Rubrica Storie di Sicilia: quando si degustava la granita al limone nel chiosco di Don Firili\u2026 a Ibla<\/strong><\/p>\n
Storia, Tradizione e Ricordo di una peculiarit\u00e0 della nostra amata Sicilia \u201cla Granita\u201d<\/em><\/p>\n
A Granita ro chioschu di Don Firili\u2026 correva l\u2019anno 1967<\/em><\/p>\n
Iu nun sacciu se esisti a filicit\u00e0. Sacciu per\u00f2 ca esisti a granita\u2026 No passatu a brioche nun c\u2019era e si mangiava a granita accumpagnata cu n\u2019 filuncinu ri pani\u2026 cauru cauru, s\u2019ancuntraunu u fuocu ro pani e a nivi ra muntagna\u2026 e accus\u00ec a jurnata a cuminciava beni\u2026<\/em><\/p>\n
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\u00abChi si ricorda pi\u00f9 della neve che i carretti portavano gi\u00f9 dalle neviere di montagna, coperta di sale e paglia, e di cui per le strade si gridava la vendita e dalle case si accorreva a comprarla a refrigerio delle mense estive? Due soldi di neve, quattro soldi: e la si metteva nell\u2019apposito incavo di certe bottiglie (non ne ho pi\u00f9 viste in giro), a far fresca l\u2019acqua, a rendere quei fortissimi vini rossi all\u2019illusione della leggerezza. Mezza lira di neve poi bastava a gelare quell\u2019insieme di acqua, zucchero, limone e bianco d\u2019uovo battuto a schiuma, che era la granita: la granita di una volta che ancora, fortunatamente, in qualche paese fuori mano \u00e8 possibile trovare.\u00bb<\/p>\n
Leonardo Sciascia.<\/p>\n
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Amata, imitata e decantata. Esaltazione del palato e sinonimo di sicilianit\u00e0. La granita siciliana non \u00e8 una semplice pietanza. Il suo sapore ci accompagna fin da bambini. Per noi, nati in questa terra variopinta e selvaggia, \u00e8 ricordo, evocazione, identit\u00e0 e memoria. La ritroviamo sia nella serie del Commissario Montalbano scritta da Andrea Camilleri che in \u201cIl Gattopardo\u201d di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La granita siciliana rappresenta un rito e racconta la vita stessa degli isolani. Un cibo che parla di tradizioni e di sapori e di profumi che ci appartengono.<\/p>\n
Le sue origini vengono fatte risalire alla dominazione araba in Sicilia. Gli arabi portarono la ricetta dello sherbet (o sherbat), una bevanda ghiacciata composta da succhi di frutta o acqua di rose.<\/p>\n
Bisogna ricordare che nella nostra isola esisteva la figura del nivarolo, colui che in inverno si occupava di raccogliere la neve sull\u2019Etna, sui monti Peloritani, Iblei o Nebrodi. La neve raccolta veniva preservata dalla calura estiva nelle cosiddette neviere, luoghi naturali o artificiali deputati alla conservazione del bene. Il ghiaccio, in estate, veniva grattato e impiegato nella preparazione di sorbetti ricoperti da sciroppi o spremute.<\/p>\n
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La preparazione con il ghiaccio grattato sopravvive ancora oggi nella grattachecca romana<\/p>\n
Da sherbat a granita<\/p>\n
Nel corso del XVI secolo la ricetta subisce un\u2019importante modifica. La neve viene usata con il sale marino come refrigerante e nasce il pozzetto; un tino costruito in legno con all\u2019interno un secchiello in zinco che viene girato agevolmente grazie ad una manovella. L\u2019intercapedine, in questo modo, veniva riempita con la combinazione di sale e di neve e chiusa da un sacco di juta. La miscela congelava il composto del pozzetto tramite la sottrazione di calore e il movimento rotatorio interno delle pale impediva la formazione di cristalli di ghiaccio troppo voluminosi.<\/p>\n
