Carnevale senza stereotipi: lasciamo scegliere ai bambini
A Carnevale ogni scherzo vale! Peccato che questo non valga per i costumi.Il Carnevale è una delle feste più amate dai bambini, un momento in cui possono essere chiunque desiderino. È un’occasione per esprimere la loro creatività e libertà.
Eppure, i costumi sembrano già “assegnati”: da una parte quelli per le bambine, dall’altra quelli per i bambini.
Gli adulti, imponendo costumi ben distinti, alimentano gli stereotipi di genere e assegnano ai bambini ruoli definiti all’interno della società. Ma perché accade questo?
Carnevale: Dalle origini alle influenze degli stereotipi di genere
Scherzi, colori e travestimenti: il Carnevale è tutto questo, ma anche molto di più. Come ogni evento, ha un’origine e un significato più profondo. Secondo la pedagogista Laura Mazzarelli, il Carnevale nasconde significati utili dal punto di vista pedagogico e può diventare un’occasione educativa.

La Dott.ssa Mazzarelli spiega che, inizialmente, il Carnevale era rivolto agli adulti, e successivamente dedicato sempre più all’infanzia, senza però perdere il suo significato originario. Si tratta di una festa legata alla trasgressione, intesa come la possibilità di rompere gli obblighi sociali e ribaltare le gerarchie, proprio come accadeva un tempo tra le diverse classi sociali.
Ora, è una festa che permette di diventare qualcun altro, ma non si tratta di un evento superficiale da vivere con leggerezza; è un’occasione che porta con sé implicazioni sociali e psicologiche importanti da affrontare con i bambini di qualunque età.
“Le maschere rappresentano per i bambini i modi in cui si può essere percepiti: a volte sono maschere consapevoli che non rivelano come siamo davvero, altre volte sono maschere che, inconsapevolmente, esprimono bene i nostri stati d’animo. Il Carnevale può anche essere l’occasione per permettere ai bambini di impersonare l’ebbrezza della trasgressione dei ruoli, meno accettabili nella vita quotidiana, per il piacere di divertirsi o di ‘far finta di’, che è il principio del gioco simbolico così importante per i bambini.
Pertanto, non è il Carnevale che può rafforzare gli stereotipi di genere, tutt’altro, ma l’atteggiamento degli adulti e l’utilizzo strumentale che essi ne fanno, unito al marketing e alla pubblicità, che con la distinzione tra “costumi da bambina” e “costumi da bambino” influenzano le scelte dei più piccoli”, sottolinea la pedagogista.
Il ruolo degli adulti
A Carnevale tutto è possibile ed è proprio per questo che diventa un’occasione per ribaltare le regole quotidiane. I bambini percepiscono questa festa come un evento unico e straordinario.
La Dott.ssa Mazzarelli sottolinea che i bambini iniziano a sviluppare i primi desideri di travestimento quando si avvicinano al gioco simbolico. L’ideale sarebbe che il travestimento venisse scelto e costruito insieme agli adulti, creando un momento di gioco condiviso e creativo, che permetta di superare i modelli stereotipati trasmessi dalla televisione e dalla pubblicità.
“I bambini – continua la Dott.ssa Mazzarelli – sono attratti da alcuni costumi per le sensazioni positive che suscitano in loro, in un misto di evasione dalla realtà e di aspirazioni: trovano ad esempio nei supereroi il coraggio e la forza che sognano di avere. Se qualcuno però dissimula bene la propria identità immedesimandosi nel suo personaggio, altri potrebbero invece “subire” la maschera una volta indossata, perché si scoprono non essere a proprio agio in quei panni così diversi dai propri. A volte, dunque, i bambini vogliono un costume e poi non sanno come farlo proprio”.
In questo processo giocano un ruolo cruciale le emozioni ed è per questo che il dialogo diventa fondamentale. “La cosa importante è lasciare che i bambini scelgano senza pressioni che non vengano ridicolizzati dai loro adulti di riferimento per scelte che possono apparire bizzarre (del resto è Carnevale!)” continua la pedagogista.
Un’ occasione per andare oltre gli stereotipi
E se un bambino sceglie un “costume da bambina” oppure la bambina sceglie un “costume da bambino”? Come vengono giudicati?
