Si, perché Mein Kampf è in fondo solo l’autobiografia di un trentacinquenne delirante alla ricerca di capri espiatori e di sfoghi esistenziali, con l’aggravante di una spiccata propensione all’empatia, agli albori di un Novecento che nel carisma avrebbe eletto la propria apoteosi.
Nella rilettura della Compagnia Teatro Laboratorio Alkestis CRS del testo di Massini, l’approccio alla crescita di Adolf viene evidenziata nei passaggi cruciali nelle diverse fasi di vita: da adolescente hikikomori che dal suo auto-isolamento comunica con l’esterno dalla sua cameretta per raccontare “dei suoi dolori”; da ragazzo, che chiuso in una stanza a Vienna racconta le sue esperienze artistiche fallimentari; infine, da adulto che chiuso nella sua cella, racconta gli esordi della sua ascesa, ma questa volta attraverso la scrittura di pagine che diverranno “il libro”.
[…] Da questa formula ripetibile e tuttora emulata a ogni latitudine, discende l’urgenza di confrontarci ora più che mai con un testo mai morto, capace di riproporsi sotto marchi e colori diversi soprattutto in un’epoca in cui la propaganda si è ramificata online, e ci raggiunge ormai capillarmente […]. (Stefano Massini)
La critica di Primo Levi alla necessità della conoscenza per prevenire il ripetersi delle tragedie storiche è un punto cruciale. La rimozione e l’oblio non fanno altro che alimentare la mitologia di figure come Hitler, rendendole quasi invulnerabili e distaccate dalla realtà.
[…]“che niente è più necessario della conoscenza per evitare il ripetersi della tragedia, soprattutto se essa prende forma lentamente nella progressiva seduzione delle masse”[…].
Non è la prima volta che la compagnia Teatro Laboratorio Alkestis CRS si confronta con queste tematiche, già nel 2010 con lo spettacolo Le 10 massime. Conseguenza di un’attenta e profonda analisi del “Mein Kampf” e del “Il diario segreto di Himmler”, primo tentativo di mettere in evidenza, come tentiamo di fare ora con questa nuova produzione, il concetto espresso da Hanna Arendt nel saggio la Banalità del male: Eichmann a Gerusalemme.
A un secolo di distanza da quando Adolf Hitler dettava il suo manifesto politico in una cella di Landsberg am Lech, quelle pagine sono diventate uno dei simboli del male assoluto, e come tali sottoposte all’anatema laico che ne ha fatto un libro proibito. Questo cono d’ombra, figlio di una freudiana rimozione, ha contribuito ad accrescere la mitologia fino a quando, nel 2016, la Germania ha deciso di consentire nuovamente la distribuzione in libreria proprio per smontare la leggenda e percepirne gli echi nel presente, con la consapevolezza che niente può distruggere l’orrore più del senso critico, e dunque la riconversione del mostro nei perimetri della realtà.
[…] Eichmann, come detto, tutto era fuorché anormale: era questa la sua dote più spaventosa. Sarebbe stato meno temibile un mostro inumano, perché proprio in quanto tale rendeva difficile identificarvisi. Ma quel che diceva Eichmann e il modo in cui lo diceva, non faceva altro che tracciare il quadro di una persona che avrebbe potuto essere chiunque: chiunque poteva essere Eichmann, sarebbe bastato essere senza idee, come lui. Prima ancora che poco intelligente, egli non aveva idee e non si rendeva conto di quel che stava facendo. Era semplicemente una persona completamente calata nella realtà che aveva davanti: lavorare, cercare una promozione, riordinare numeri sulle statistiche, ecc. Più che l’intelligenza gli mancava la capacità di immaginare cosa stesse facendo. “Non era stupido: era semplicemente senza idee (una cosa molto diversa dalla stupidità), e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo“.[…]
Adolf Hitler, al contrario non era a corto di idee anzi, ma la sua banalità la riscontriamo nella devastante frustrazione, manifestatasi nel prepotente desiderio di riscatto sociale, nella incommensurabile mania di grandezza, ben descritta da Charlie Chaplin nella scena cult del suo capolavoro “Il dittatore”, come semplice esuberanza infantile.
**Date dello spettacolo:**
1 febbraio 2025 – ore 21.00
**Prenotazione obbligatoria:**
Email: info@teatroalkestis
Telefono: 070 306392
Cell. 380 123 1839
**Biglietteria:**
Dal lunedì al venerdì
– Mattino: 10:00 – 13:00
– Pomeriggio: 19:00 – 21:00
**Prezzi dei biglietti:**
– Intero: 10.00 euro
– Ridotto (sotto 25 e sopra 65): 7.00 euro