Nel corso del XX secolo la neve \u00e8 stata sostituita con l\u2019acqua ed il miele con lo zucchero. Il pozzetto, invece, dalla gelatiera. L\u2019impasto \u00e8 cremoso, privo d\u2019aria e ricchissimo di sapore.<\/p>\n
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Nelle mie ricerche per andare a scoprire l\u2019origine e il nome dell\u2019inventore della granita siciliana, mi sono imbattuto nel paese dei Malavoglia, ad Acitrezza. La granita sarebbe stata inventata da Francesco Procopio dei Coltelli; un cuoco vissuto a cavallo tra \u2019600 e \u2019700, tra la Sicilia e Parigi, noto in quest\u2019ultima come Le Procope.<\/p>\n
La storia \u00e8 affascinante e tutt\u2019ora si pu\u00f2 ascoltare al Museo Casa del Nespolo di Acitrezza, frazione di Acicastello. Si racconta che Francesco Procopio dei Coltelli, grazie alla sua permanenza presso il borgo marinaro di Acitrezza (luogo in cui veniva smerciata la neve proveniente dall\u2019Etna), sia riuscito ad affinare le sue tecniche dolciarie fino alla realizzazione della granita. La tradizione popolare, inoltre, designa Procopio come un ex pescatore, nato proprio in quel di Acitrezza, ma dai documenti battesimali risulta essere nato a Palermo e con il cognome di Cut\u00f2. Quel che \u00e8 certo \u00e8 che il cuoco siciliano sia ritenuto ufficialmente il padre dei gelati. \u00c8 stato il fondatore del pi\u00f9 antico caff\u00e8 di Parigi ed il primo ad aprire un locale destinato alla vendita di gelati.<\/p>\n
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Ad Acireale ogni anno si svolge la Nivarata, il Festival internazionale della granita siciliana. La manifestazione \u00e8 nata per omaggiare Don Angilinu Trovato, \u201c\u2018u gilataru\u201d (a met\u00e0 del Novecento si dedic\u00f2 alla tradizione artigianale del gelato e della granita nelle zone dell\u2019acese).<\/p>\n
Un\u2019antica leggenda narra di Oxiria, giovane principessa fenicia, approdata in Sicilia alla ricerca del suo amato. La storia racconta del tempo trascorso, ahim\u00e8 tiranno, tra preoccupazioni, incertezze e la paura di veder sfiorire la propria bellezza. Il rimedio? Una miscela a base di neve dell\u2019Etna e succosi frutti.<\/p>\n
Il termine mezza con panna si riferisce al gusto caff\u00e8. Fino agli anni \u201950-\u201970, era consuetudine accompagnare la granita al caff\u00e8 con del pane croccante dalla forma allungata e sottile. Il bicchiere utilizzato era molto diverso da quello attuale, aveva una forma sviluppata in altezza. Alcune persone, com\u2019\u00e8 facile intuire, ne chiedevano \u201cmezza\u201d. Oggi, soppiantato quel bicchiere e quel pane, ordinare \u201cmezza con panna\u201d senza specificare il gusto, corrisponde alla richiesta di una granita al caff\u00e8 con panna.<\/p>\n
A Catania, oltre alla granita al pistacchio di Bronte, \u00e8 molto diffusa quella alla mandorla. La minnulata, cio\u00e8 mandorlata, dovrebbe essere servita con un goccio di caff\u00e8.<\/p>\n
Impossibile gustare la granita senza \u201cbrioscia\u201d.<\/p>\n
Rigorosamente col \u201ctuppo\u201d: tra storia, tradizioni e antiche leggende<\/p>\n