“Se da un lato si sta approfondendo il diritto delle bambine ad incarnare il loro spirito di emancipazione – risponde la Dott.ssa Mazzarelli – dall’altro gli adulti fanno ancora molta fatica a vedere un maschietto che manifesta il suo desiderio di far finta di essere una principessa, o semplicemente che prenda in mano un biberon per dare il latte a una bambola. Viene attribuito maggior valore a caratteristiche come indipendenza, coraggio e leadership rispetto a qualità tradizionalmente associate alla femminilità come cura o dolcezza. Di conseguenza una bambina vestita da supereroe viene vista come determinata e tenace, mentre un bambino vestito da Mery Poppins viene visto come debole, come “femminuccia”, per dirla in modo diretto”.
Il Carnevale dovrebbe essere un momento di libertà e sperimentazione per i bambini, ma spesso le paure e le proiezioni degli adulti finiscono per limitarne la creatività. Più un bambino percepisce il divieto, più sarà attratto da ciò che gli viene negato, creando tensioni.
Supereroi e principesse dominano l’immaginario dei bambini, ma il Carnevale può diventare un’occasione per ampliare gli orizzonti e giocare con nuove idee. “Perché non scegliere travestimenti che riflettano emozioni e caratteristiche personali? Ad esempio: “Mi travesto da carciofo, perché pungo un po’ ma ho un cuore tenero!” oppure: “Mi travesto da farfalla perché sono colorata e delicata”, o ancora, “Mi travesto da pop-corn perché sono scoppiettante!”.
Abbiamo l’occasione di riflettere sulle nostre caratteristiche esteriori ed interiori e poi guardare con curiosità ad elementi vegetali, al mondo animale, a professioni, fiabe, oggetti del quotidiano …quanti spunti per ampliare la nostra visione sulla bellezza dei particolari della realtà!
Questo gli adulti non lo sanno più fare, non sanno più offrire altre suggestioni ai bambini. Grazie al Carnevale possiamo imparare ad osservare il mondo e poi a divertirci davvero ad arricchire il nostro costume di particolari, magari prima progettandolo e poi realizzandolo insieme ai bambini, invece che ordinandolo con un click online” continua la Dott.ssa Mazzarelli.
Educare alla libertà
Gli adulti, siano essi genitori o insegnanti, hanno un ruolo fondamentale nel permettere ai bambini di scegliere il proprio travestimento senza condizionamenti. “L’adulto ha la responsabilità di educarsi per educare“, afferma la Dott.ssa Mazzarelli. Il Carnevale è solo una delle tante occasioni in cui emergono schemi e pregiudizi di cui spesso non siamo consapevoli, ma che influenzano profondamente il rapporto con i più piccoli.
I bambini non nascono con sovrastrutture: giocano per esplorare e scoprire il mondo, guidati dalla loro curiosità, senza i pregiudizi che appartengono agli adulti. Eppure, molte volte si trovano a fare i conti con frasi come “No, questo è da femmina” o “No, questo è da maschio“. Il potere simbolico dei costumi, infatti, può mettere in crisi gli adulti, spingendoli a proiettare sulle scelte dei bambini le proprie rigidità culturali.
“Osservare un bambino che gioca e sceglie un determinato vestito di Carnevale ci racconta molto di lui. Un maschietto può travestirsi da principessa se vede un vestito luccicante nell’angolo dei travestimenti? Può scegliere di interpretare Cappuccetto Rosso o Dorothy del Mago di Oz, semplicemente perché ritrova qualcosa di sé attraverso il processo interiore che quel racconto lo aiuta a compiere? Sono domande da rivolgere a noi stessi in quanto adulti responsabili che accompagnano i bambini a crescere” continua la pedagogista.
Anche la scuola gioca un ruolo cruciale nello stimolare questa libertà, creando spazi di confronto in cui i bambini possano discutere del significato delle proprie scelte, senza timori o giudizi. Il Carnevale può diventare l’occasione per rompere gli schemi preconfezionati della società, che ancora oggi divide il mondo dell’infanzia tra “campioni” e “principesse”, tra azzurro e rosa.
“Guardare un bambino che gioca nella sua semplicità e saggezza ci può mostrare che la società del futuro può essere fatta di uomini che svolgono attività domestiche perché collaborano al benessere della famiglia e di donne che possono essere guerriere determinate a realizzare i propri sogni” conclude la Dott.ssa.
La Dottoressa Laura Mazzarelli è una Pedagogista, specializzata in neuropedagogia e insegnante alla scuola dell’infanzia. Formatrice Pedagogica.
Per maggiori informazioni visita il sito www.ilcamminopedagogico.it
Giulia Mascia