Ceccarelli (COINA): «Il diritto al recupero psico-fisico è sacrosanto»
Roma, 21 marzo 2025 – La pausa pranzo è un diritto sacrosanto per ogni lavoratore, e lo stesso vale per i professionisti sanitari. Tuttavia, con le nuove disposizioni adottate da alcune aziende sanitarie, questo diritto rischia di diventare una chimera, una sfida irraggiungibile. Le legittime prescrizioni che vietano l’accesso alla mensa in divisa, motivate da ragioni igieniche, non possono penalizzare ulteriormente infermieri e altri professionisti della salute, che ogni giorno garantiscono l’assistenza ai pazienti a costo di enormi sacrifici.
Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del COINA – Sindacato delle Professioni Sanitarie, denuncia con fermezza: «La salute dei pazienti è fondamentale, è sacrosanta, ma anche quella dei professionisti sanitari merita assoluto rispetto. Non possiamo accettare che il diritto alla pausa venga ridotto a una sorta di “corsa contro il tempo”».
Le disposizioni attualmente in vigore in alcune strutture prevedono che gli infermieri debbano togliersi la divisa per accedere alla mensa, fare la fila, mangiare in fretta e rivestirsi, tutto in 30 minuti. Un’assurdità che rischia di trasformare la pausa pranzo in un mero atto simbolico.
«Se il mio tempo di pausa viene impiegato per vestirmi e svestirmi, cosa resta della pausa stessa? Nulla. Una mera illusione».
«Le alternative ci sono: si possono erogare buoni pasto per tutti, senza restrizioni, così che ognuno possa decidere come e dove mangiare; oppure, i tempi di vestizione e svestizione non devono essere sottratti alla pausa, ma inclusi nell’orario di lavoro».
«In alcuni ospedali, dove la mensa è distante dai reparti, i professionisti sanitari sono costretti a sacrificare parte del loro diritto al riposo. Le aziende devono riflettere sul fatto che la salute degli operatori è tanto importante quanto quella dei pazienti», prosegue Ceccarelli.
«Il diritto alla pausa pranzo è sacrosanto. Infermieri e professionisti sanitari meritano rispetto e devono poter usufruire di un momento di recupero effettivo durante la giornata lavorativa».
In conclusione, il COINA chiede con forza alle aziende sanitarie di compiere scelte responsabili. «I professionisti sanitari non sono atleti olimpici impegnati in una corsa al record: la pausa è un diritto fondamentale e va rispettata», conclude Ceccarelli.
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