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\u201cUna granita, per favore\u201d \u2013 il turista milanese aveva fatto capolino al Chiosco di Don Firili\u2026, senza provare a nascondere troppo la sua spavalderia tipico di chi non deve passare inosservato. \u201cE una briosce con la pallina\u201d, aggiunse soddisfatto. Dietro il banco Don Firili gli diede una veloce occhiata, riuscendo a non farsene accorgere. \u201cEcco n\u2019autru nordista senza educazione, ca joca a fari u patrinu\u201d.<\/p>\n
\u201cChe gusti ha per le granite?\u201d – seguit\u00f2 il milanese, cercando un posto libero dove sedersi. \u201cLimone\u201d \u2013 la secca risposta del Firili. \u201cNon c\u2019\u00e8 al cioccolato?\u201d A questa domanda, l\u2019ottuagenario Firili fece finta di non aver udito, ma dietro il banco aveva perfettamente distinto il disprezzo della ragazza che, rivolgendosi al compagno, chiese \u201cma dove mi hai portato?\u201d<\/p>\n
\u201cSe non ce l\u2019ha al cioccolato, magari al caff\u00e8?\u201d – il milanese non moll\u00f2 la presa. A quel punto, la reazione fu inevitabile: \u201cLa granita \u00e8 solo di limone, le altre sono sciacquature\u201d, sentenzi\u00f2 il Firili. Un alone di rispettoso silenzio invase il chiosco e mentre gli altri clienti si accomodavano ai tavoli posti all\u2019aperto, il \u201cnordista\u201d acconsent\u00ec: \u201cDue granite. Di limone\u201d. Poi, incoraggiato dal sorriso del Firili il proprietario, aggiunse: \u201cC\u2019\u00e8 da aspettare molto? Vorremmo visitare la chiesa delle Anime del Purgatorio\u201d.<\/p>\n
\u201cLa granita va attesa come una grazia divina\u201d \u2013 la risposta pronta del titolare. \u201cNessuno ti pu\u00f2 assicurare del suo arrivo, ma il piacere \u00e8 l\u2019attesa stessa. La sua venuta \u00e8 solo il compimento di un prodigio\u201d. Il signor Firili pronunci\u00f2 queste parole, mentre con perizia sceglieva i limoni da spremere.<\/p>\n
Al milanese non rest\u00f2 che accomodarsi fuori insieme agli altri clienti. Prese a discutere del programma della giornata con la ragazza, sempre pi\u00f9 nauseata dalla situazione. Non si distrasse dal suo itinerario turistico, neanche quando la ragazza gli segnal\u00f2 il signor Firili che rientrava nel bar con il sacchetto di sale.<\/p>\n
La scena appena descritta la si poteva vivere casualmente in estate al chiosco di Ibla caratteristico quartiere di Ragusa.<\/p>\n
Il quartiere ha il merito dell\u2019accostamento della serie di variati film di cui ne menziono alcuni; dal 1948 con \u201cAnni difficili\u201d (Luigi zampa) e del 1962 \u201cDivorzio all\u2019italiana\u201d (pietro Germi) 1963 \u201cIl Gattopardo\u201d (Luchino Visconti) 1992 \u201cIl Ladro di bambini\u201d (Gianni Amelio) 2006 \u201cI Vicer\u00e8\u201d (Roberto Faenza) 2006 \u201cL\u2019ultimo dei corleonesi\u201d (Alberto Negrin) 2007 \u201cIl capo dei capi\u201d (Enzo Monteleone e Alexis Sweet)\u00a0 e dal 2008 \u201cIl commissario Montalbano\u201d Fiction (Alberto Sironi).<\/p>\n
Don Firili, il protagonista del nostro breve racconto, ha deliziato per anni i turisti di passaggio a Ragusa ibla con la sua granita rigorosamente di limone, senza sottrarsi mai con gentilezza a raccontare gli aneddoti e i segreti degli attori, protagonisti dei vari film. Lo ha saputo fare con la grazia e il folclore, tipici di un uomo nato e vissuto per oltre ottant\u2019anni nel quartiere di Ibla, diventando con il tempo, il vero personaggio principale della saga.<\/p>\n
