“Quello che è stato firmato ieri tra ArcelorMittal e i commissari dell’ex Ilva non è un accordo ma un compromesso…
“Ci aspettavamo un’altra decisione del Giudice di Taranto dopo l’ok che era arrivato dalla Procura. Ma, al di là dell’atto giudiziario, la questione dirimente e gravissima è stata la strumentalizzazione di ArcelorMittal, che ha richiesto la cassa integrazione per un numero sproporzionato di lavoratori per la fermata dell’altoforno 2. Dall’incontro di ieri il Governo è risultato incapace e impreparato, sia rispetto alla richiesta di cassa integrazione dell’azienda, sia rispetto al piano industriale, presentando solo ipotesi e non portando nessuna novità rispetto a quanto uscito sui quotidiani nei giorni scorsi”.
“Dopo l’incontro di ieri al MiSE e il silenzio assordante da parte del Governo sulla fermata dell’altoforno 2 e sulle conseguenti denunce di esuberi strutturali di 3.500 lavoratori, da parte di ArcelorMittal, adesso arriva la dichiarazione del Presidente del Consiglio Conte che ci allarma ulteriormente. Siamo passati dall’impegno del Premier che confermava l’attuale piano industriale con zero esuberi, firmato un anno fa e che ha avuto il 93% del consenso dei lavoratori, a un nuovo progetto di cui non conosciamo i contenuti, se non generici, che non esclude esuberi ma solamente in un numero minore rispetto a quanto prospettato dall’azienda la scorsa settimana”.
“ArcelorMittal ha comunicato, alle organizzazioni sindacali nazionali e alle Rsu del sito di Taranto, la decisione di avviare la procedura di richiesta di cassa integrazione straordinaria per il sito pugliese per 3.500 lavoratori, dopo il rigetto dell’istanza del Giudice sulla continuità produttiva dell’altoforno 2. La decisione di ArcelorMittal è di una gravità inaudita poiché, anzichè verificare tutte le alternative possibili per non ricorrere a uno strumento cosi invasivo, utilizza il provvedimento del Giudice per ottenere i risultati che si era prefissata: utilizzare i lavoratori come scudi umani. La multinazionale non aspettava altro che lo stop all’altoforno 2 per accelerare il suo progetto di morte per lo stabilimento di Taranto e degli altri siti italiani del Gruppo. Un atteggiamento da sciacalli sulla pelle di migliaia di lavoratori e di famiglie”.
“I lavoratori dell’Ilva, dopo 32 ore di sciopero e una grande manifestazione a Roma, non sono nemmeno riusciti a tornare a casa e trasmettere alle proprie famiglie un po’ di fiducia, che è arrivata la doccia gelata della decisione del Giudice di rigettare l’istanza dei commissari sulla continuità di marcia dell’altoforno 2”.
“Non succedeva da anni una grande manifestazione come quella di oggi. Oltre mille lavoratori sono partiti questa notte e stanno raggiungendo Roma. È una situazione drammatica e complicata, resa ancora più esplosiva dai diversi scenari che ogni giorno vengono pubblicati sugli organi di stampa”. Così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, durante il suo intervento a Radio Anch’io.
“Da giorni si continua a parlare di una trattativa tra Governo e ArcelorMittal con migliaia di esuberi previsti e riduzione delle attività produttive. Tutto questo senza nessun tipo di coinvolgimento e condivisione con le organizzazioni sindacali”.
“Prima il 5 dicembre, ora il 20. ArcelorMittal ha solamente rinviato i tempi di spegnimento degli impianti dell’ex Ilva e non ha ancora ritirato la procedura di recesso dal contratto. Nessuna trattativa si può avviare sotto ricatto”.
“Dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi si deve avviare una trattativa ad armi pari, senza pregiudiziali. Si deve partire dall’accordo del 6 settembre 2018 che ha avuto il consenso del 93% dei lavoratori e che è l’unico che garantisce risanamento ambientale, tutela dei livelli occupazionali e continuità industriale”.
“L’azienda non ha nessun motivo per completare la procedura prevista dall’ex art 47, sia dal punto di vista contrattuale sia giuridico. Non parteciperemo all’incontro previsto per il 22 novembre perché non abbiamo mai richiesto né l’esame congiunto né la procedura di trasferimento di rami d’azienda”.