Il Festival compie ventidue anni e l’Associazione Sarditudine e i direttori artistici Paolo e Nanni Angeli proporranno dal 3 al 9 settembre 2018 a Palau – e il 31 agosto ad Arzachena con Aspettando Isole che Parlano
Si inizia con “Aspettando Isole che parlano”, appuntamento di anteprima al Festival – una sintesi tesa a valorizzare l’originalità della formula sperimentata in questi anni, che unisce concerti, lezioni-incontri, laboratori per bambini e importanti mostre fotografiche in un programma culturale ricco di creatività che accompagna il pubblico tra la campagna, il mare e il centro urbano di Palau, fulcro della manifestazione.
I silenzi, le pause, i paesaggi, i suoni della risacca negli splendidi scenari di Cala Martinella, Palau Vecchio, e quelli raccolti nelle Tombe di Giganti di Palau e Arzachena, o nei sentirei che conducono alla Roccia dell’Orso, saranno i protagonisti di questa magica relazione tra arte e contesto ambientale alla quale Isole che Parlano dà vita ogni anno, coniugando in modo armonioso natura, archeologia e turismo culturale.
Uno degli aspetti che caratterizza maggiormente il Festival fin dalla sua nascita è il binomio arte-infanzia/adolescenza che trova spazio nella sezione Isole che Parlano…ai bambini.
Il ricco programma didattico dedicato ai più piccoli coordinato da Alessandra Angeli – che quest’anno si svolgerà dal 3 al 5 settembre – promuove una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, coinvolgendo nell’affascinante viaggio dei linguaggi espressivi un pubblico che va dai 0 ai 16 anni, senza tralasciare un costante rapporto tra generazioni e con l’ambiente che lo ospita.
In programma quest’anno numerosi laboratori e spettacoli dedicati al cinema di animazione, alla musica, al video, a colori, ai corpi in movimento con il “videattivo”, alla lettura ad alta voce per i piccolissimi – a cura di Laura Capra (Mammachilegge), Simone Ciani, Vincenzo Beschi e Irene Tedeschi (Pinac di Brescia), Pasquale Mirra e Danilo Mineo.
Secondo importante fulcro della manifestazione è quello dedicato alla fotografia di reportage che con l’esposizione dal titolo L’inganno del vero che celebrerà uno dei più importanti fotografi del ‘900, Sandro Becchetti.
La mostra – a cura di Valentina Gregori e Irene Labella – sarà aperta dal 6 al 30 settembre e proporrà una selezione di fotografie di Becchetti – scomparso 4 anni fa – in cui emergono gli aspetti più potenti e contrastanti del suo linguaggio. Saranno esposti alcuni scatti molto noti – come i ritratti dei principali protagonisti della cultura del XX secolo, da Alfred Hitchcock, a Andy Wahrol, Pier Paolo Pasolini, François Truffaut, Federico Fellini – insieme a immagini delle periferie della Roma “pasoliniana” e dei paesaggi umbri.
Le foto di Becchetti, organizzate in tre sezioni, e accompagnate dai suoi testi, restituiscono idealmente il profondo percorso dell’autore.
In ultimo la sezione musica, terzo importante filone tematico del Festival.
Tra gli ospiti di questa XXII edizione, fortemente caratterizzata dalla forma canzone e dalla relazione tra musica tradizionale e post-rock, ci saranno Matteo Pastorino (Italia) – che reinterpreterà in solo con i suoi clarinetti e in interazione con i suoni della natura il suo ultimo lavoro discografico Suite For Modigliani – il trio Baa Box (Francia), Leila Martial (Francia) – tra le vocalist jazz più interessanti del panorama europeo, che unisce la forma canzone, la musica improvvisata e il rock sperimentale – il duo Duplex (Norvegia), composto dal sassofonista Harald Lassen e dal contrabbassista Christian Meaas Svendsen (protagonista a Isole che Parlano anche in solo), che fonde i linguaggi delle avanguardie con la tradizione lirica e ambient del jazz nord europeo, il quintetto di Gaye Su Akyol (Turchia).
Un perfetto connubio tra le melodie popolari anatoliche e le controculture contemporanee, con forti connotati psichedelici e rimandi al surf e grunge, i Pixvae (Colombia/Francia) una delle band più originali della scena di Lione in cui il post rock di oltralpe, caratterizzato da ritmi composti, riff ipnotici e sonorità cupe, incontra la cumbia della Colombia, e Qwanqwa (Etiopia), all star band protagonista della scena musicale di Addis Abeba, che propone una rilettura contemporanea della musica tradizionale (alla base della master class che terrà nei giorni di Festival) e vede la partecipazione della violinista americana Kaethe Hostetter (che potremo ascoltare anche in solo) e del virtuoso di Kirar (o Krar, arpa etiope) Mesele Asmamaw.
Di particolare suggestione sarà, infine, anche il tradizionale evento dedicato alle musiche tradizionali tra sacro e profano – patrocinato dall’I.S.R.E. Istituto Superiore Regionale Etnografico e realizzato in collaborazione con Archivio Mario Cervo e Itinere s.n.c. – con la processione profana lungo i sentieri che conducono a Capo d’Orso (Palau), con la partecipazione, tra gli altri, del Tenore Santa Nostasia di Buddusò.