Don Firili ci ha lasciato da parecchio tempo. Difficilmente sar\u00e0 dimenticato da chi ha avuto la fortuna ed il privilegio di averlo conosciuto\u2026 ma con grande meraviglia che ancora oggi noi tutti ragazzi di quel tempo e i turisti di oggi, possono ancora assaporare la mitica granita di limone fatta dal figlio \u201cPeppe\u201d di Don Firili.<\/p>\n
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Arrivando da lontano \u00e8 quello che si nota a prima vista dopo la maestosa chiesa delle Anime del Purgatorio… Man mano che ti avvicini invece \u00e8 l\u2019olfatto il senso a essere rapito. O almeno, cos\u00ec dicono. C\u2019\u00e8 addirittura chi ama farsi trasportare dal proprio naso con il braccio destro teso sul volante, il gomito sinistro piegato fuori dal finestrino e la freccia lampeggiante, a destra. Lato est della strada che porta da Largo San Paolo a Via del Mercato nel cuore di Ragusa Ibla.<\/p>\n
Un posto di congiunzione, un trait d\u2019union, tra quel che resta delle glorie abitative di alti palazzoni barocchi e quel che ne sar\u00e0 della modernit\u00e0 anni \u201830. E\u2019 qui che cinquantasette anni feci la mia prima colazione fuori di casa\u2026 al \u201cChiosco\u201d, mio padre Giovanni\u2026 conosciuto con l\u2019appellativo di Testa Rossa mi port\u00f2 a degustare la mitica granita di limone con il filoncino caldo\u2026 (la Brioche venne qualche anno dopo\u2026) ricordo con emozione quella mattina\u2026<\/p>\n
Mia madre mi aveva lasciato ai piedi del mio lettino tutto l\u2019occorrente per vestirmi (era gi\u00e0 andata da tempo all\u2019ospedale per lavoro\u2026), una magliettina rigata di colori marini, dei pantaloncini di colore sahariano e gli adorati sandali\u2026 l\u2019atmosfera era surreale, la piazza era gremita di gente indaffarata e ragazzi, che ormai liberi dai vincoli scolastici, migravano come rondini da una viuzza all\u2019altra senza sosta e apparentemente senza meta.<\/p>\n
Mio padre parcheggi\u00f2 la settecentocinquanta FIAT Giannini davanti al Chiosco e mi invit\u00f2 a sedermi ad uno dei tavoli che circondavano il Chiosco di Don Firili\u2026 e l\u00ec che dopo tanti anni di mangiare la zuppa di latte (senza caff\u00e8\u2026 perch\u00e9 ero piccolo) co le fette di pane di casa, assaporai la granita di limone e il filoncino caldo sfornato da pochi minuti dal forno antistante al chiosco\u2026 ero contentissimo e guardai mio padre che con orgoglio mi indicava al proprietario del Chiosco che quel ragazzo era suo figlio e che aveva superato la prima classe delle elementari\u2026 ed io proprio in quell\u2019istante immortalai nella mia mente una fotografia dell\u2019Evento che rimarr\u00e0 indelebile nella mia mente:<\/p>\n
La mia prima promozione\u2026 la mia prima colazione fuori casa\u2026 la consapevolezza di essere amato e accudito dal mio caro Padre \u201cTesta Rossa\u2026\u201d<\/p>\n
Abbiamo tutti un pezzettino di passato che va in rovina o che viene venduto pezzo per pezzo. Solo che per la maggior parte delle persone non \u00e8 un giardino; \u00e8 il modo in cui pensavamo a qualcosa o qualcuno\u2026 Io lo ricordo con benevolenza e con un pizzico di nostalgia\u2026 ma ringrazio il mio passato perch\u00e9 sono quel che sono anche grazie a esso\u2026<\/p>\n
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Salvatore Battaglia<\/p>\n
Presidente dell\u2019Accademia delle Prefi<\/p>\n
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