo ci sia un’assunzione di responsabilità diversa nella lotta alla crisi climatica: servono più risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento. È urgente approvare anche una legge per fermare il consumo di suolo, problema affrontato in modo ideologico col DL Agricoltura vietando il fotovoltaico a terra, e il DPR per facilitare il riutilizzo delle acque reflue depurate sui terreni agricoli. Le vere minacce per l’agricoltura italiana sono, infatti, la crisi climatica e la cementificazione, non il Green Deal europeo”.
“Tra gli eventi meteo estremi in crescita – aggiunge Andrea Minutolo responsabile scientifico di Legambiente – preoccupa il fenomeno della siccità che a più riprese ha colpito in questi anni l’Italia. Simbolo di quest’estate il lago Pergusa, in provincia di Enna, ridotto più o meno ad una pozza. L’emergenza in Sicilia è figlia della siccità del Po del 2022 e di un trend collegato alla crisi climatica in continua evoluzione che rappresenta un monito severo. Per questo è importante che il Paese definisca una strategia nazionale della gestione idrica, più attenta e circolare, con interventi concreti che favoriscano l’adattamento ai cambiamenti climatici e permettano di ridurre da subito i prelievi di acqua evitandone anche gli sprechi”.
Classifica regioni più colpite da siccità, esondazioni e allagamenti: per quanto riguarda la siccità, le regioni più colpite sono state Sicilia (16 eventi), Sardegna (9), Basilicata (3). Sul fronte allagamenti spicca la Lombardia (con 25 eventi meteo estremi), seguita da Emilia-Romagna (22), Sicilia (15). In tema di esondazioni fluviali l’Emilia-Romagna è al primo posto (con 14 eventi), a seguire Lombardia (8), Veneto (5).
Focus trasporti: Il 2024 è stato segnato anche da eventi meteo estremi che hanno avuto sempre più impatti sul trasporto nelle aree urbane. Interruzioni e sospensioni causate non solo da piogge intense, allagamenti e frane dovute a intense precipitazioni, ma anche dalle temperature record e dalle forti raffiche di vento. Tra i casi più recenti gli episodi dello scorso 24 ottobre a Roma, dove è stata chiusa per allagamento, causato dalla pioggia intensa, la stazione Cipro della Metro A; pochi giorni prima era stata sospesa la circolazione ferroviaria sulla linea Rimini–Ravenna, per il forte maltempo che ha provocato l’allagamento dei binari nella stazione di Cesenatico. Il 5 settembre scorso una nuova esondazione del Seveso a Milano ha portato a ritardi fino a 120 minuti per i treni tra le stazioni di Rogoredo e Porta Vittoria, mentre il servizio tranviario è risultato compromesso, in particolare per le linee 3, 19, 31 e la linea M2 è stata chiusa tra le fermate di Famagosta e Assago/Piazza Abbiategrasso.
2024, anno dei record: Spicca poi l’ennesimo record di temperature globali registrato dal programma europeo Copernicus che indica il 2024 come l’anno più caldo da inizio registrazioni con, per la prima volta, il superamento della soglia di 1,5 °C sopra i livelli pre-industriali. Il mese di novembre 2024 è stato il secondo più caldo a livello globale, dopo il novembre 2023, con una temperatura media dell’aria superficiale di 14,1°C, +0,7°C al di sopra della media di quel mese del periodo compreso tra il 1991 e il 2020. Il novembre 2024 è stato di 1,6°C al di sopra del livello pre-industriale ed è stato il 16° mese in un periodo di 17 mesi in cui la temperatura superficiale media globale dell’aria ha superato di 1,5°C i livelli pre-industriali. Anche la temperatura superficiale media marina per il mese di novembre 2024 ha registrato livelli record, con 20,6°C, il secondo valore più alto registrato per il mese, e solo 0,13°C al di sotto del novembre 2023.
FOCUS SARDEGNA
La Sardegna è una regione particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e, se facciamo un bilancio di questo 2024 ne vediamo chiaramente gli effetti. Secondo il rapporto Città Clima infatti, la Sardegna è seconda in Italia per eventi calamitosi legati alla siccità. Sono stati gravemente colpiti allevamenti e terreni agricoli, mentre in primavera si è deciso di limitare l’approvvigionamento idrico per usi agrozootecnici in modo da non impattare su centinaia di migliaia tra residenti e turisti. E, se il 2024 è stato un anno record per la temperatura del pianeta, la Sardegna ha visto un aumento medio che ha raggiunto gli 1.8°C non dall’epoca preindustriale ma nei soli ultimi 45 anni. Ed è proprio il caldo estremo, unito alla siccità, a mettere a dura prova le api riducendo al lumicino la raccolta del miele.
“L’anomalia idrica e delle temperature che ha interessato in particolare la fascia orientale della Sardegna negli ultimi due anni ha causato gravi danni all’ecosistema della nostra isola – dichiara Marta Battaglia, Presidente di Legambiente Sardegna. Gli alberi, a causa della persistente aridità, si sono indeboliti diventando più attaccabili dagli agenti patogeni e hanno messo in atto strategie difensive che hanno cambiato il volto di boschi e foreste alterando i paesaggi consueti. Nel frattempo, nella scorsa estate, ci siamo trovati nell’inaccettabile condizione di dover scegliere verso quali settori ridurre la disponibilità della risorsa idrica per limitare l’impatto sulle economie locali. Avendo ormai toccato con mano gli effetti devastanti del cambiamento climatico, noi sardi dovremmo essere in prima linea nella transizione ecologica ed energetica e mettere in campo politiche e azioni concrete per la riduzione drastica delle emissioni di CO2”.
“Il rapporto Città Clima fotografa ancora una volta l’aumento costante degli eventi estremi; oltre alla mitigazione servono quindi azioni efficaci di adattamento – aggiunge Giorgio Querzoli, Responsabile Scientifico di Legambiente Sardegna. Al 30 novembre, gli invasi sardi erano pieni solo per il 39,35%, con una diminuzione di più del 10% rispetto alla pur grave situazione nello stesso periodo dello scorso anno. Una situazione incompatibile con il 51% di dispersione della nostra rete idrica. Bisogna diminuire drasticamente le perdite lungo la rete e ridurre gli sprechi attraverso il riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, introducendo l’agricoltura di precisione e sfruttando la sinergia con gli impianti agrivoltaici per ombreggiare e ridurre l’evaporazione di acqua dal suolo. In una fase storica particolarmente siccitosa, non dobbiamo dimenticare quanto la Sardegna abbia pagato -anche in termini di vite umane- per le piogge intense e le alluvioni. E allora sarà fondamentale restituire alla natura il suo spazio, consentendo al sistema fluviale di adattarsi alle portate di piena e abbandonare definitivamente la logica inefficace e dannosa della regimazione forzata delle acque”.