Ritratto di un campione e di un uomo straordinario con “Riva Luigi ’69 ’70 – Cagliari ai dì dello scudetto” uno spettacolo ideato, scritto, diretto e interpretato da Alessandro Lay, con luci e suono a cura di Giovanni Schirru, progetto sonoro di Matteo Sanna e scenografie di Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna e Giovanni Schirru, produzione del Cada Die Teatro, in cartellone venerdi 31 gennaio alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia sotto le insegne della Stagione di Prosa 2024-2025 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e dei Comuni aderenti al Circuito e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Una pièce originale ispirata alla storia di un fuoriclasse del pallone, uno dei migliori calciatori italiani di tutti i tempi e tra i più forti attaccanti, artefice di indimenticabili imprese sul campo e goals che rappresentano vere e proprie opere d’arte, al di là delle normali capacità umane, frutto di uno straordinario talento oltre che di abilità, intuizione, prontezza di riflessi e visione del gioco. Un eroe moderno, fulcro di una vera e propria epopea sportiva la cui figura trascende il limiti dello stadio per assurgere a simbolo del riscatto di un’intera Isola: Gigi Riva, il leggendario Rombo di Tuono incarna un ideale in cui il fascino, l’eleganza e la potenza del gesto atletico si fondono a valori antichi come la lealtà verso la squadra e le folle dei tifosi, la coerenza e l’alta statura morale.
“Riva Luigi ’69 ’70 – Cagliari ai dì dello scudetto” racconta le vicende private e la splendida ascesa professionale del ragazzo di Leggiuno che avrebbe cambiato le sorti della squadra rossoblù, allenata da Manlio Scopigno, svolgendo un ruolo determinante nel passaggio alla prima serie e nella conquista dello scudetto, stravolgendo le classifiche e conquistando il ruolo di capocannoniere. Uomo riservato e schivo, geniale e irresistibile in campo ma poco amante dei riflettori e dei fasti mondani, Gigi Riva si lega indissolubilmente alla Sardegna, la sua seconda patria, che tesse intorno a lui una trama fatta di affetto e rispetto, oltre che di sconfinata ammirazione.
Nell’affrontare un personaggio carismatico, con fattezze da dio greco e gentilezza e garbo d’altri tempi, un mito scolpito nell’immaginario di generazioni di sportivi e di tifosi, Alessandro Lay sceglie di attingere alle proprie memorie private e familiari intrecciando idealmente il destino di un bambino nella Cagliari degli Anni Sessanta e Settanta con quello del grande goleador (249 reti segnate in 443 partite, comprese quelle con la maglia azzurra della nazionale). «Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni» – spiega l’attore, autore e regista, c ha deciso di portare sulla scena la parabola luminosa di un mito, un autentico “hombre vertical”. «Non ricordo molto dello ‘scudetto’, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare. E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol…».
“Riva Luigi ’69 ’70 – Cagliari ai dì dello scudetto” rappresenta anche un affresco della Sardegna, una terra ferita e impoverita dalle due guerre mondiali, in bilico tra la civiltà agro-pastorale e la modernità, ammaliata dal miraggio industriale del Piano di Rinascita, che segue le gesta dei giocatori del Cagliari fino a ritrovarsi sulla ribalta nazionale, in un’esaltante corsa verso la vittoria. Nell’Isola l’approdo in Serie A e la conquista dello scudetto assumono un significato che va oltre il mero risultato sportivo, diventano quasi l’affermazione di un’identità. E il bel giovane amante delle auto da corsa, dal sorriso timido e disarmante, amico di pescatori e pastori, ma anche del poeta degli ultimi, il cantautore Fabrizio De André con cui condivide lunghi silenzi e rare parole, incarna l’immagine di un popolo arcaico e fiero, in tutta la sua austerità e dignità. Fuori dal campo dove compie le sue acrobatiche prodezze Gigi Riva ritrova l’equilibrio e la misura, la naturale riservatezza insieme alla generosità di un uomo forgiato dal lavoro e dalla fatica, dalle difficoltà e dal dolore: un eroe acclamato dalle folle che rinuncia a uno stipendio da miliardario per restare con la “sua” gente.
Sul palco, in uno spettacolo di teatro di narrazione che assume i toni dell’impegno civile e della testimonianza, Alessandro Lay ripercorre le tappe di una carriera folgorante, interrotta troppo presto a causa di un “infortunio”, che tuttavia non offusca la gloria del campione: Gigi Riva, volto e fisico da guerriero, invincibile sul terreno di gioco, cittadino intemerato e rigoroso hombre vertical nella vita, rappresenta tuttora un nobile modello da seguire e un esempio da imitare, a fronte della generale decadenza culturale, politica e morale del Belpaese (e non solo). E come scriveva Pier Paolo Pasolini: «Il gioco del football è un “sistema di segni”; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella “partita”, che è un vero e proprio discorso drammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico… Riva gioca un calcio in poesia».
INFO & PREZZI
OLBIAbiglietti:
posto unico 16 euro
info: tel. 0789.28773 – cell. 329.8408584 – www.cedacsardegna.it
prevendite online: www.cinemaolbia.it